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TESTO Commento su Luca 2,1-14

don Michele Cerutti

Natale del Signore - messa nel giorno (25/12/2017)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Quello che ci viene presentato nel brano evangelico è la storia ufficiale da un lato e la storia della salvezza dall'altro.
Da una parte c'è il progetto di Cesare Augusto di verificare le dimensioni dell'Impero Romano per contare le proprie forze. C'è sempre il desiderio di potere insito nel cuore dell'uomo. Dall'altra parte abbiamo un Dio che si fa piccolo ed entra in questa umanità indifferente.
Il Natale 2017 si inserisce in un contesto di povertà non materiale che rischia di non essere differente.
Il Re della Pace si inserisce in un mondo che è attraversato dal terrore di conflitti in Palestina come in Corea e che è interessato da contrasti in tante diverse parti del mondo e di cui nessuno più ci parla. Pensiamo al Corno d'Africa o al Congo.
Il Natale 2017 cosa ci chiede?
Quello che ci chiede questo Natale è vincere la nostra indifferenza e riuscire a vivere guardando l'evolversi degli eventi della nostra umanità apportando il nostro contributo. Il rischio è di vivere sempre nella dimensione della delega di far si che altri prendano l'iniziativa.
Un bimbo è entrato nella storia e l'ha stravolta. Dio non ha scelto ciò che è grande agli occhi degli uomini, ma ha scelto ciò che è piccolo per entrare nelle pieghe più profonde della nostra umanità.
La delicatezza del Signore è la grande lezione del Natale che ci dice che anche noi siamo chiamati nel nostro piccolo a far grandi cose. Tutti siamo chiamati a essere semi che costruiscono il regno. Ognuno apporta il suo contributo per far sì che il Regno si possa costruire su questa Terra.
Lo stile è quello del coraggio che ci permette di uscire dagli schemi. Il coraggio è lo stile di Dio che gli fa scegliere di nascere a tutti i costi, ma è anche il coraggio di Maria di andare a Betlemme per farsi registrare Lei che è rimasta incinta ed era insieme a un uomo di cui era sola promessa sposa.
Siamo invitati a respirare anche la paura di Maria nel muoversi in un territorio in quel tempo per una donna in quella situazione, ma anche il coraggio di Giuseppe che si trova inserito in quel contesto.
Il cristiano è votato alla dimensione del coraggio non alla dimensione del rispetto umano.
Penso che ancora oggi c'è in molti la dimensione del coraggio.
Questo anno 2017 mi ha fatto conoscere un giovane Andrea Franzoso che a 40 anni ha deciso di denunciare le ruberie in una grande azienda di Milano e ha perso il posto di lavoro pur di non cedere al ricatto di accettare il clima di corruzione che si respirava in quel ambiente di lavoro.
Poche settimane fa è morto Mons. Riboldi, Vescovo di Acerra, che denunciò la camorra in quella terra. Visse sempre sottoscorta, ma nella consapevolezza che davanti al male della camorra non bisognava cedere.
Come vivere il nostro coraggio? Occorre vivere facendo piccole scelte di ogni giorno.
La piccolezza di scelte che hanno tuttavia del rivoluzionario.
La dimensione della prossimità nei confronti di chi ci vive accanto nei nostri quartieri è qualcosa già di rivoluzionario.
Una grande lezione ci è stato offerto dal Vescovo Delpini nei primi Vespri di Sant'Ambrogio. Il pastore di Milano ci ha spronato a donare la decima del nostro tempo, che è risorsa più preziosa dei soldi.
Sei un ragazzo bravo a scuola su 10 ore del tuo studio dedica un'ora a chi ha difficoltà a studiare. Sei un grande sportivo su 10 ore dedicate allo sport un'ora dedicalo a chi è ammalato e non può camminare. Sei un bravo cuoco su 10 torte fanne 1 a chi non ha nessuno per festeggiare il suo compleanno.
Coraggio a vincere i nostri pregiudizi nei confronti degli stranieri o di chi è diverso. Chissà quante porte sbattute a Maria e Giuseppe che chiedevano ospitalità.
Tanti piccoli esempi che ci conducono a fare nel quotidiano piccole scelte che donano la magia del Natale e quindi di un Dio che si fa carne a tanti fratelli nel bisogno. Il Natale è tutto questo e la magia di questo evento ci chiede di essere dei rivoluzionari ovvero uomini e donne che sanno stravolgere schemi quando questi sono tabù.

 

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