TESTO Commento su Isaia 63,16-17; 64,2-7; Marco 13,33-37
Carla Sprinzeles Radio Nichelino Comunità
I Domenica di Avvento (Anno B) (03/12/2017)
Vangelo: Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Buon anno, amici! Non è presto? No, abbiamo detto che l'anno per i cristiani, inizia oggi. Il nostro sole è Gesù Cristo. A Dio non è piaciuto essere solo. Ha voluto una compagnia da amare. Gesù ha realizzato nella fedeltà e nella fiducia questo desiderio di Dio. Ora tocca a ognuno di noi. Siamo liberi, perché è nelle caratteristiche dell'amore, la libertà; ma se vogliamo essere pienamente realizzati ed essere veri, non abbiamo molte alternative. Siamo quello che siamo: figli amati di Dio. Possiamo anche dire:”No, a me non interessa”. Per questo non smettiamo di esserlo. La vita di tutti i giorni ci assorbe talmente che viviamo come se il dettaglio che non ci siamo dati la vita da soli, fosse assolutamente secondario. Siamo in preda dell'immediato: alzarsi, andare a lavorare o a scuola, mangiare, divertirsi, dormire. Viviamo come se l'essenziale fosse l'apparenza, tutto ciò che passa. Ognuno, dentro di sé, sa che non è vero, preferiamo non farci troppe domande, ma in fondo non siamo felici, le cose ci stufano, non c'è niente fatto a nostra misura! Ma allora qual è la nostra misura? Siamo a immagine di Dio e Dio è amore gratuito! La nostra misura è l'amore gratuito!
Non so voi, ma io quando vedo che i centri commerciali addobbano per il natale mi viene una tristezza infinita! Proprio quello che ha in sé il messaggio di gioia infinita: Dio che si è avvicinato all'uomo, fino a farsi uno come lui, per farsi conoscere, siamo riusciti a ridurlo a nostra misura! Beh, riportiamolo, con tenacia, pazienza e tutti insieme, ognuno nel suo piccolo.
ISAIA 63,16-17; 64,2-7
La prima lettura è tratta da Isaia (63,16-19;64,1-7) Inizia dicendo: “Tu, Signore, sei nostro Padre..”Ci ricorda la nostra vera essenza. Proseguendo però si chiede anche: “Perché ci lasci andare lontano, lasci indurire il nostro cuore! Squarcia i cieli e discendi” Ecco è bene che ognuno di noi parli con Dio, gli dica ciò che il nostro cuore urla. Occorre chiedere conto a Dio, perché lui non è lontano, è più vicino a noi di noi stessi: è l'energia che ci tiene in vita! Occorre però che noi ne prendiamo coscienza!
Chiamare Dio “padre” significa riconoscere la sua autorità, la nostra dipendenza. Dato che noi non riusciamo a pensare Dio diverso da noi, il testo dice:”tu sei adirato perché abbiamo peccato e siamo ribelli!” Questo testo è stato scritto perché allora si veneravano gli antenati. Invece qui si confessa che Dio è unico padre, che è padre dell'universo. C'è una confessione:”Siamo divenuti cosa impura, siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento! Paragona le nostre iniquità al vento e noi a foglie secche. Ma aggiunge: ”Il tuo nome, in ogni tempo, è Salvatore nostro.”
Basta con i sensi di colpa! “Noi siamo argilla, dice il testo di Isaia, tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani”. Lasciamoci plasmare da lui, non pretendiamo di essere Dio, accettiamoci così come siamo: è lui che ci rende sue creature, nel momento che glielo permettiamo! La nostra attenzione è di non voler tenere tutto, sotto il nostro controllo! Questa attenzione dev'essere costantemente rinnovata. Qui sono descritte due nostre tendenze: la prima è la pigrizia di diventare adulti, preferiamo avere qualcuno che non ci permetta di allontanarci dal vero bene (avete presente il guinzaglio?); l'altra è di abbatterci perché vorremmo essere noi capaci autonomamente di fare il bene (quante persone depresse!). L'immagine di Dio non può essere racchiusa nelle nostre concezioni umane, ma è segnata dalla nostra esperienza personale. In Isaia Dio è raffigurato come padre, ma anche come madre, che partorisce la liberazione del popolo d'Israele e non si dimentica dei suoi figli frutto delle sue viscere. Chiaramente sono tutte metafore perché Dio è oltre le metafore, oltre ogni comprensione. Di Dio possiamo farne esperienza ed è quello che ci prepariamo a fare in questo avvento.
