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TESTO Gloria e lode al tuo nome, Signore

don Walter Magni   Chiesa di Milano

Battesimo del Signore (Anno B) (07/01/2018)

Vangelo: Mc 1,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,7-11

7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Oggi, domenica del Battesimo del Signore , celebriamo l'epifania delle acque che scorrono e dei cieli che si aprono: “e subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli”, dice il Vangelo di Marco. C'è movimento, compiacimento. Acque che scorrono sul corpo di Gesù; e il volo di colomba dello Spirito che volteggiando danza, mentre la voce stessa di Dio che si compiace estasiato davanti a Suo Figlio: Gesù, bellezza di Dio fatta carne d'uomo.

Gli inizi di Gesù secondo Marco
Anzitutto è Gesù che si si fa avanti: “Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”. Mentre i vangeli di Matteo e di Luca si avviano raccontando la genealogia e l'infanzia di Gesù e il Giovanni per parlarci di Gesù prende le mosse da colui che sta in Principio ad ogni cosa, Marco inizia proprio dal racconto del Battesimo di Gesù al Giordano. Un Gesù ormai adulto e maturo che avanza, che sa bene cosa fare. Capace di prendere una posizione precisa. Come ci volesse dare un segno inequivocabile e netto circa le Sue intenzioni future. La dichiarazione di un progetto che sta per cominciare. E prima di ogni parola basta un gesto, un segno inequivocabile. Non servono interpretazioni. Importa anzitutto stare a vedere. Contemplare semplicemente. Ma un antefatto va ricordato. Gesù, che con tutta probabilità era stato discepolo del Battista, adesso cambia rotta. Ne invita una tutta Sua, decidendo di comparirgli davanti come uno di quei tanti peccatori che, in fila, attendevano il loro turno per essere prima o poi immersi nel Giordano. Forse una scelta del genere avrebbe potuto scandalizzare qualcuno. Eppure Marco non registra obiezioni come Matteo che fa dire qualcosa al Battista (Mt 3,14). Gesù non cerca privilegi. Non ostenta qualche lasciapassare. In fila aspetta che l'acqua Lo copra, che senza infingimenti quell'acqua Lo lavi. Quasi già ci stesse dicendo che è venuto per servire, non per essere servito (Mc 10,45); per lavarci i piedi, non certo per farSeli lavare (Gv 13,4-5).

“Vide... lo Spirito”
Il fatto è così grande nel suo nascondimento che persino Dio, in tutta la Sua pienezza, non Si contiene. Come se Dio stesso fosse pervaso da grande commozione. E quando Marco dice dei “cieli che si squarciano” sta cercando un'immagine per riuscire a dire che anche Dio non resiste più davanti a tale abbassamento di Suo Figlio. E così erompe, incontenibile, su questa nostra terra fattasi culla ormai, altare del corpo stesso del Signore. E quando è Dio che Si presenta al nostro sguardo non c'è immagine che Lo contenga. Semplicemente Dio comincia a danzare. A volteggiare come una colomba. Così “lo Spirito discendeva verso di lui come una colomba”. Sopra Gesù Ch'era appena emerso dall'acqua del Giordano. Attenti, comunque, a un particolare. Si dice, infatti, che è Gesù che “uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito (che) discendeva verso di lui”. Non vede anzitutto il Battista e neppure coloro che in fila attendevano il loro turno. È Gesù che anzitutto vede. Come se quel volteggiare di colomba, quella danza festosa, fosse un regalo anzitutto per Lui. La gratuità di Dio che danza di gioia davanti alla Sua ultima e definitiva creazione. Se nell'epifania dei Magi la carne di un bambino diventa luogo della manifestazione di Dio, con il Battesimo al Giordano è Dio che Si manifesta a Sé stesso. Senza più veli, senza contenimenti. Il cielo che si squarcia è lo Spirito che tutto Si riversa in Gesù. Nulla è più umano di Dio che per amore semplicemente Si dona, perdendoSi nell'uomo, in ogni uomo senza riserve.

“Una voce dal cielo”
Se in principio era il Verbo, la parola, come dice Giovanni, come poteva mancare la Parola, la Parola di Dio in questa Sua epifania, in questa manifestazione così carica di divino? “E venne una voce dal cielo: ‘Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento'”. Non è più la parola degli antichi profeti che riportavano a Dio, neppure la voce del Precursore che Lo precede con la sua voce. È la stessa Parola di Dio che si svela a se stessa, che si dice nell'atto supremo dell'incarnazione del Figlio. Nei termini del compiacimento, di una piena soddisfazione. Dove l'amante riconosce l'amato. In quel Figlio di uomo che è proprio il Figlio di Dio. E Lo riconosce a partire da questa Sua umanità che proprio così si comporta. Lasciando la Galilea delle genti per farSi battezzare da Giovanni nel fiume Giordano. MettendoSi in fila con i peccatori e aspettando il Suo turno. Quasi Dio riconoscesse che il comportamento di Gesù è proprio il Suo. Quel modo di agire, di servire donandoSi altro non è che l'agire stesso di Dio. Ed è consolante pensare che la prima parola che Dio rivolge a Suo Figlio sia di compiacimento. Ed è consolante pensare che questa è la stessa parola di compiacimento che Dio pronuncia su tutti coloro che vengono battezzati nel nome di Suo Figlio Gesù. Prima del nostro agire, prima di esprimerci liberamente facendo questo o quello Dio ci ripete: tu mi piaci, “in te ho posto ogni mio compiacimento”. Intanto lo Spirito già si sta librando in volo, danzando attorno alla nostra esistenza, guidandoci sulle strade dell'amore.

 

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