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TESTO Commento su Lc 12, 10-13

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Sabato della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (21/10/2017)

Vangelo: Lc 12,8-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,8-12

8Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.

10Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.

11Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, 12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

«Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Lc 12, 10-13.

Come vivere questa Parola?
Luca scriveva queste parole di Gesù mentre già incominciavano a infierire nel mondo circostante le drammatiche persecuzioni dei cristiani. I seguaci di Cristo venivano messi a dura prova «davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità» e la loro fedeltà al Vangelo poteva portare anche alla suprema testimonianza del sangue. L'Evangelista qui ricorda che Gesù, invitando i suoi discepoli a essere fedeli fino alla fine, aveva promesso loro un aiuto speciale da parte dello Spirito Santo: «non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Tutto questo vale anche per noi cristiani del terzo millennio, perché mai come nel nostro tempo i seguaci di Cristo sono oggetto di vessazioni di ogni tipo a causa della loro fede. Ma non dobbiamo temere! L'importante è essere docili allo Spirito Santo: è Lui infatti che ci “insegna in quel momento ciò che bisogna dire” e soprattutto ci dà la forza interiore ed esteriore per giungere anche a quella testimonianza, che noi ammiriamo stupiti nei martiri antichi e in quelli del nostro tempo.

Ti preghiamo, Signore, di concederci una continua e crescente docilità allo Spirito Santo.

Se io ascoltassi docilmente la voce dello Spirito che parla dentro, nella mia vita, non avrei più paura di nulla, come ci insegnano le due preghiere riportate più sotto: la prima del grande Martire antico, Ignazio di Antiochia, e l'altra di un ‘venerabile' dei nostri giorni, il sacerdote salesiano docente di teologia e formatore di presbiteri, Don Giuseppe Quadrio.

La voce del Martire Ignazio di Antiochia
“Un'acqua viva e che parla in me (lo Spirito) mi dice dentro di me: Vieni al Padre!”.
Ignazio di Antiochia, Romani 7,2

La voce del Venerabile Don Giuseppe Quadrio
“29 Maggio 1944: La mia Pentecoste: O divino Sposo dell'anima mia, grazie di questo giorno, che sarà memorabile nella mia vita: «La mia Pentecoste», il mio sposalizio con te, o dolce mio Spirito... Oggi qualcosa si rinnova nella mia vita: Tu ne prendi il timone e ne sei l'unica guida [...]. Nelle mie relazioni intime aborrirò il nome del secolo e della mia piccola persona, e mi chiamerò col tuo dolcissimo nome, col nome che tu mi dai in questo nuovo battesimo: Docibilis a Spiritu Sancto (Docile allo Spirito Santo)”.

Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it

 

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