TESTO Mirabile è il tuo nome, Signore, su tutta la terra
don Walter Magni Chiesa di Milano
III domenica dopo Pentecoste (Anno B) (10/06/2018)
Vangelo: Mc 10,1-12
1Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Capita spesso di celebrare matrimoni di coppie che convivono, mosse dal desiderio sincero di rileggere il proprio amore sponsale nella luce della fede. Facilmente, per la celebrazione, propongo il brano evangelico della disputa sul divorzio tra Gesù e i farisei. A cosa serve un'omelia? Non a ribadire i principi canonici del matrimonio cristiano, ma ad introdurre i credenti a come Gesù sta ancora oggi davanti a tante fatiche matrimoniali.
Piedi per terra
Ci si lamenta spesso che i matrimoni oggi sono diventati liquidi, divisi tra il desiderio di emozioni forti e la paura di un legame troppo stringente. Riferendoci alle poche coppie che, bussando alla porta delle canoniche chiedono di celebrare il loro matrimonio cristiano, la situazione non è molto diversa. Più del 90% delle coppie convivono già da alcuni anni e spesso capita che alcune si iscrivano al corso prematrimoniale con un bambino in braccio o in dolce attesa. Anche a riguardo delle coppie che chiedono il Battesimo per i loro figli c'è qualche dato significativo da registrare: su 10 coppie almeno 8 non sono sposate, né in chiesa né in comune. Per molte il fidanzamento è un retaggio del passato e non è raro il caso di coppie di conviventi che si accostano all'Eucaristia senza farsi scrupoli. Anche ai tempi di Gesù la situazione del matrimonio, pur essendo normata, non doveva essere particolarmente ordinata. La poligamia non era stata abolita e la monogamia stentava ad essere accolta in modo stabile. Soprattutto c'era una sorta di intoppo canonico legislativo: Mosè - come ci ricorda anche il Vangelo odierno - aveva concesso il divorzio per la durezza del cuore della gente. Così i dottori della Legge potevano riferirsi almeno a due scuole rabbiniche, quella più rigorosa di Shammàj, quella più tollerante di Hillèl. Per questo i farisei si permettono di fare a Gesù una domanda insidiosa: “É lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”. A parte il maschilismo della domanda, come reagisce Gesù? Che matrimonio aveva in mente?
Nel sogno di Dio
Nel Vangelo di Giovanni Gesù afferma: “non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo” (12,47). Davanti a certe fatiche matrimoniali Gesù non vuole anzitutto aggiustare le cose di facciata, inoltrandosi in questioni di carattere legale. A fronte alla sklerokardìa, all'indurimento del cuore che talvolta avvolge inesorabilmente certe relazioni matrimoniali cosa si può fare? Cosa può fare la Chiesa? Per un verso deve giustamente ribadire certe indicazioni canoniche, ma nella consapevolezza che una formula e un principio faticherà sempre a raccogliere complessivamente ciò che si nasconde e sta al cuore di certe relazione. Gesù, di fatto va alla radice della questione, ribadendo, senza giudicare, il punto di vista di Dio, il Suo sogno, quando “dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina” e, in forza di questo principio “l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola”. Concludendo con un'esortazione più che un comando: “l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Un invito che la Chiesa deve custodire, permettendo a tutti di potersi confrontare senza paura. Nel rispetto della libertà e dei tempi della conversione. In sintonia con l'amore paziente e misericordioso di Dio che non smetterà mai di sperare. Un cantautore portoghese canta: ““Se il tuo cuore non vorrà cedere / Né sentire passione, né vorrà soffrire / Senza preoccuparsi di quello che verrà / Il mio cuore può amare per tutti e due” (Amar pelos dois - Amare per tutti e due, di Salvador Sobral)
Gesù, “come sigillo sul tuo cuore”
Se è vero che Gesù non giudica, se però l'incontri allora ti trasforma. Come quella volta, che era stato invitato alle nozze di due giovani sposi, a Cana di Galilea. Anche in quel matrimonio era insorto un disagio, una fatica: era venuto a mancare un elemento determinate come il vino per la festa. Gesù, indotto da Sua Madre che se n'era già accorta, trasforma di fatto più di seicento litri d'acqua in un vino buonissimo. Se Gesù S'imbatte in un matrimonio, che ha pur sempre i suoi problemi, semplicemente lo trasforma. Facendolo diventare il primo segno, il primo dei segni, capace di dire - con pienezza e abbondanza - tutto quell'amore che Lui stesso voleva regalare al mondo. Dando al matrimonio uno slancio nuovo, una vitalità unica singolare. Noi oggi nelle nostre chiese, per dire tutto questo, usiamo la parola sacramento. Per significare sia la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia, come anche nei corpi amanti di due sposi. Come amano ricordare tante coppie che, come prima lettura delle loro nozze cristiane, ricorrono a qualche passo del Cantico dei cantici come questo: “mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione”. Gesù entra con decisione, come un sacramento, nelle pieghe della vita matrimoniale di una coppia, come fosse un sigillo indelebile. Dal quale quei due sposi non si potranno più smarcare. Diventando loro compagno di viaggio nella buona e nella cattiva sorte. A questo devono e possono ancora mirare tante coppie di sposi cristiani.