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TESTO Commento su Giovanni 3,14-21

Gaetano Salvati

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno B) (11/03/2018)

Vangelo: Gv 3,14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

La liturgia della parola di oggi rivela all'uomo il suo destino finale, la vita divina, e si offre quale compagna di strada dell'uomo e muro contro cui si scagliano le disperazioni e le ansie del mondo. Tali inquietudini sembravano animare anche i cuori degli israeliti in esilio a Babilonia. La prima lettura, a riguardo, propone uno sguardo essenziale della storia d'Israele e, con essa, dell'intera umanità: il popolo rimane schiacciato sotto il peso delle infedeltà e non può accorgersi della presenza dell'Altissimo. Solo Dio, per mezzo di un re pagano, è in grado di liberare dalla schiavitù e permettere l'edificazione di un tempio a Gerusalemme (2Cr 36,23). La costruzione del tempio, quindi, è per il salmista la prova tangibile che Dio è intervenuto a favore d'Israele; per cui è indispensabile ricordare la "terra straniera" (Sal 136,4) al fine di rimanere fedeli al Creatore.

L'esperienza certa del cristiano è la croce di Cristo: segno dell'amore di Dio per l'umanità. San Giovanni narra che Gesù, rivolgendosi a Nicodemo, dice che Dio ama il mondo (l'uomo) tanto da sacrificare il Figlio unigenito perché nel suo amore (quello del Padre e quello del Figlio), ognuno abbia la vita eterna (Gv 3,16). Ma, non è un'amore sprezzante (v.17), quasi che l'uomo fosse posto perennemente di fronte ad un giudice severo che rimprovera ogni mancanza. L'amore del Dio che ha compiuto il sacrificio supremo di sé sulla croce non limita la libertà creaturale; dà spazio, invece, alle nostre scelte, anche se sbagliate, e al nostro desiderio di ricambiare il suo amore per noi: in Lui siamo liberi di amare perché Egli ci ama per quello che siamo. In questo, il Dio per noi, il Signore che salva, mostra la via per rimanere fedeli al suo nome: essere uomini e donne, responsabili verso se stessi e la comunità. Gesù stesso lo afferma: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui" (v.17); vale a dire, l'amore di Dio è per noi, rivolto a noi, adatto a noi, e, se accettato senza condizionamenti, è da vivere, nella quotidianità e nei propri doveri, per gli altri. Testimoniando con la nostra carne "la luce venuta nel mondo" (v.19), quella che illumina le tenebre dell'ignoranza e dei pregiudizi, ci accorgeremo che in Gesù, siamo desiderosi di avanzare verso la pasqua, coscienti delle difficoltà, ma sicuri che in Lui il domani incerto è trasformato nell'oggi di pace. Amen

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