TESTO Commento su Luca 11,37-41
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (13/10/2015)
Vangelo: Lc 11,37-41
37Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. 40Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Bella faccia, il fariseo. Invita Gesù a pranzo, gesto tutt'altro che scontato, che denota un grande coraggio visto la pessima fama che circonda il Nazareno. Ma, appena si mette a tavola, lo critica per non avere fatto le abluzioni rituali prima del pasto. Bella faccia, davvero, di chi invita non per accogliere, ma per mettere alla prova e giudicare. E Gesù non si lascia certo intimorire e reagisce con una durezza inattesa, un servizio alla verità che colpisce dritto nello stomaco. È inutile rispettare le tante prescrizioni della Legge se, alla fine, il cuore non si converte. Inutile mondare e purificare i piatti se l'anima è intorbidita e giudicante. Gesù, così facendo, ribalta la concezione di una religiosità basata sul ritualismo sterile che non manifesta, come dovrebbe, un atteggiamento profondo. E chiede a lui e a noi di metterci davvero in gioco, di dare in elemosina non il superfluo ma, addirittura, ciò che abbiamo dentro. Di donare ciò che siamo. La fede, allora, non diventa sterile osservanza di precetti ma cammino verso un'autenticità di noi stessi che si fa dono. Diamo in elemosina ciò che siamo, oggi,