TESTO "Amore voglio, non sacrifici"
padre Gian Franco Scarpitta Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense
X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/06/2005)
Vangelo: Mt 9,9-13

In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Intorno all'VIII secolo, periodo in cui Osea si trova a svolgere la propria missione di profeta, il comportamento degli Israeliti è abbastanza incoerente e ambiguo: ci si da' all'idolatria e al culto di idoli e divinità pagane, attitudini che più volte il profeta medesimo condanna, paragonandole a forme di prostituzione sacra. Il popolo viene infatti paragonato ad una donna infedele che offre se stessa ai suoi amanti, dimentica della sincerità dell'amore del proprio coniuge. E tuttavia l'atteggiamento che Dio suggerisce tramite il profeta è ben lungi dal qualificarsi nei termini di riprovazione o, peggio ancora, di vendetta: alla mancanza di coerenza e di fedeltà si contrappone piuttosto il perdono e l'amore e anzi Osea viene invitato a rinnovare il suo amore per la propria donna, espressivo della benevolenza di Dio nei confronti del popolo, sia pure peccatore.
L'interesse di Dio non è infatti quello dell'annientamento del perverso o del malvagio, quanto piuttosto il suo recupero e in altre pagine della Scrittura Egli stesso dirà: "Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva."
Ed è per questo che l'atteggiamento dei farisei è da ritenersi ingiustificato in questa circostanza in cui Gesù invita alla sua sequela il pubblicano Matteo e addirittura si intrattenne a pranzo con lui alla presenza di molti altri commensali di cattiva reputazione: la scelta di sedere con i peccatori rifletteva infatti l'amore del Padre nei confronti di tutti gli uomini, soprattutto di quanti la società escludeva perché "ingiusti": "I malati hanno bisogno del medico e non i sani".
Abbiamo a che fare con un Dio che prende le distanze dalla comune forma mentis propria del cosiddetto "perbenismo borghese" per il quale sussiste una marcata differenza fra giusti e ingiusti, fedeli zelanti e peccatori, gente biasimevole e gente lodevole; i primi da non prendere in considerazione, gli altri da trattare con somma riverenza e attenzione... E del resto questo modo di ragionare da parte di Dio muove a rigor di logica: se è vero che Dio ha creato tutto l'esistente e ha collocato l'uomo al centro della creazione, non disprezzando nulla di quanto ha chiamato all'esistenza, ne deriva che ogni cosa e soprattutto l'uomo è oggetto incondizionato del suo amore e pertanto va apprezzato, tutelato e difeso. Quindi l'amore di Dio non può che estendersi anche e soprattutto a coloro che verso di Lui nutrono indifferenza come i peccatori, gli ultimi, gli esclusi.
E se tale è l'atteggiamento divino, non differente deve essere quello da parte nostra: quali figli suoi e fedeli attenti alla sua Parola siamo chiamati, guardando a Gesù suo Figlio, ad imitarLo in tale attitudine di benevolenza; in altre parole ad amare gli altri così come Lui stesso ama.
Ed eccoci alla "parola chiave" di tutto il discorso liturgico odierno: "Amore voglio non sacrifici". Essa sottolinea la certezza che il vero culto a Dio si esprime nell'amore e non già nella sola pratica cultuale esteriore; nella nostra vita di fede molte volte ci si limita al solo ritualismo liturgico senza che ad esso si sappia dare un giusto senso e senza avere neppure –ahimè- la minima conoscenza del significato di ogni gesto o simbolo. E quel che è peggio è che si è convinti di trovarsi a posto con la propria coscienza solo quando si partecipa alla Messa e si recita il Rosario!!!
E questo conduce alla fomentazione di un altro rischio: quello della superba presunzione di ritenerci migliori degli altri, e di collocarci al di sopra dei cosiddetti "lontani" e "non praticanti", molto spesso oggetto di ingiustificate critiche ed insinuazioni a volte pregiudiziali. Siamo sicuri infatti, noi "bravi fedeli praticanti", di essere di esempio per chi non crede e non pratica la Chiesa? Siamo davvero certi che non siano piuttosto i lontani a meritare più di noi? E' proprio vero che il nostro atteggiamento e il comportamento sia migliore rispetto a quello di chi diserta le chiese?
Perché non è affatto raro che, mentre la nostra vita di fede si limita alle sole pratiche esteriori abitudinarie, la testimonianza di cristianesimo reale ed effettiva ci derivi proprio da matrici non praticanti e addirittura non cristiane e ciò non può non metterci in discussione visto che in noi vi è la tendenza a confondere IL CULTO con la RELIGIONE.
Che dire poi della ridicola situazione di chi, dimentico di riconoscere con umiltà le proprie colpe e le proprie defezioni verso il Signore, con estrema facilità si da al giudizio e alla critica dei peccati altrui? E ancora oggi siamo soliti mettere alla berlina i reprobi, gli ingiusti, i delinquenti, presumendo di non aver noi stessi i nostri peccati, quando secondo la volontà di Dio dovremmo prediligere, come oggetto del nostro pensiero, proprio quelli che tutti si considera peccatori e ingiusti.
Come affermava in tono perentorio anche il profeta Isaia ( "E' inutile che calpestate i miei atri; l'incenso è un abominio per me) il vero culto a Dio consiste nell'amore e nell'apertura sincera e disinteressata verso il prossimo, secondo la logica dello stesso Dio amore, e ciò soprattutto per quanto riguarda coloro che Dio ama in misura maggiore appunto perché smarriti nella morsa del peccato e della perdizione spirituale mentre la pienezza della legge consiste nell'amore. Se si viene a mancare in questo, tutto il reso è superfluo....