TESTO Commento su Luca 13,22-30
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (29/10/2014)
Vangelo: Lc 13,22-30

22Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Della salvezza non c'è garanzia, né certezza. Meglio così. Al tempo di Gesù i farisei erano convinti di meritarsi la salvezza come premio perché il credere coincideva col fare, con l'osservare i precetti fin nelle più piccole minuzie. Gesù, grazie al cielo, smonta questa presunzione e ricorda a tutti che non basta sentirsi giusti per esserlo davvero. E che, a dirla tutta, il modo di intendere la giustizia da parte di Dio è piuttosto diverso rispetto al nostro, soprattutto da quello dei sé dicenti devoti i quali, talvolta, confondono il moralismo con la morale. Tant'è: tutto sembrerebbe chiaro ma ci sono ancora dei simpaticoni che si appellano a qualche devozione per affermare con assoluta convinzione che è sufficiente osservare una serie di pratiche per avere certezza della salvezza. Santa pazienza! Non scherziamo con queste cose, vigiliamo su noi stessi, non prendiamo scorciatoie né diventiamo i furbetti del cristianesimo. È una cosa seria la salvezza, impegna tutte le nostre forze per tutta la nostra vita e fino all'ultimo non sappiamo se saremo diventati capaci di avere un cuore sufficientemente pronto per accogliere la pienezza dell'amore di Dio. Vegliamo, allora.