TESTO Siate lieti
don Roberto Rossi Parrocchia Regina Pacis
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III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (15/12/2002)
Vangelo: Gv 1,6-8.19-28
6Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore,
come disse il profeta Isaia».
24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Qualche giorno fa una bambina mi ha detto: "Perché le persone quando pregano sono sempre serie, tristi.? Quando si è davanti a Dio e si apre il cuore a Lui io penso che bisognerebbe essere contenti, felici, sorridenti". Quella bambina aveva capito quello che dice ripetutamente S. Paolo nella Messa di oggi: "State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie: questa è la volontà di Dio": Dio ci vuole lieti, nella gioia del suo amore. Ha scritto una ragazza nel messaggio di auguri ai giovani: "Siamo sempre lieti, il Signore non si dimenticherà mai di alcuno di noi, specialmente quando saremo in difficoltà".
Maria Ss. ci insegna a lodare il Signore con tutta la gioia del cuore: L'anima mia magnifica il Signore ha fatto cose grande Colui che è potente (salmo responsoriale).
Dio davvero ha compiuto e compie cose grandi, ha amato e ha salvato l'umanità. Ha mandato il suo Figlio come Salvatore.
La nostra gioia non è qualcosa di superficiale, di mondano, è una certezza perché ha il suo fondamento in Cristo Gesù Salvatore. Noi viviamo nella gioia, nella fiducia, nella speranza, perché Cristo Gesù ci ha salvati e noi abbiamo in Lui ogni grazia, benedizione e forza. La nostra gioia è Cristo. Scrive il S. Padre nella Novo Millennio Ineunte: "A duemila anni di distanza dagli eventi della vita di Cristo, la Chiesa li rivive come se fossero accaduti oggi. Nel volto di Cristo essa contempla il suo tesoro, la sua gioia. "Dulcis Iesu memoria, dans vera cordis gaudia": quanto è dolce il ricordo di Gesù, fonte di vera gioia del cuore!. Confortata da questa esperienza, la Chiesa continua oggi il suo cammino per annunciare Cristo al mondo in questo terzo millennio: Egli "è lo stesso ieri, oggi, sempre".
E tutti possono trovare speranza e fiducia in Lui: è stato mandato per portare un lieto annuncio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore.
Così era stato profetizzato da Isaia.
E Gesù all'inizio della sua vita pubblica nella sinagoga di Nazaret applica a sé questa grande profezia. Gesù è venuto per la liberazione del cuore, per la salvezza di ogni esistenza e anche perché sia tolta ogni schiavitù morale e materiale. E' venuto per portare a tutti la misericordia, la tenerezza, l'amore di Dio; è venuto perché avessimo la vita in maniera abbondante, perché avessimo gioia vera e piena.
Questo è il Gesù che ci prepariamo ad accogliere nel Natale che si avvicina.
Sull'esempio di Giovanni Battista e secondo il suo insegnamento si tratta di preparare la via del Signore dentro di noi e per il cuore di tanti altri. In concreto riusciremo in questo Natale a portare all'incontro con Cristo ciascuno almeno una persona che ne è un po' lontana? Un giovane che porta un altro giovane, un adulto un altro adulto, un bambino un altro bambino? E Anche nella professione: un impiegato, un altro impiegato, un medico. Siamo cristiani per indicare Cristo, per aiutare le persone ad accogliere Cristo, a trovare in Lui il senso vero della vita e di tutte le cose, quelle belle e quelle dure, perché Lui è l'unico Salvatore del mondo. E in ogni cosa possiamo lasciarci salvare da Lui.
Possiamo soffermarci ora in particolare sul comportamento e sulla testimonianza di Giovanni Battista, in questa domenica dove primeggia la sua figura.
Riporto quanto scrive Mons. Comastri: "Giovanni è un uomo mandato da Dio per dare testimonianza a Cristo: esattamente come deve ciascuno di noi. Giovanni viene interrogato: chi sei tu? La vita di ciascuno fa nascere degli interrogativi negli altri. Domandiamoci: quali sono gli interrogativi che noi suscitiamo con i nostri comportamenti? Che cosa avvertono gli altri in noi? Che cosa percepiscono, ascoltando i nostri discorsi e osservando le nostre scelte?
Giovanni risponde: io non sono il Cristo!
In questa riposta c'è tutta la grandezza dell'uomo: Giovanni è consapevole di essere un mendicante raggiunto dalla speranza, ma egli non usa la speranza per inorgoglirsi.
Giovanni vede la luce, la indica agli altri, ma resta umile per non perdere la luce; Giovanni viene abbandonato dai suoi discepoli che passano alla sequela di Gesù: momento duro (anche per un santo!), momento di verifica della maturità del suo cuore. Ed Egli supera la prova meravigliosamente, senza strascico alcuno di gelosia: egli vede partire i suoi discepoli e ne è felice.
Perché? Perché Giovanni è forte nella fede, ma nello stesso tempo è umile: egli è forte quando parla di Dio, ma è umile quando parla di se stesso. Giovanni ci insegna che soltanto l'umile riesce ad accettare la salvezza da un Altro (anche se si chiama Dio) e soltanto l'umile riesce a parlare di Cristo senza appannarlo col suo orgoglio. La sterilità e l'inefficacia di tante nostre azioni non può dipendere forse dal fatto che non nascono da Cristo e non intendono condurre a Lui?" (A. Comastri, Predicate la Buona notizia, LDC)
Quando Gesù comincia a radunare le folle, a predicare il regno di Dio, a compiere i prodigi del suo amore, Giovanni è messo in carcere e poi verrà ucciso, vittima dei capricci di una donna e della corruzione della corte. A noi forse, di primo istinto, questo dispiace; diciamo: non se lo meritava. Ma entrando in paradiso lui, "il più grande tra i figli di donna", è entrato in quella felicità piena e definitiva, in quella gloria, di fronte alla quale non sono nemmeno paragonabili le sofferenze della vita terrena. E' verso il regno dei cieli che siamo in cammino e Giovanni lo "possiede" nella luce della verità, della bontà, della potenza di Dio, che "innalza gli umili e abbassa i superbi".