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TESTO Commento su Matteo 22,34-40

fr. Massimo Rossi   Home Page

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (29/10/2017)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Eccoci in dirittura d'arrivo dell'anno liturgico; tra un mese inizierà l'Avvento.

Domenica dopo domenica, il Vangelo ci presenta gli insegnamenti del Signore, una sorta di grande bersaglio, al cui centro sta lui, Gesù, l'Amore di Dio fatto persona.

E al cuore del Vangelo di oggi c'è appunto l'amore, nelle sue tre coordinate: amore per Dio, amore per il prossimo e amore per sé stessi. Dovremmo capovolgere l'ordine dei tre amori: l'unità di misura dell'amore per il prossimo è l'amore di sé; quanto poi all'amore per Dio, l'unità di misura è il cuore dell'uomo, la sua mente, l'anima.
Dio non chiede niente di più... ma anche niente di meno!

Qualcuno obbietterà: “Certo che questo Dio pretende parecchio!”... Dio ci ha dato tutto se stesso; e ci chiede di amare Lui e il prossimo allo stesso modo, cioè con tutto noi stessi.

In verità, Dio ci ha dato molto, molto di più di quanto noi potessimo immaginare, ma soprattutto dare a Lui e al prossimo. Nostro malgrado non abbiamo capito la profondità, l'integralità di questo amore di Dio per noi... e forse non lo capiremo mai.

Siamo tutti tentati di valutare l'amore, qualsiasi amore, in termini materiali: dare qualcosa a..., fare qualcosa per... E dunque, anche l'Amore di Dio, l'amore con la ‘A' maiuscola, lo immaginiamo e lo apprezziamo nei termini del fare qualcosa di tangibile; che so, guarirci da una malattia grave, aiutarci a trovare lavoro...

Qualcuno, bontà sua, ragiona addirittura in termini universali: vincere la fame nel mondo, far cessare le guerre, scongiurare cataclismi naturali... Certo si tratta di doni grandi, grandissimi!

Secondo il nostro modo di vedere, questi sì che sono i veri gesti d'amore!

Ma Dio ha voluto darci la prova suprema del Suo amore: ci ha dato se stesso, la Sua vita; ha voluto morire per noi, per tutti e per ciascuno.

E ci ha resi partecipi della sua vita nuova, totalmente donata, nel sacramento dell'Eucaristia.

Ogni volta che ci accostiamo al sacramento dell'altare, diventiamo partecipi (del dono) della vita di Cristo risorto, della vita stessa di Dio. Ricevendo la Comunione, possiamo dire in tutta verità: Cristo ha donato la Sua vita per me! Cristo è morto per me! Cristo è risorto per me!

Non c'è altro modo per partecipare della vita di Cristo, della vita di Dio, in forma così piena ed efficace, che mangiare il Suo corpo, bere il Suo sangue, nel sacramento istituito nella notte in cui (Cristo) fu tradito, cioè fu donato.

Ecco cosa significa amare Dio e gli altri con tutto noi stessi: non esitare a dare (anche noi) la vita per Dio e per il prossimo. In occasione della cena di addio, Gesù lo dichiarò senza mezzi termini: “Non c'è amore più grande: dare la vita per gli amici.” (Gv 15,13); almeno in teoria non è difficile da capire: se la vita di Dio vale quanto la mia, certamente non di meno, anzi, di più; se la vita del mio prossimo vale quanto la mia... allora sarò disposto a dare la vita per Dio e per il prossimo. Come la madre per un figlio; come l'amico per l'amico; come un fedele per Dio.

Forse a noi non capiterà di versare il sangue per Dio e/o per gli uomini...

Ma la storia è ricca di testimonianze radicali della fede vissuta fino all'effusione del sangue non per odio, ma per amore!

Mi preme precisarlo, perché il concetto di martirio che emerge dai giornali di oggi non corrisponde a quello cristiano: mi riferisco all'uso del termine da parte degli integralisti, i quali ritengono che facendosi esplodere dentro un giubbotto imbottito di tritolo, e causando una strage, raggiungano la gloria del martirio, guadagnata appunto morendo, immolandosi per una causa religiosa e politica.

Un martire accetta di morire per mano di altri, per salvare qualcuno, non per ucciderlo!
Il martire muore per amore, non per odio!

Quando l'amore per Dio si manifesta in atteggiamenti di risentimento, financo di odio, nei confronti del prossimo, questo amore (per Dio) non è cristiano! I due comandamenti non possono entrare in conflitto. Gesù parla chiaro: l'amore per il prossimo è simile all'amore per Dio.

Il fondamento della Legge, il motivo dell'annuncio profetico è sempre, sempre un atto di amore.

Se all'origine non c'è l'amore, ma la volontà di potenza, o, peggio, l'odio razziale e religioso, quella Legge, quell'annuncio profetico non vengono da Dio, ma dagli uomini.

La Rivelazione è in funzione della libertà, non della schiavitù!
Mi fermo qui: credo che il messaggio sia passato...

Non è un messaggio facile da annunciare, tantomeno da ascoltare.

Del resto, chi ha mai detto che la fede cristiana sia facile?

L'evangelista Matteo precisa che i farisei interrogarono Gesù per metterlo alla prova: ebbene, il Maestro d Nazareth non solo rispose alla domanda, mostrando di conoscere le Scritture, ma da lì a poco, avrebbe risposto non più a parole, ma con la vita.

Prima che a noi, Gesù parla a se stesso; prima che promulgare una nuova morale, il Figlio del falegname assume l'impegno di realizzare ciò che insegna.

In questo esempio di vita, insieme con le lezioni pronunciate su una montagna, come sulla riva del mare, Gesù diventa il Cristo, realizzando di conseguenza la salvezza di tutta l'umanità.

 

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