TESTO Commento su Mc 9, 7-8
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II Domenica di Quaresima (Anno B) (25/02/2018)
Vangelo: Mc 9,2-10
2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
“Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.”
Mc 9, 7-8
Come vivere questa Parola?
Un gioco di luci e ombre, di nuvole, di cielo, di orizzonti inaspettati riempie la liturgia di oggi. L'episodio della Trasfigurazione crea una soluzione di continuità nei racconti evangelici. Anche nel racconto di Marco, essa è come uno iato temporale che interviene nella quotidianità degli apostoli. Spazio e tempo si svuotano e permettono all'infinito di svelarsi. La prima luce, così insostenibile agli occhi e che aveva permesso di vedere Gesù trasfigurato e la presenza di Elia e di Mosè, ora si riveste di una nube, che dà sollievo agli occhi e ripara con un'ombra Pietro, Giacomo e Giovanni, spaventati. Certo le ombre fanno paura, soprattutto se sono indecifrabili e disegnano all'esterno i fantasmi che ci abitano, ma le ombre proteggono e aiutano a resistere anche in situazioni limite. Il mistero svelatosi nella trasfigurazione era un'irruzione improvvisa ed eccessiva di Dio nell'esperienza degli apostoli. L'ombra permette loro di affrontare il ricordo dell'accaduto e l'impronta indelebile della resurrezione impressa in loro li aiuterà ad accogliere il mistero della Pasqua, nel suo drammatico muoversi tra morte e vita.
Signore, la liturgia è lo iato che offri a noi quotidianamente per incontrare il tuo mistero e permettere alla nostra umanità di penetrarlo. Che questa domenica, questa liturgia ci metta in dialogo con l'impronta indelebile della resurrezione che è in noi e ci aiuti a vivere già ora da risorti!
La voce di E. Mounier
“L'amore? Significa offrire la propria vita per l'altro, tutto fino alla carne della propria anima, e alla carne dei giorni che non valgono, al di fuori della trasfigurazione portatavi dall'Altro.”
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it