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TESTO Se il Signore non costruisce la casa...

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IV Domenica di Avvento (Anno B) (22/12/2002)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Il Natale è ormai vicino: ancora qualche giorno, e finalmente ci ritroveremo insieme per festeggiare la nascita di Gesù. Avranno così anche fine i frenetici preparativi di queste ore: e sarà bello sedersi a tavola tranquilli, dopo una settimana passata di corsa a comprare regali per tutti e a fare le provviste per il pranzo natalizio.

Perché soprattutto questo è diventato per noi il Natale: una festa da passare in famiglia, in casa; e dunque una festa da preparare con cura, in tutti i suoi aspetti, affinché tutti possano davvero gustare la gioia e la sorpresa di un giorno così unico ed atteso.

In questo modo, il Natale diventa il simbolo di tutta la nostra vita; diventa l'immagine del nostro profondo desiderio di avere una casa dove stare bene, una famiglia dove ritrovare calore ed affetto, un focolare attorno a cui raccogliere i nostri giorni dispersi...

Tali sono i desideri che animano il Natale e tutta la nostra vita. E appunto simili a questi furono i desideri del re Davide, nella sua lunga e travagliata storia.

Lo vediamo nella prima lettura di domenica (2Sam 7,1-5.8-12.14.16). Davide, nella sua esistenza, ha molto combattuto, molto rischiato, molto faticato: desiderava una casa, per sé e per il suo popolo, un regno sicuro dove abitare nella prosperità e nella pace. E, quasi alla fine della sua vita, aveva ottenuto tutte queste cose. Ma in quel momento si accorge di una grossa dimenticanza. Si accorge, infatti, che Dio era rimasto fuori: lui, il re Davide, abitava in una bella casa di cedro; il suo popolo viveva in un regno stabile e ricco; ma il Signore Dio continuava ad abitare sotto una tenda, accampato come erano stati accampati tutti i figli di Israele nel deserto.

Davide avrebbe voluto rimediare, avrebbe voluto costruire subito un tempio per il Signore accanto alla sua casa. Ma ecco che Dio si oppone: egli non si accontenta di una casa "accanto" a quella di Davide; vuole invece una casa che sia "insieme" a quella di Davide; vuole cioè che la casa di Davide sia una casa nuova, una casa che non nasca più semplicemente dal desiderio e dall'impegno del re, ma che sia il frutto della benedizione divina. "Io – il Signore – assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere; io renderò stabile il tuo Regno". Così appunto promette Dio a Davide, sconvolgendo tutti i suoi progetti.

Anche per Maria di Nazareth l'annuncio della promessa di Dio è, all'inizio, sorpresa sconvolgente. Anche lei aveva pensato di costruirsi una casetta, con Giuseppe. Ma l'angelo le annuncia un figlio, prima che conosca Giuseppe (Lc 1,26-38: il Vangelo di domenica). E così appare chiaro che all'inizio di questa nuova casa non sta il desiderio di Maria e di Giuseppe – della donna e dell'uomo – ma all'inizio di questa nuova casa sta l'amore di Dio Padre: un amore che, alla fine, assegnerà una speranza e un significato anche al desiderio di Maria e di Giuseppe.

Risultano a questo punto evidenti le parole del salmo 127: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori". Sì, abbiamo sperimentato tutti – anche in questa attesa del Natale – quanto vane ed inutili siano a volte le nostre fatiche quotidiane; abbiamo avuto tutti esperienza di quanto arduo sia costruire da soli la nostra casa. Ci sembra di dover sempre ricominciare da capo, di dover sempre ricostruire dalle fondamenta: e il Natale diventa così il giorno dei sogni impossibili, il giorno in cui sperimentiamo un calore ed un affetto destinati presto a spegnersi.

Ma se lo vogliamo, possiamo uscire da questa inutile fatica della vita quotidiana; e possiamo dire come Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).

 

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