TESTO Commento su Luca 10,25-37
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
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Lunedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (05/10/2015)
Vangelo: Lc 10,25-37

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Il dottore della Legge vuole mettere alla prova il Maestro Gesù. Perché sa bene che non merita quel titolo, non è un rabbì, non scherziamo. Non ha studiato, viene da una famiglia di artigiani, viene da una regione di meticci, e da un paese fra i più squallidi della Galilea. No, non vuole interrogarsi, lasciarsi scuotere dalla Parola che, pure, conosce e studia. Vuole solo fare sfoggio di cultura. Vuole essere il primo fra i suoi a mettere finalmente in grave imbarazzo quel paesano che incanta le folle. Gesù, invece, parla della sua vita. Parla delle sue scelte. Parla del suo desiderio. In lui la Parola non è teoria, egli è il Verbo che la contiene e la rende viva e attuale. Lo scriba parla di teoria, Gesù di un poveraccio picchiato a sangue. Il primo disquisisce di priorità e di norme, il secondo di scelte da fare rischiando la propria pelle. Scelte fatte da un eretico, da uno di quei samaritani cui i pii israeliti avevano raso al suolo il tempio sul Monte Garizim e, quel giorno, era festa nazionale in Israele. Quel samaritano che non conosceva la Legge orale, rifiutata come spuria, che però portava incisa nel cuore la Torah diventata gesto concreto.