TESTO Commento su Gv4,49-50
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Lunedì della IV settimana di Quaresima (12/03/2018)
Vangelo: Gv 4,43-54
“Ma il funzionario del re insistette: ” Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Gesù gli rispose: “Va', tuo figlio vive”.”
Gv4,49-50
Come vivere questa Parola?
Pochi giorni prima, nella Samaria, Gesù ha parlato con una samaritana, persona eretica secondo i giudei, a cui Gesù ha rivelato la sua condizione di messia. Ed ora, in Galilea, riceve un pagano, funzionario del Re, che cerca aiuto per il figlio malato. Gesù non si limita alla sua razza, né alla sua religione. È ecumenico ed accoglie tutti. Ma le sue risposte non sono quelle a cui fa seguito un intervento immediato, miracolistico. Il Maestro desidera una fede libera dal condizionamento da “effetti speciali”. Vuole una richiesta che non sia determinata da segni prodigiosi, una fede che si basa sulla sua Parola. Il funzionario del re, invece, ha bisogno di sentirsi ripetere due volte l'assicurazione che suo figlio è già stato guarito a distanza. In definitiva, questo è l'atteggiamento normale di tutti noi. Siamo alla ricerca di segni. Non ci è facile accontentarci della Parola di Gesù. A questo punto, l'evangelista Giovanni termina dicendo: “Questo fu il secondo segnale che Gesù fece”. Egli preferisce parlare di segnale e non di miracolo. La parola segnale evoca qualcosa che io vedo con gli occhi, ma il cui senso profondo solo la fede mi fa scoprire. La fede è come i Raggi X: fa scoprire ciò che ad occhio nudo non si vede”.
Nella preghiera di oggi ripeterò l'invocazione: “Signore Gesù, aumenta la mia fede”.
La voce di un'eremita
“La chiesa del mio cuore è l'invisibile chiesa che sale alle stelle, che non è divisa da diversità di razze e di culti, ma è formata da tutti i cercatori sinceri della verità.”
Sorella Maria di Campello
Sr Graziella Curti - direttice@fmamelzo.com