TESTO Commento su Giovanni 10,1-10
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Lunedì della IV settimana di Pasqua (22/04/2002)
Vangelo: Gv 10,1-10
Dalla liturgia del giorno
Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
Come vivere questa Parola?
Questo è l'apice del discorso sul pastore buono che dà la sua vita, al contrario del mercenario a cui non interessa il bene delle pecore, anzi le rapina. Non ci soffermiamo mai abbastanza su questo aspetto che dice tutta la positività, la gioia sostanziale del vangelo che è appunto "lieta notizia" di vita e non di morte. A volte assolutizziamo il mezzo e perdiamo di vista il fine. Sì, anche la croce, il patire sono solo un mezzo. Gesù ha pagato questo riscatto non per ottenere che noi fossimo dei rinunciatari al banchetto della vita. Al contrario; perché ci liberassimo da tutto quello che è solo illusione, parodia della vita. Sembra, ma non è vero, che se ho tutte le sicurezze materiali del mondo, possiedo la vita. La vita, quella piena, m'inonda di gioia, ma sta da un'altra parte: è libertà da ogni pastoia di egoismo. Ecco perché quando Gesù mi esorta a prendere la croce e a seguirlo, sostanzialmente mi dice che, in questa nostra condizione umana, non ci liberiamo dall'egoismo senza accettare di soffrire. Ma oltre la sofferenza accettata per amore ecco la gioia, la vita piena.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò allo Spirito di farmi capire come la gioia e non il patimento sia il cuore della mia fede cristiana. Sono forse uno che ha paura della vita, del domani, del dolore? Sono spesso teso, preoccupato, cupo? Chiedo la capacità di accogliere fiotti e fiotti di vita-amore come premessa della vita che verrà e come testimonianza al mondo del mio credere in verità e dono a quel Gesù che è venuto perché io avessi vita e vita in pienezza.
La voce di un uomo spirituale di oggi
Lasciare che Cristo viva e parli in noi è permettere all'uomo di vivere e realizzarsi in pienezza.
A.Schn-ller