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TESTO Il Signore ricorda sempre la sua parola santa

don Walter Magni   Chiesa di Milano

III domenica dopo l'Epifania (Anno B) (21/01/2018)

Vangelo: Mt 14,13b-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,13b-21

13Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Continuano i segni di Gesù che Si manifesta. Dopo il segno dell'acqua trasformata in vino, ecco quello del pane moltiplicato per tanta gente. Sullo sfondo continuiamo a mantenere la distinzione tra il miracolo che solo stupisce e il segno evangelico che allude ad altro, che insegna e segnala altro. A cosa mira Gesù con tutto questo pane moltiplicato per tanta gente? Un pane che sazia, tanto che ancora ne avanza. Cosa ci stai dicendo Signore?

“Senti compassione per loro”
L'episodio della moltiplicazione è segnalato da tutti i Vangeli sinottici, dopo che Gesù aveva saputo della morte di Giovanni il Battista. Decide così di appartarSi in un luogo deserto, ma la gente Lo insegue e Lo cerca. Tanto che, “sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati”. Marco parla di pietà (“ne ebbe pietà”) e Luca di accoglienza (“le accolse”); Matteo in modo più esplicito usa la parola compassione. Evitiamo però sentimentalismi e fraintendimenti. La compassione che Gesù prova per quella folla che L'aveva inseguito al di là del lago, rovinandoGli un sano e comprensibile desiderio di tranquillità e di riposo, mira piuttosto senza indugio al benessere e alla salute di quella gente: “sentì compassione per loro e guarì i loro malati”. Non teorizza che sotto il bisogno di salute della gente starebbe un desiderio di salvezza o che dentro la loro fame di pane si nasconde un bisogno più spirituale. Guarisce quella malattia e sazia quella fame e poi ti lascia tutto lo spazio per farci sopra qualche considerazione teologica. La Sua compassione raggiunge là gente là dove si trova. Ma poi un limite si impone a tutti. Fattasi sera, ai Suoi discepoli non restava infatti che esibire un po' di buon senso: “il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare”. Gesù non S'arresta davanti all'ovvietà di quei ragionamenti. Scatta un sussulto di Vangelo. Quelle viscere di misericordia che provengono dal cuore di Dio. Qualcosa che supera la nostra immaginazione.

“Date voi stessi da mangiare”
Le parole di Gesù sono dirette, forti. Persino un po' paradossali. Per Lui quella gente non va rimandata, anzi: “date loro voi stessi da mangiare”. Noi potremmo continuare a discutere osando ancora un'obiezione: “non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!”. E Gesù non S'arresta. Subito passa all'azione, declinando, moltiplicando cinque pani e due pesci nei termini concreti della condivisione. Presi “i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla”. Del resto, come avrebbe fatto Gesù a consegnare a ciascuno di quei cinquemila un pezzo di pane e un pesce? Non avviene così al momento della Comunione, in occasione delle nostre messe. La distribuzione di un pane eucaristico che non passa attraverso la logica della condivisione, di mano in mano, fino a raggiungere la folla, rischia di non segnalare un senso. Di non tradurre la profondità della compassione che viene dal cuore di Dio. Se uno l'avesse tenuto tutto per sé, proprio quel pane si sarebbe fermato. Il segno si sarebbe spezzato, la fraternità si sarebbe frantumata. Penso alle nostre eucaristie. Al fatto che molto si è insistito sul passaggio dal pane al corpo del Signore, quella trasformazione che noi abbiamo chiamato transustanziazione, mentre Lui piuttosto insisterebbe sulla condivisione di quello stesso pane, sino alla totale consumazione di sé: “fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). Vi prego: non fermate il gesto. Ridite, ridonando ancora voi stessi, che solo così il mio d'amore Regno avanza!

“Tutti mangiarono a sazietà”
Come una antica preghiera ricorda: “Cristo non ha mani ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi. Cristo non ha piedi ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri. Cristo non ha labbra ha soltanto le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini d'oggi. Cristo non ha mezzi ha soltanto il nostro aiuto per condurre gli uomini a sé. Noi siamo l'unica Bibbia che i popoli leggono ancora. Siamo l'ultimo messaggio di Dio scritto in opere e parole” (Anonimo Fiammingo, XV sec.). Così, l'esito della condivisione è “che tutti mangiarono a sazietà”. Esprimendo una sovrabbondanza che scaturisce da un amore grande, che supera ogni previsione, tanto che “portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini”. E la ragione ultima, la radice profonda di questa sazietà, di questa abbondanza smisurata, scaturisce anzitutto dalla compassione che il cuore di Dio continuamente ci insegna, facendoSi carne della nostra carne, pane buono, in grado di sfamare ogni attesa. La compassione non è una relazione tra il guaritore ed il ferito. È piuttosto un rapporto tra eguali. Sicuri del fatto che solo quando conosceremo le nostre oscurità potremo essere presenti nel buio degli altri. Riconoscendo negli altri la nostra comune umanità. Come afferma il monaco Thomas Merton: “È nel deserto della compassione che la terra assetata si trasforma in sorgente d'acqua viva, che il povero possiede ogni cosa”.

 

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