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TESTO Commento su Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8

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II Domenica di Avvento (Anno B) (10/12/2017)

Vangelo: Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Le letture di oggi ci introducono in pieno nel tempo di Avvento che stiamo vivendo e mettono in contatto due grandi personaggi, Isaia e Giovanni il Battista, l'ultimo dei profeti che fa da collegamento tra l'Antico Testamento e il Nuovo, quello di Gesù.
La si può chiamare la domenica della consolazione per non perdere la speranza di fronte alle difficoltà. Tutte le letture infatti sono un messaggio di buone notizie, che rispondono al bisogno che tutti sentiamo in questo momento storico che sembra dominato dalla disperazione. Davvero abbiamo un grande desiderio di notizie che aprano il cuore alla speranza, in un mondo che sembra capace solo di offrire notizie preoccupanti.

Scrive Isaia nella prima lettura: “Sali su un alto monte, alza la voce tu che rechi buone notizie alla gente”. “E' finita la schiavitù del mio popolo. Il Signore viene con potenza. Egli porta con sé la salvezza”. Ma subito specifica: con la potenza della tenerezza, tiene sul petto i piccoli agnelli e conduce pian piano le pecore madri. Tenerezza di Dio, potenza possibile ad ogni uomo.
Ma non sempre questa “buona notizia” riesce a entusiasmarci, spesso ci lascia indifferenti e scettici. Dove è la potenza del Signore? Dove l'efficacia della sua parola? In realtà noi attendiamo altre notizie, con ben altra concretezza. La sicurezza nella vita sociale, il benessere assicurato, la difesa dei propri diritti acquisiti, il successo negli affari, un avanzamento di categoria, l'andamento della borsa... Il profeta non ha programmi politici risolutori, si preoccupa piuttosto delle condizioni morali, spirituali, che rendono umana la politica e l'economia. Dio non interviene direttamente a “mettere a posto le cose”, piuttosto offre gli orientamenti necessari alla coscienza dell'uomo perché sia lui ad intervenire e cambiare le cose. Dio non crea qualcosa, non chiama qualcuno a seguirlo, per poi disfarsene al primo problema, mentre noi, quando qualcosa non va, specialmente in famiglia, siamo pronti a interrompere il rapporto, a distruggere quel legame che avevamo promesso “per sempre” convinti d'aver così risolto il problema alla radice. La redenzione non consiste nel sostituire una creazione piena di difetti con un'altra perfetta! Di creazione ce n'è una sola ed è questa che Dio vuole redimere!

Anche il Salmo 84 ci parla di un mondo rigenerato. È una preghiera che parte dall'ascolto della Parola, da accogliere e che invita a camminare, è ringraziamento, supplica, visione futura e profetica della storia dell'uomo e dalla sua terra. Amore, Giustizia, Verità e Pace s'incontreranno, si sosterranno e il loro movimento genererà un'unità speciale che farà sì che “il Signore donerà il suo bene”, cioè Gesù che sta per venire in mezzo a noi.

Nella seconda lettura l'apostolo Pietro ci offre la buona notizia della pazienza di Dio. Pietro vuole dirci: “Se il Signore esprimesse con il rigore da noi desiderato il suo totale rifiuto dell'ingiustizia, tutti ne saremmo travolti”. I tempi lunghi di Dio sono la misura della sua pazienza e della sua fiducia nell'uomo. Il Signore si fa carico della debolezza dell'uomo, ma non accetta la sua inerzia, il suo disimpegno. Ciò che ci consola è proprio questo messaggio di pazienza, di tenerezza. Attraverso un linguaggio apocalittico Pietro vuole invitarci a riflettere che le cose di questo mondo sono destinate a passare mentre le cosse di Dio restano in eterno.

Nella pagina di Vangelo Marco, attraverso Giovanni Battista, ci offre “la buona notizia” cioè con la venuta di Gesù prende corpo la speranza che Dio offre all'uomo: Gesù di Nazareth l'ha realizzata per noi, presentandosi come il compimento delle attese dei profeti, cioè come il Messia atteso.
È nel deserto che Giovanni grida e annuncia il suo messaggio, cioè nel luogo marginale e decentrato, di solitudine e silenzio, di ascesi e di ritiro. Eppure la sua voce trova nel deserto lo spazio per farsi sentire e manifestare la sua forza profetica: lontana dai centri del potere (politico e religioso), la parola ritrova la sua limpidezza e genuinità, la sua forza e autorevolezza, la sua capacità di aprire strade e orizzonti, di dare senso e speranza, ovvero, di essere profetica.
Questa pagina di Vangelo ci invita a prepararci, a discernere, a diventare discepoli autentici, a togliere gli ostacoli fossero anche i nostri impegni “umani” se ci fanno perdere di vista la venuta del Signore. Marco ci chiede di uscire dal torpore dal quale rischiamo di lasciarci avvolgere, dall'abitudine con cui ci lasciamo scorrere addosso l' "annuncio" più paradossale che mai sia risuonato sulla terra: noi rischiamo di "credere di credere", ma in realtà siamo capaci a calare questa “buona novella” nella nostra vita quotidiana, nei momenti di difficoltà che incontriamo in famiglia, sul lavoro, nei rapporti con gli altri? Giovanni, con il suo stile di sobrietà e autenticità, ci chiede di scendere nel Giordano attraversando il deserto, luogo di tribolazione e di incontro con Dio, per ricevere un battesimo di conversione quale stimolo a un cambiamento radicale che deve avvenire in noi.

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Lo stile di vita di Giovanni è intonato alla sobrietà del Vangelo: oggi in che misura sarebbe ancora proponibile?
- In questo tipo di società che è più vicina alla mentalità consumistica e poco spirituale (il nostro “deserto”), che ruolo possiamo o vogliamo avere?
- I nostri impegni quanto si basano sul “buon cuore” e quanto su una spiritualità radicata nel Vangelo?

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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