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TESTO L'unico pastore

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (17/04/2005)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

La cassa che contiene il corpo di Giovanni Paolo entra nella piazza san Pietro gremita di gente silente e commossa. Un fremito attraversa il cuore di tutti, anche di chi si è piazzato davanti al video di un televisore come me. Entrano i Cardinali e in quel momento (Propongo l'oscar per la scenografia allo Spirito Santo!) una violenta folata di vento scuote la folla: le casule rosse dei prelati si attorcigliano, le mani corrono a tenere lo zucchetto rosso, segno della discesa dello Spirito sugli apostoli. Il Vangelo posato aperto sulla bara (segno voluto da Paolo VI) viene sfogliato da vento, dalla prima all'ultima pagina e, infine, chiuso. Chi vuol capire, capisca.

Dio abbraccia il suo Lolek (Carletto, come veniva chiamato per distinguerlo dal papà, Carlo) e soffia potente lo Spirito sulla Chiesa e sul mondo: svegliatevi, zucconi!

Emozioni

Ho ricevuto almeno cento mail in questa settimana di commento all'ultimo mio commento.

Solo il pezzo sulla 'Passione di Cristo' di Gibosn, apparso sul 'Nostro Tempo' di Torino aveva avuto un tale scuotimento di coscienze. Un buon ottanta per cento persone mi ringraziano: hanno sentito forte il richiamo all'essenziale e hanno colto il messaggio della conversione. I restanti fratelli e sorelle si dicono sconcertati: loro, mi scrivono, non hanno vissuto con disagio la pressione mediatica, anzi l'hanno apprezzata. Buon per loro: certamente il mio travaglio interiore era dato dal grande e schietto affetto per questo cocciuto polacco, dall'essere montanaro e vivere con disagio l'ostentazione del dolore e - determinante - l'essere stato vampirizzato in quanto parroco del papa in vacanza. Ora sento grande tenerezza nel cuore e i mezzi di informazione mi lasciamo in pace (finalmente).

Chiedo scusa se i toni forti hanno scosso qualcuno (chiedo scusa in ginocchio ai giornalisti scocciati, mi sto flagellando con un quotidiano arrotolato) e ribadisco: meno gossip, più fede.

E' la fatica di sempre: leggere con uno sguardo di fede gli eventi, uscire dalla logica mondana ed entrare in una logica evangelica.

Giovanni Paolo riposa: le sue parole forti, ora, saranno da riprendere in mano e da meditare. L'emozione (bella e sincera) deve diventare conversione, impegno, gioia del cuore. Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito, recita un birichino proverbio cinese.

Guardiamo a Cristo, l'immenso amore di Karol.

Il Buon Pastore

Non esiste casualità nella vita di fede, ma occasione e Provvidenza. Ed è lei, la Provvidenza, ad avere chiamato Giovanni Paolo nella domenica dedicata alla tenerezza di Dio, ad avere accompagnato i funerali con la Parola domenicale dello 'Stolti e tardi di cuore nel credere' e, oggi, con la domenica del Buon Pastore, tradizionalmente consacrata alla preghiera per le vocazioni, ad invitarci a riflettere sul dono del sacerdozio.

Tutti noi abbiamo un pastore qualcuno che ci guida: scegliamocelo bene. Subito, credo, viene da rispondere: 'Io non ho pastori, me la cavo da solo, sono libero e adulto...' Andiamo! Pastore può essere la mia carriera professionale, il giudizio degli altri, i miei appetiti, i miei sentimenti... se guardiamo bene scopriamo che dietro ogni nostra azione esiste qualcosa o qualcuno che ci ispira. Spesso, troppo spesso, siamo condotti dai bisogni suscitati dal mercato: cerco di apparire più piacevole, di essere più alla moda, di farmi accettare. E' normale, in parte giusto. Ma ai discepoli, a coloro che sulla loro strada hanno incontrato il Risorto, a coloro che hanno superato la tristezza (ricordate? La gioia cristiana è una tristezza superata!), il Signore chiede di non seguire i falsi profeti, di saper distinguere le voci suadenti di chi la felicità la vende, di chi ti chiede adesione ad un sogno improbabile da chi la vita vera - in abbondanza - te la dona. Scherzo con i miei giovani (e ve l'ho già scritto): viviamo in un mondo in cui per essere felici basta poco, e sembra che tutti ne conoscano la via: bellezza, fisicità, intelligenza, salute, lavoro, soldi tanti soldi. Pensate che c'è gente che addirittura ci crede! Gente che passa la vita a dire che la ragione ultima della propria infelicità è il fatto di non essere sufficientemente magro o alto o di guadagnare poco. Sicuri?

Gesù pretende di conoscere il segreto della gioia, afferma di essere la porta attraverso cui passare per raggiungere la felicità vera.

A che ci serve un Papa?

Pregare per avere pastori secondo il cuore di Dio, come ci richiede la liturgia di oggi, significa chiedere al Signore di scegliere all'interno delle comunità persone che sappiano condurre all'unico Maestro, sufficientemente autentiche e trasparenti e innamorate di Dio da portare i fratelli verso l'unico Pastore. Questo compito specifico, costruire comunità, è affidato a chi condivide il sacerdozio ministeriale di Cristo, di chi consacra la propria vita a servizio del Vangelo a tempo pieno. Altri compiti sono richiesti ad ogni battezzato: rendere presente l'amore fedele di Dio verso l'umanità per le coppie, testimoniare i tempi ultimi per i religiosi consacrati, portare il segno dell'attesa per chi è solo.

Domani si apre il Conclave: ai Cardinali è chiesto di scegliere il nuovo Vescovo di Roma, successore di Pietro. Un compito delicato, non tanto per la politica della Chiesa o per chissà quali strani segreti intrallazzi che riempiono le cronache mondane, ma perché la scelta di Pietro è una scelta importante.

A che ci serve un Papa? La Chiesa ha lungamente riflettuto su questo, a partire dal Vangelo: a Pietro è chiesto di conservare la fede. La fede che gli apostoli e le prime comunità hanno vissuto e comunicato è la stessa fede che stiamo celebrando insieme oggi. Nessuno l'ha stravolta, cambiata, nessuno si è inventato nulla: dagli apostoli ad oggi, bene o male, è stato annunciato lo stesso Gesù. Questo è il ruolo di Pietro e degli apostoli: trasmettere la stessa fede.

Chi vi dice che le cose che vi scrivo sono vere? Chi garantisce voi e me dal fatto che ci siamo fatti un Gesù a nostra immagine e somiglianza? Chi può dire con assoluta verità che il Vangelo che leggiamo è il medesimo letto dalle prime comunità cristiane? Pietro e i suoi successori, in comunione con tutti gli apostoli. I legami che ci legano gli uni gli altri, legami resi visibili dalla comunione tra le Chiese attraverso i Vescovi, garantiscono il deposito della fede.

Preghiera

Che il Papa sia polacco o africano, simpatico o antipatico, poco importa: l'essenziale è che sia fedele al suo mandato. Preghiamo, amici, tutti i giorni, di cuore.

Lo Spirito si impadronisca dei cuori dei cardinali, li spinga verso la scelta giusta.

E preghiamo sin d'ora per il nuovo Vescovo di Roma, che dovrà prendere la croce deposta da Giovanni Paolo e condurre il gregge verso il Cristo Pastore.

Libri di Paolo Curtaz

 

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