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TESTO Nel cuore di una madre

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

IV Domenica di Avvento (Anno B) (24/12/2017)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Oggi conta circa 70.000 abitanti, e quindi è una cittadina di tutto rispetto. Ma “in quel tempo” immagino la fatica di Gabriele a trovare la “città della Galilea chiamata Nazareth”, visto che - così ci dicono gli studiosi di archeologia - contava sì e no un centinaio di anime... Eppure a Luca piace chiamarla “città”, forse perché in una città vi abitano persone importanti, di alto rango, gente nobile, gente che conta e che ha il potere, gente di elevata cultura... Peccato che si tratti della Galilea, la regione più isolata, più a nord di tutta la Palestina, al confine con il Regno dei Fenici, meglio conosciuti come Cananei, acerrimi nemici dei Giudei soprattutto da un punto di vista religioso, perché erano pieni di culti pagani e politeisti che facevano a botte con il Dio unico di Abramo, Giacobbe, Mosè e di tutti i patriarchi. Era talmente periferica, quella regione, che i Giudei di fede integra (per intenderci, quelli che abitavano a Gerusalemme, in prossimità dell'unico tempio di Israele) ritenevano gli abitanti della Galilea una ristretta “cricca” di persone (Galilea, tra l'altro, significa “circolino”) che si erano lasciate contaminare da questi culti cananei, per cui avevano “imbastardito” la fede nel Dio unico d'Israele, e non potevano certo essere presi a modello di una fede vera e genuina. Per lo meno, i Samaritani (che si trovavano tra Giudea e Galilea) avevano fatto una scelta separatista anche da un punto di vista religioso abbastanza netta, per cui si sapeva bene da che parte stavano: la Galilea no, aveva preferito rimanere un pot-pourri di fedi e credenze.

A questo va aggiunto che i Galilei avevano una parlata tutta particolare, che confondeva alcune consonanti con alcune vocali per via di accenti presi dalla lingua fenicia, al punto che ai Galilei non era permesso leggere preghiere in pubblico quando andavano al tempio di Gerusalemme, anche perché appena arrivavano a Gerusalemme li “beccavano” subito, non appena aprivano bocca. Ne sa qualcosa Pietro, quando si trova a riscaldarsi intorno al fuoco mentre Gesù sta per essere giudicato dal Sinedrio: “La sua parlata lo tradiva”... A qualcosa, in realtà, i Galilei potevano servire, per via della loro indole separatista e rivoluzionaria: e cioè, a organizzare spedizioni punitive, se non vere e proprie rivolte, contro i dominatori romani, da loro mal sopportati, per cui obiettivo principale di attentati di stampo terrorista. Bella gente, diremmo oggi...

Ad ogni modo, Gabriele, una volta giunto nel cuore di Nazareth, non fatica - tra le dieci famiglie che la compongono - a trovare la casa dove vive una ragazza, poco più che quattordicenne, di nome Maria. Una ragazza come tante altre, piena di sogni e di attese come molte altre, in Galilea; una ragazza che già aveva davanti una prospettiva di vita, in quanto fidanzata ufficialmente con un falegname dello stesso villaggio, un certo Giuseppe, che portava con sé la dote particolare e prestigiosa di essere un discendente del re Davide. Certo, da re a falegname c'è una bella differenza: eppure questo non sembrava essere un problema per Maria, che con ogni probabilità apparteneva a una famiglia di sacerdoti. Giuseppe sarebbe stato “il suo re”, ed egli l'avrebbe fatta sentire una “regina”, titolo che - ironia della sorte - un giorno la storia le assegnerà proprio per ciò che avvenne quel giorno a Nazareth, con l'arrivo di Gabriele. Se abbiamo un re e una regina, allora ha ragione Luca a dire che Nazareth è una città importante, la “città dei fiori”, come pare dica la sua etimologia: il luogo ideale perché fiorisca e germogli qualcosa di importante, una vita importante, forse la più importante della storia.

E per fare questo, Gabriele - che agisce per conto di Dio nel prestigioso e non facile compito di comunicare “cose dell'altro mondo” agli umani - viene mandato in Galilea, a Nazareth, da una ragazza umile e giovanissima, fidanzata di un uomo di umili condizioni, ma con entrambi qualcosa di regale e di sacro nel loro DNA. Poca cosa, a voler guardare la grandezza dell'annuncio: ci voleva ben altro che la casa di una ragazzina e di un falegname in un villaggio di mezzi miscredenti per far posto niente meno che al Figlio dell'Altissimo. Ma d'altronde, cosa vogliamo? Che rappresenti un problema, questo, per Dio? C'è forse qualcosa d'impossibile a lui? Ne sa qualcosa un parente di Maria, un sacerdote della Giudea, un certo Zaccaria, che riesce a diventare padre in età avanzata con una moglie altrettanto su di età: aveva ritenuto impossibile l'annuncio portatogli dallo stesso Gabriele, il quale lo mette a tacere nel vero senso della parola ed esaudisce la sua preghiera, il suo sogno più grande, diventare padre. C'è forse qualcosa d'impossibile a Dio, che è capace di “riempire di grazia” una semplice ragazzina come tante altre e di renderla madre del suo unigenito Figlio?

Altro che sperduto villaggio della Galilea, alla periferia del regno e della fede d'Israele: Nazareth, la città dei fiori, in una quotidiana e ordinaria giornata di primavera, si vede improvvisamente rifiorire tutta di colpo, e da villaggio di periferia diventa una città cuore del mondo.

Sì, è proprio una questione di cuore: il cuore di una madre che sa meglio di chiunque altro cosa significhi far germogliare e fiorire la vita. Non sarà facile, per un uomo di origini galilee, farsi accettare come il Figlio di Dio l'Altissimo, visto che nemmeno i suoi primi discepoli hanno grande stima della sua città di Nazareth, dalla quale “non può venire nulla di buono”. Un Galileo a Gerusalemme avrà del filo da torcere, anche se suo padre si è preoccupato di dargli cittadinanza giudea facendolo nascere a Betlemme: ma se il cammino di Avvento è terminato, con la storia più bella del mondo siamo solo agli inizi.

Quest'oggi scriviamo, sulla prima pagina del libro, “Capitolo I: Nazareth, sperduto e sconosciuto cuore del mondo”.

 

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