TESTO Il mondo ha il pancione
don Marco Pozza Sulla strada di Emmaus
II Domenica di Avvento (Anno B) (10/12/2017)
Vangelo: Mc 1,1-8
1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
2Come sta scritto nel profeta Isaia:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
3Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Marco non ha tempo da perdere: è un narratore che ha i minuti-contati. La sua storia di Gesù, dunque, inizia in un modo unico. "Sei tutto di fretta?" sembra chiedere al suo lettore. Tieniti questo: «Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio». Punto. “Hai del tempo a disposizione?”, è l'altra alternativa. Visto che la fretta non è tua compagna, allora accetta di ascoltare tutta la storia che ti voglio raccontare: «Come sta scritto nel profeta Isaia...». Marco, quando usa la penna, è un cesellatore di memoria: “Se vuoi sapere chi è stato Gesù Cristo per me - è la sua preoccupazione che rigetta al suo lettore - allora devi essere disposto a metterti in gioco. A seguirmi”. Nessun Vangelo ha la forza d'urto di quello scritto da Marco: il tempo è poco, Cristo è ormai sulla soglia di casa, urge che l'umano cambi rotta: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri». Tradotto col linguaggio della gente di paese: "Non c'è più tempo da perdere, gente. Ciò che resta da fare è rimboccarsi le maniche". È pratico, Marco: più che cercare di fare il solletico alla memoria - rischiando di far sbocciare solamente la nostalgia - il suo desiderio è di far percepire al lettore che tutto questo non è un film. Chi è stato Cristo per lui: questo vuol far percepire ai suoi lettori. Che possano aver la grazia d'apprendere chi è Cristo per loro. Per chi ha fretta, per chi ha tempo.
Giovanni, scorbutico di Dio, è «voce di uno che grida nel deserto». Grida: il popolo si è pericolosamente assopito. Dunque grida ai-quattro-venti. E nel grido nasconde la più bella delle rivelazioni: «Viene dopo di me colui che è più forte di me». Il Battista, il più pop tra tutti i profeti, ha buona-vista: dentro una storia che tutti hanno sotto gli occhi, gli riesce di scorgere cose che nessuno scorge, che pochi hanno il coraggio di chinarsi per annaffiare. Intravede un Uomo già in arrivo: "Non c'è tempo da perdere. Eccolo, viene!" Usa verbi di avvicinamento - "venire, slegare, battezzare" -, li coniuga col tempo che è tipico di chi vede le cose già in atto, di chi ha il coraggio d'appendere il cartello con scritto lavori-in-corso: «Viene». E' modo indicativo, in tempo è quello presente, è terza persona singolare. È indicazione di Presenza. A distrarsi quando il treno della salvezza sta passando, non resterà che il retrogusto della malinconia: "Ormai è troppo tardi". A spingere sull'attenzione - il passatempo preferito di Giovanni - sboccia l'altra faccia del tempo, fretta di profezia: "Prima che sia troppo tardi". Per ambo le facce, ciò che conta è che d'ora innanzi c'è un Uomo la cui grandezza è pure la sua fatica: «Viene». Ha promesso, eccolo: non è un mentitore!
Il mondo è in stato di parto: laddove tutti vedono sempre le solite-cose, c'è chi ha occhi così buoni da intravedere cose tutte-nuove. Che, poi, non son cose diverse: sono le solite-cose di sempre. Che, però, al Suo passaggio, splendono di una luce tutta-nuova: «Ha fatto risplendere la vita» (2Tm 1,10) è lo stupore di Paolo nel raccontare l'accaduto all'amico Timoteo. C'è un mondo che sta sotto i nostri occhi: è il mondo che vedono tutti. Dentro questo mondo, c'è tutto un altro mondo, un mondo in corso-d'opera: è quello che il Battista, allenatosi a colpi di deserto e di rinunce, vuole a tutti i costi che la gente noti. Che s'accorga che la speranza è sempre incinta: dal vecchio partorisce il nuovo, prende il nuovo e lo fa risplendere. Con ciò che è rotto - la gente dice: "Costa meno comprarne un altro che ripararlo" - s'intestardisce nel rimetterci mano. Dio-restauratore.
"È inizio della Buona-Notizia" assicura l'evangelista. Senti che forza se ne sta nascosta in questo preludio: «Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio». Quasi fosse un punto-e-a-capo: il passato è passato, ora è tempo di voltar pagina. E, guarda caso, s'inizia con una notizia-buona, una Buona Novella: in un mondo di cattive notizie, a destare stupore è quella buona. Che, date tempo al tempo, diventerà notizia di benedizione. "Benedire" è verbo di augurio: bene-dire è il contrario di male-dire. Dio, quando inizia, inizia dicendo-bene di me: tra le notizie, è l'inaspettata. Anche la più feriale: giorno dopo giorno, passo-passo, Dio viene. Perderselo - «Viene» - è perdersi. Rischiare di non trovarsi più.