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TESTO Ecco, o figlia di Sion, il tuo Re

don Walter Magni   Chiesa di Milano

Domenica delle Palme (25/03/2018)

Vangelo: Gv 11,55 - 12,11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

9Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Le diverse celebrazioni di questa domenica prevedono due episodi evangelici: Gesù che Si rifugia a Betania (Gv 11,55-57;12,1-11) e il solenne ingresso in Gerusalemme (Gv 12,12-16). Come dice la lettera agli Ebrei: importa tenere “fisso lo sguardo su Gesù”. Così riusciamo ad intuire cosa passa nel cuore di Gesù, mentre Si dispone a compiere l'atto di estremo abbandono alla volontà del Padre, morendo in croce senza un lamento, “come un agnello condotto al macello” (Isaia 53,7).

Gesù spiato e braccato
Si parla talvolta della debolezza di Dio. Di un Dio fragile, vulnerabile. Che avendo preso sul serio le nostre fatiche, Si mette in gioco con questa nostra umanità. Senza temere di sporcarSi le mani con le nostre povertà. Sino a provare la beffa di essere rifiutato, respinto proprio da coloro che stava cercando di amare, proponendoSi come fratello e amico. “Anche Dio ha i suoi guai”, era il titolo curioso di una iniziativa biblica di qualche anno fa. Dal giorno della resurrezione di Lazzaro per Gesù la situazione precipita. Sapeva che i Capi Lo volevano morto (Gv 11,53) e che per la gente l'ordine era di denunciarLo per poterLo arrestare (Gv 11,57). Quale poteva essere il Suo stato d'animo, mentre Si sentiva spiato e il sospetto Gli cresceva intorno? Anche Lui, Figlio di Dio, ha sperimentato la paura della morte? Il timore angosciante della sofferenza e di una brutta fine? Ciò che sappiamo dai Vangeli è che di lì a pochi giorni, nella notte di agonia del nostro giovedì santo, Gesù si sarebbe rivolto a Dio, al Padre Suo, dicendo parole che dicono un effettivo sfinimento interiore, alle soglie di quella che gli esperti oggi chiamerebbe depressione: “la mia anima è triste fino alla morte” (Mt 14,34). E come avrebbero potuto capirLo i Suoi discepoli, se anche loro, quasi abbandonando la realtà si rifugiavano nel sonno? Dice Luca che quella notte “li trovò che dormivano per la tristezza” (Lc 22,46). Quando questo tipo di tristezza incombe non c'è scampo: o tendi una mano ad un amico e gridi aiuto, oppure piombi in una solitudine inconsolabile.

Betania, casa della tenerezza
E Gesù non è rimasto solo. Sta scritto: “andò a Betània, dove si trovava Lazzaro”. Dove qualcuno L'avrebbe potuto capire. Qui c'è un capovolgimento. Non siamo noi ad implorare aiuto, ma è il Maestro, il Figlio di Dio che bussa nella notte alla nostra porta. Come l'amico importuno della parabola (Lc 11,5-8) o come dice nell'Apocalisse: “sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (3,20). E per Gesù la porta della casa di Betania si apre, tanto che “fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali”. Non si registrano parole. Gesù avrebbe potuto sentirSi rassicurato già dalla dolcezza dell'amico Lazzaro (Prov. 27,9) o dalla cena imbandita da Marta. Allora Maria osa l'indicibile. Con le sue stesse mani tocca il corpo di Gesù, quasi volendoLo abbracciare pur di raggiungere il Suo cuore: “prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo”. La scena non chiede spiegazioni, come invece fa Giuda coi suoi ragionamenti. E anche noi continuiamo a guardare, cercando di intuire cosa potremmo ancora fare per Gesù, stando alle soglie della Sua Settimana di passione. Etty Hillesum, nell'inferno di Auschwitz scriveva: “Ti prometto, o Dio, che cercherò sempre di trovarti una casa, un ricovero. Io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci sono tante case vuote, te le offro come all'ospite più importante” (Diario).

Incontro alla Sua passione
È Gesù che ci aiuta a rileggere il gesto di Maria, rispondendo a Giuda: “lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura”. Come dicesse: sta zitto, lasciala fare. Questo suo gesto è così bello, carico di tenerezza e di consolazione. Sento che anche in me rinasce il coraggio, la forza di reagire. Posso anch'io ritornare tra la gente che ancora da me s'aspetta qualcosa. Un atto d'amore, un compimento. Proprio con questa decisione di andare fino infondo cominciano i giorni della Sua passione: “avendo amato i Suoi li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Già in altre occasioni Gesù era stato deciso: “mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51). Poi, assediato dalla diffidenza e dalla paura, a Betania Gesù ritrova la forza per riprendere la strada. Così la mattina seguente lo troviamo sotto le mura di Gerusalemme, “obbediente sino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8). Racconta Giovanni: “la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: ‘Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele'. Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto”. Scena alta e solenne di Gesù che va incontro così alla morte. Stando tra la folla che Lo acclama il cuore si commuove ricordando la Sua profezia, compimento dell'amore crocifisso: “e quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv,12,32).

 

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