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TESTO Commento Giovanni 14,15-21

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VI Domenica di Pasqua (Anno A) (01/05/2005)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-21

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Dalla Parola del giorno

Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.

Come vivere questa Parola?

Il mirabile evento pasquale non si conclude con il ritorno di Gesù al Padre, lasciandoci con un inevitabile senso di sgomento e di nostalgia. Allora avrebbero ragione i discepoli di Emmaus di andarsene sconsolati e delusi mormorando il loro: "Noi speravamo". No! Gesù, come ricorda Matteo nella conclusione del suo vangelo, "è con noi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi". È solo una nuova forma di presenza che si è venuta a stabilire. Ma Lui è qui. Ora, sempre. Giovanni però, dice qualcosa di più. Egli parla di "orfani", affermando che non è più questa la nostra situazione. Gesù ha assunto in pienezza la natura umana, si è fatto in tutto solidale con noi. Ma proprio per questo ha potuto comunicarci ciò che è più suo, la sua identità di "Figlio". Non ha forse detto alla Maddalena: Va dai miei fratelli? Con lui possiamo ora dire in tutta verità: Padre nostro. No! Non siamo orfani. Abbiamo un Padre che da sempre ci ama, da sempre ci attende. Sì, attende me, te... Figli che abbiamo vagato troppo a lungo lontano da casa. Ora Gesù è venuto ad indicarcene la strada, a spalancarcene le porte, a dirci che tutto è pronto per la festa. Lo Spirito, che ha effuso nei nostri cuori, ce ne dà conferma con quel suo: "Abbà – Padre" che ci risuona dentro.

Oggi, nel mio rientro al cuore, sosterò in quieta contemplazione di questa realtà. Lascerò che in me emerga lo stupore, la gioia, mentre ripeterò lentamente più e più volte: sono figlio di Dio.

Ti rendo grazie, o Padre, perché in Gesù mi hai reso tuo figlio e nello Spirito Santo mi dai la possibilità di corrispondere a tanto amore.

La voce di un Padre della Chiesa

Il Figlio di Dio si è fatto uomo affinché l'uomo diventasse figlio di Dio
Ireneo di Lione

 

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