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TESTO Commento su Giovanni 16,29-33

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Lunedì della VII settimana di Pasqua (02/06/2003)

Vangelo: Gv 16,29-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Adesso credete? Ecco verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per proprio conto e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.

Come vivere questa parola?

Siamo alle ultime battute del discorso d'addio di Gesù. Immediatamente prima della grande preghiera sacerdotale, Egli predice la dispersione dei discepoli: «Vi disperderete ciascuno per proprio conto», che traducendo il testo greco può significare: «Ciascuno nella propria dimora» o «ai vostri affari privati».

In effetti davvero ognuno se la svignerà volgendosi indietro, verso quelle sicurezze a cui aveva rinunciato per seguire Gesù: casa e affari.

Perché questo, se pur dicono: «Noi crediamo che sei uscito da Dio»? La prospettiva della croce li spaventa. Ma più ancora essi non hanno fatto il salto di qualità da una comprensione intellettuale dell'insegnamento di Gesù: «Ora sappiamo che sai tutto...per questo crediamo», ad una fede profonda esistenziale, pronta ad affrontare e condividere con Lui la prova della passione proprio in forza di questa sua affermazione: «Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo».

Certo, la croce è un misterioso banco di prova e spaventa anche noi, soprattutto perché sul Golgota si respira una fitta solitudine, come dice Gesù stesso: «Mi lascerete solo». Ma la croce è anche il luogo dell'incontro con il Padre: «Io non sono solo, perché il Padre è con me».

Il Padre è con te: se solo potessimo far recapitare all'indirizzo di ogni dolore un tale messaggio, quanta consolazione! Così vissuta, infatti, la solitudine smette d'essere un peso insostenibile e anziché spezzare il filo della comunicazione di sé all'altro riducendosi ad un monologo muto, diventa il luogo dell'incontro con Dio, nel cui dialogo incessante siamo certi di essere ascoltati sempre e amati in ogni caso. Non più dunque isolati, chiusi e persi nelle nostre morti quotidiane, ma solitari con Dio, secondo il detto monastico: "Beata solitudine, sola beatitudine».

Nel mio rientro al cuore, oggi percepirò che il Padre è con me e che la solitudine sofferta della mia croce è il solco dell'Alleanza su cui Dio sparge a piene mani semi d'amore che producono frutti di comunione e di speranza. Pregherò:

Fa', o Signore, che non mi allontani da te disperdendomi e, tornando poi triste, a capo chino sui miei affari privati, mi chiuda nella dimora delle mie sicurezze fittizie. La solitudine della croce non mi spaventi. In essa mi percepisca amato da te e ami tutti in te.

La voce di una santa del XX° secolo

"Vorrei, Signore, perdermi nel tuo seno come una goccia d'acqua in un immenso mare. Occorre ch'io penetri in questo "luogo spazioso", questo abisso insondabile, questo profondo mistero, per amarti Gesù mio, come ti si ama in cielo, senza che nulla al di fuori di te possa distrarmi"
S.Elisabetta della Trinità

 

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