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TESTO Commento su At 20, 22-24

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Martedì della VII settimana di Pasqua (15/05/2018)

Brano biblico: At 20,17-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio».
At 20, 22-24

Come vivere questa Parola?
Stiamo vivendo questa settima ed ultima settimana liturgica di Pasqua che ci porterà alla festa di Pentecoste. Perciò vorrei scegliere dei testi che ci aiutino a prepararci a questa solennità. Nella prima lettura di oggi troviamo uno scorcio rapido, ma assai illuminante, tratto dagli Atti degli Apostoli, sulla figura di S. Paolo, che riguarda proprio il tema che ci interessa da vicino: lo Spirito. L'Apostolo delle genti è in partenza per Gerusalemme, e in un clima di commozione e di affetto fraterno, egli rivolge il suo ultimo ed accorato addio agli anziani di Èfeso.
Egli afferma di essere costretto dallo Spirito, o meglio - con maggiore fedeltà al testo originale - incatenato (dedeménos) dallo Spirito. Paolo, dunque, sa di essere del tutto dipendente dallo Spirito Santo, come dominato da Lui irresistibilmente, tanto da lasciarsi guidare e condurre anche là dove egli non avrebbe mai voluto andare, là dove lo Spirito gli aveva fatto intendere che lo attendevano «catene e tribolazioni».
S. Paolo si presenta come nostro modello sublime di docilità assoluta allo Spirito Santo, a costo anche di molte sofferenze e tribolazioni, che certo non sono mancate nella vita del grande Apostolo del «vangelo della grazia di Dio».

«Padre onnipotente e misericordioso, fa' che lo Spirito Santo venga ad abitare in noi e ci trasformi in tempio della sua gloria (Dall'orazione-colletta del giorno).

Come esempio di preparazione ad accogliere lo Spirito Santo nella imminente Pentecoste, riporto qui sotto un testo stupendo, tratto dal diario spirituale del Venerabile Don Giuseppe Quadrio, un santo sacerdote salesiano, morto una cinquantina d'anni fa e del quale è in corso la causa di beatificazione.

La voce di un sacerdote salesiano ‘venerabile' del nostro tempo
«O Divino Sposo dell'anima mia, grazie di questo giorno, che sarà memorabile nella mia vita: “La mia Pentecoste”, il mio sposalizio con te, o dolce mio Spirito, mia Anima, mio Istinto, mio Affanno, mio Amore. Oggi qualcosa si rinnova nella mia vita: Tu ne prendi il timone e ne sei l'unica guida; io sono un docile fanciullino nelle tue mani, un pieghevole giunco. Rinuncio solennemente ad ogni opposizione, contrasto, resistenza, ostacolo, impedimento al tuo soffio divino; detesto definitivamente il mio orgoglio, il mio desiderio, il mio gusto, il mio interesse, il mio spirito di competizione: Tu solo sarai l'Affanno dolcissimo che farà palpitare il mio cuore. Eccoti, o Sposo divino, la mia mano, il mio sì sincero, completo, definitivo. Voglio assumere anche il tuo Nome. Nelle mie relazioni intime aborrirò il nome del secolo e della mia piccola persona, e mi chiamerò col tuo dolcissimo nome, col nome che tu mi dai in questo nuovo battesimo: “Docibilis a Spiritu Sancto”
Don Giuseppe Quadrio, Dal Diario spirituale, in data 28 maggio 1944 - Pentecoste

Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it

 

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