MARCO 13, 33-37
Amici, alla fine della vita, solo l'amore sarà la caratteristica che ci rimane, tutto il resto finisce, è materia. Ma chi sa amare? L'essere umano è fondamentalmente preoccupato di se stesso, mentre l'amore richiede il dono della propria vita per l'altro, senza annullarsi. Come fare? Nel profondo di ognuno di noi, c'è la presenza di Dio assopita: occorre risvegliarla, prenderne consapevolezza. E' questa presenza, che susciterà gesti d'amore. Ognuno di noi è preso da mille cose esterne, che lo assorbono. Come mai è così difficile cogliere l'essenziale?
Il vangelo di oggi fa l'esempio di un padrone di casa che è partito e lascia al portiere il compito di vegliare. “Fate attenzione” dice “perché non sapete quando il padrone verrà”. Dio non prova piacere a sorprenderci quando meno lo aspettiamo per condannarci! Abbiamo già visto, che Dio più che servi, vuole dei collaboratori. Chiedendoci di vegliare vuole che stiamo attenti a tanti comportamenti che ci sfuggono e che rovinano le nostre relazioni. Dio è un Padre, che con immensa tenerezza ci chiede:”Adamo, dove sei?” Ognuno di noi può sentire pronunciare il proprio nome, per esempio:” Carla, dove sei?” Spesso l'esteriorità ci assorbe talmente che perdiamo la nostra vera identità. L'esempio del vegliare è quello della mamma che veglia sul suo bambino. Anche se dorme, un minimo segno del bimbo la sveglia. E' talmente convinta che il bimbo sia ciò che è più prezioso, che nulla le sfugge. Ma forse non siamo altrettanto convinti che la nostra interiorità, il nostro valore è altrettanto importante. Il Dio d'amore infonde il suo Spirito in noi, perché possiamo fare gesti veri. Vegliare è vivere in funzione del Padre amoroso per il quale la nostra esistenza è unica e preziosa. Noi ci nascondiamo, spesso non ci interessa sapere chi siamo in verità. Temiamo di dover cambiare qualcosa nei nostri schemi. La voce di Dio è la “voce di un silenzio, simile a un soffio”, ed è facile soffocarla. Ma se Adamo, ossia ognuno di noi, dice: ”Mi sono nascosto”, qui inizia il cammino unico e irripetibile. Occorre iniziare da se stessi, ma non per fermarsi a se stessi, per preoccuparci del mondo. Nella situazione concreta che ti è toccata in sorte, in quello che ti capita giorno dopo giorno, in quello che la vita quotidiana ti richiede: proprio in questo risiede il nostro compito essenziale. Gli uomini con i quali viviamo o che incrociamo in ogni momento, gli animali o le cose di cui ci serviamo, tutto racchiude un'essenza spirituale segreta che ha bisogno di noi per raggiungere la sua forma perfetta, il suo compimento. Dio vuole entrare nel mondo, che è suo, ma vuole farlo attraverso l'uomo. Dio abita dove lo si lascia entrare. Ma lo si può lasciar entrare solo dove ci si trova, dove si vive una vita autentica.
Il nuovo anno liturgico è caratterizzato dal vangelo secondo Marco, cercate di trovare mezz'ora di tempo per leggerlo tutto. Ci presenta il Gesù di tutti i giorni, uomo come noi, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio.
Amici, iniziamo bene questo nuovo anno, convinti che è molto importante vegliare sullo Spirito che agisce in noi, vegliare sul senso della nostra vita e aprire il nostro quotidiano a Dio, che lo vuole abitare. Tutti quelli che avviciniamo hanno il diritto di incontrare Dio attraverso di noi. Anche noi, nello stesso modo lo possiamo INCONTRARE. Questo incontro cambia totalmente la vita di ogni essere vivente, porta alla gioia e alla felicità e anche il natale, vissuto così, sarà gioioso. Ci vogliamo provare?