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TESTO Fidarsi di Gesù per Dio che è Padre

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/07/2005)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Quella che Gesù rivolge al Padre è un'espressione di gioia. Le motivazioni di tale esultanza vengono espresse dalle stesse parole con cui Egli si esprime e si possono riassumere in tre elementi conclusivi:

1) In Lui, che è il Figlio, Dio si è rivelato all'umanità e si è fatto conoscere attraverso metodi e linguaggi di assoluta semplicità, rifuggendo ogni erudizione e mondana sapienza. In altri termini, attraverso Gesù Cristo la conoscenza di Dio non è patrimonio esclusivo degli eruditi e degli intellettuali, secondo una allora vigente concezione gnostica; e non è neppure esclusivo privilegio di cosiddetti "giusti" ossia degli zelantissimi Giudei che vantavano diritti sugli altri solo perché conoscevano la Legge e i Profeti (fra questi i Farisei), Dio in Cristo si rende piuttosto alla portata di tutti gli uomini affinché tutti quanti in Lui possano trovare gioia, pace e salvezza. Come dirà successivamente Paolo, "non esiste Giudeo né Greco, né schiavo, né libero, ma tutti siamo uno in Cristo Gesù" e la novità che egli ha apportato consiste anzi nel rendere accessibile Dio soprattutto ai "semplici", ossia agli ultimi, i poveri, gli esclusi... i peccatori. I "piccoli" rientrano in modo particolare fra le predilezioni di Dio per il fatto che, a differenza dei "grandi dottori" hanno accolto la Sua Parola e hanno aperto il cuore al suo messaggio di salvezza.

2) Il Dio di Gesù Cristo, infatti, seppure "Signore del cielo e della terra", vale a dire padrone di tutto il cosmo e punto di riferimento focale di ogni cosa, è tuttavia un Dio Padre di misericordia ("Ti benedico o Padre") che ha di mira la redenzione del peccatore e la sua salvezza.

Richiamandoci alla Prima Lettura dal libro di Zaccaria, possiamo aggiungere che in Cristo Dio si è reso umile e povero al punto di "cavalcare un asino"; il che è vero anche dal punto di vista materiale, poiché Egli entrerà a Gerusalemme sul dorso di codesta, stranissima, cavalcatura, ma quello che tale attitudine intende esprimere è soprattutto la mansuetudine e l'umiltà con cui, sempre nella persona di Cristo, Dio si è sottomesso agli uomini per recuperarli alla salvezza: Egli si è annichilito, ha spogliato se stesso (Fil 2, 1-6) abbandonandosi alle cattiverie degli uomini e all'estremo supplizio della croce, e ciò con l'unico scopo di riscattarci dal peccato per donarci la salvezza.

3) Non rimane allora altra cosa da fare che seguire Cristo operando nell'agire concreto di tutti i giorni quanto Egli ci suggerisce con estrema, disinvolta, fiducia e se questo dovesse sembrarci troppo difficile e insostenibile abbiamo la garanzia che invece si tratta di un giogo molto semplice e soave, tanto più che sarà lo stesso Cristo ad alleviarcelo con la sua continua assistenza conciliante. In tutto il percorso della vita cristiana siamo infatti assistiti dalla grazia di Dio e in Cristo abbiamo un vero orientamento per la perseveranza nel bene. "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi ristorerò..." Con questa esortazione Gesù afferma che se da un alto mostra delle esigenze e impone delle rinunce, dall'altro offre la garanzia della sua presenza e della sua amicizia e soprattutto che egli ci accompagnerà nella lotta irrinunciabile che la sua sequela comporta facendosi nostro sostegno e nostro avvocato. La stessa Parola è del resto "ristoro" ossia consolazione e fortezza e – come dirà poi san Paolo – si trova felicità anche solo nel praticarla.

Tutto questo si esprime nelle parole di Gesù rivolte al Padre, che costituiscono un motivo di esultanza non soltanto per lo stesso Cristo ma anche per l'umanità intera, specialmente quella misera, sola e abbandonata: rivelandoci che Lui stesso è in comunione con il Padre perché simile al Padre e pertanto Dio egli stesso (Nessuno conosce il Padre se non il Figlio) Gesù dischiude a tutti oltre che il vero Dio anche quello che è sempre stato l'anelito fondamentale dell'uomo, cioè la conoscenza della verità, mostrando che essa non è affatto prerogativa degli intellettuali: ci viene comunicata con assoluta semplicità perché possiamo disporne nell'immediato e soprattutto ci viene donata come criterio di vita quotidiana per un giusto operare ed interagire diventando per noi valvola di realizzazione. Non si tratta infatti di una mera utopia né di un'ideologia destinata a restare nei meandri dell'astratto e dell'incomprensibile, bensì della rivelazione di Dio come Padre di amore e di misericordia che in ultima analisi desidera solo il bene dell'uomo in tutti gli aspetti.

Fidiamoci di Gesù, Figlio di Dio che ci conduce al Padre...

 

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