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TESTO Commento su Giovanni 21,15-19

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Venerdì della VII settimana di Pasqua (06/06/2003)

Vangelo: Gv 21,15-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 21,15-19

15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Dalla Parola del giorno

Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo".

Come vivere questa parola?

Sulla riva del lago di Tiberiade, il Signore Risorto appare ai suoi discepoli e dopo aver banchettato con loro, per ben tre volte rivolge a Pietro una domanda: «Mi ami?», ma con sfumature progressive, per renderlo consapevole della totalità di un amore che Egli offre e richiede: "Pietro, mi ami più di costoro? mi ami di amore incondizionato, generoso nel dono di te stesso? sei mio amico?".

Rattristato per la coscienza del suo passato rinnegamento e percependosi inadeguato, forse anche trepidante dinanzi al futuro che lo attende, l'apostolo risponde: «Signore, tu lo sai!», pronunciando a fior di labbra un umile liberante abbandono nel cuore di Colui che scruta e conosce i pensieri e i sentimenti dell'uomo. Tre volte lo aveva rinnegato, tre volte ora gli conferma il suo amore. Se consideriamo che, secondo l'uso del tempo, una triplice affermazione davanti a testimoni equivaleva ad una dichiarazione scritta e dunque solenne, incontrovertibile, comprendiamo come Pietro si stia consegnando, finalmente senza più riserve, a Cristo Signore per pascere il gregge che Lui ora gli affida, in corrispondenza alla sua disponibilità. Quanto è lontana la presunzione istintiva di quel pescatore di Galilea che il vangelo ci ha fatto conoscere durante la vita pubblica di Gesù! Da allora, quanta strada ha fatto Pietro! Preziose, soprattutto, le lacrime del pentimento che gli hanno terso il cuore. Preziose per lui che è cresciuto nella fede, e per la Chiesa nascente, che sarà guidata dalla sua carità pastorale matura e materna avendo, egli per primo, sperimentato la tenerezza di un Dio «lento all'ira e grande nell'amore» che «come un pastore, porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri» (Is 40,11).

Nella mia pausa contemplativa, oggi ascolterò anch'io la triplice interrogazione di Gesù: «Mi ami tu...?». Ascolterò Lui e ascolterò il mio cuore. Come Pietro, lascerò che le lacrime del pentimento mi irrorino di umile amore, purificando quanto in me non è ancora limpida semplicità di rapporto con il Signore e con gli altri. Questa la mia preghiera:

Signore, tu m'interroghi ogni giorno sull'amore. Vorrei risponderti come Pietro: «Tu lo sai che ti amo», ma tentenno per paura che questo amore mi sospinga verso il largo, oltre me stesso, chiedendomi 'troppo'. Donami l'audacia degli umili e forti che si abbandonano a Te come bimbi del regno, e sulla tua Parola gettano ogni giorno la rete della fiducia.

La voce di un fondatore del nostro tempo

Amore: è una di quelle parole di fronte alle quali o si tace, oppure non esistono più limiti, si può parlare per mille anni. Non ci sono limiti perché è la perfezione. E'«l'essere» stesso dell'eterno"
Abbè Pierre

 

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