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TESTO Commento su Mc 14,32-42

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Domenica delle Palme (Anno B) (25/03/2018)

Vangelo: Mc 14,32-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 14,1-15,47

1Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

3Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.

6Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. 11Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

17Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:

Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.

28Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

32Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

43E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!».

50Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

53Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.

55I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58«Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62Gesù rispose: «Io lo sono!

E vedrete il Figlio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

e venire con le nubi del cielo».

63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.

65Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. 69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». 71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». 72E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

1E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

6A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.

22Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 28[..]

29Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!». 31Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 35Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

38Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

40Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

Lectio
32Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego».
Durante tutta questa discussione Gesù e i suoi arrivano al Getsemani, luogo che viene definito chorion, cioè territorio rurale, campo, podere. Il suo nome è ebraico (non aramaico) quindi ha una certa antichità. Significa torchio degli ulivi o degli oli. Gesù lascia in disparte i suoi per andare a pregare. Già in Mc 1,33 e 6,46 lo abbiamo visto in questo atteggiamento.

33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.
In questa occasione prende con sé i tre discepoli prediletti. Si tratta non tanto di avere il loro conforto, ma perché essi siano testimoni di una rivelazione, come avvenne per la risurrezione della fanciulla (5,37) o al momento della trasfigurazione (9,2). I tre diventano testimoni dell'avvenimento o sono prescelti a essere tali, poiché di fatto si addormenteranno. La preghiera del Getsemani diventa il compimento della rivelazione di Gesù avvenuta nella trasfigurazione e nella risurrezione della ragazza. Solo qui al Getsemani si può comprendere chi sia veramente Gesù.

34Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate».
Davanti ai tre egli comincia a spaventarsi e ad angosciarsi. Non viene indicata una ragione precisa per l'angoscia. Viene però usato il linguaggio dei Salmi della sofferenza (31; 22; 39; 42; 43...). Questi salmi avevano fornito una riserva di preghiere e lamentazioni in cui poteva identificarsi chi era caduto nel pericolo e nella miseria. Gesù è presentato come il giusto che soffre.
Ai tre discepoli dice che l'angoscia l'opprime a tal punto da desiderare la morte. I tre sono esortati a perseverare e a vegliare. Per vegliare essi non devono dormire, ma assistere il loro Maestro nell'angoscia mortale.

35Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora.
Gesù si allontana un po' dai confidenti per pregare. Nella preghiera vuole essere solo. La separazione dai compagni è nota nell'Antico Testamento e così anche il prostrarsi a terra.
Nella sua preghiera mette un se fosse possibile. Con questo si rimette nelle mani di Dio. Vi è poi il termine ora che ha un'importanza particolare nella letteratura apocalittica. Vi è un tempo stabilito da Dio in cui avverrà un fatto apocalittico funesto che annuncia la fine vicina. Nel v. 41 questo avvenimento sarà la consegna del Figlio dell'uomo nelle mani dei peccatori. Questo fa interpretare l'agonia di Gesù in senso apocalittico. La morte del Figlio dell'uomo apre la strada al giudizio di Dio.

36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu».
Questa preghiera è articolata come una preghiera classica nelle tre componenti di invocatio, pars epica e prex. L'invocatio è appunto l'invocazione a Dio, qui chiamato come abba, l'appellativo usato dai bambini e che ci è stato insegnato da Gesù stesso. La pars epica ricorda le gesta, la potenza di Dio a cui ci si rivolge: tutto è possibile a te! Pone in risalto l'onnipotenza di Dio, che guida i destini degli uomini.
La prex è l'invocazione vera e propria, quello che si chiede. Gesù chiede che si allontani il calice. Si tratta del calice che chi presiede il banchetto porge ai commensali. Dio porge a Gesù il calice della sventura. Perciò la sofferenza che cala su di lui non è un destino buio e cupo. Se nella teologia giudaica del martire l'immagine fu riferita alla sofferenza del martirio, nell'AT essa esprimeva l'ira di Dio che cala come giudizio su singole persone o popoli. Qui i due aspetti si mescolano, così che con la passione Gesù è oggetto della collera che deve colpire altri.
Se da un lato la preghiera potrebbe far sorgere insicurezza in Gesù sofferente, la stessa preghiera termina in totale sottomissione alla volontà divina.

37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora?
La scena si concentra sui discepoli. Gesù li trova che dormono. La sua parola di rimprovero è diretta solamente a Pietro. Si riferisce alle parole da lui dette poco prima. E' un richiamo al suo futuro rinnegamento. L'incapacità di vegliare per un'ora mostra che il discepolo non è interiormente preparato alla passione del suo Maestro. Il contrasto tra il dormire e il vegliare ricorda minacciosamente l'ammonimento della parabola del portiere di Mc 13,35. Perciò il vegliare può essere visto come atteggiamento escatologico.

38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
Con l'ammonimento a vegliare e a pregare diretto a tutti i discepoli, questo brano arriva al suo più alto momento parenetico. Vegliare e pregare sono strettamente congiunti. Il vegliare si manifesta nel pregare. Soltanto allora i discepoli potranno opporsi alla tentazione che incombe su di loro, e potranno resistere alla prova che vi è in quella tentazione. L'uomo è un essere fatto di spirito e di carne, pronto nello spirito, debole nella carne. La fonte della tentazione non è nella carne, viene da fuori, ma trova in essa il suo punto di aggancio. E' necessario dominare la carne che è incline al peccato, è pigra, cerca la via della comodità, e sottometterla allo spirito.

39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli.
La scena si ripete. Si parla per la seconda volta della preghiera di Gesù. Le ripetizioni delineano efficacemente il fallimento. Ciò che si dice dei discepoli non può essere inteso a loro discolpa. I loro occhi appesantiti si riferiscono alla loro cecità spirituale. Il fatto che essi non sappiano rispondere nulla significa che non possono giustificarsi in nessun modo.

41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.
Per la terza volta si parla del ritorno di Gesù dai discepoli. La sua prima parola è carica di rimprovero e di ironia. In questa occasione il riposarsi diventa un peccato. Risulta enigmatico quello che è stato tradotto con basta. Il verbo apechei proviene dal linguaggio commerciale e significa aver ricevuto, rilasciare una ricevuta. Traducendo con basta si sottolinea l'aspetto più temporale. Però si può intendere con il fatto che Gesù nella sua preghiera ha ottenuto piena chiarezza sulla strada che gli viene chiesto dal Padre di percorrere. E' quindi giunta l'ora (quella che aveva chiesto di poter evitare) ed egli è pronto ad accoglierla. Gesù gli va incontro liberamente.

42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Il momento è giunto. Anche i discepoli vengono chiamati a partecipare alla consegna di Gesù, che avviene in modo libero. Ciò che era solo annunciato, ora sta per accadere. Colui che tradisce, uno dei Dodici, sta per arrivare.

 

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