TESTO Commento su Marco 12,13-17
Domenica che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno A) (27/08/2017)
Vangelo: Mc 12,13-17
13Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 17Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
Antioco Epifane attua una politica volta a introdurre una cultura dominante nell'Oriente Antico. Davanti a questa cultura dominante non tutti gli Ebrei sottostanno e i Maccabei presentano figure eroiche che testimoniano l'attaccamento alla tradizione dei padri.
Viviamo oggi una stessa situazione.
Una cultura dominante imposta che vuole estirpare ogni realtà.Alcuni mezzi di comunicazione sono oggi i nuovi Antioco Epifane. I cristiani europei sembrano timidi davanti alle enormità della cultura dominante.
Dio ci ha mostrato la verità, che è l'unica che non produce gli orrori delle ideologie: dalla ghigliottina ai campi di concentramento e agli aborti facili che sono le verità da temere e sono le stesse verità che animano oggi la cultura laicista. I cattolici hanno l'obbligo di affermare che l'incarnazione di Cristo non è stata inutile, e che Dio ha voluto rivelarsi in Gesù in modo definitivo Il cristiano ha il diritto-dovere di evangelizzare il mondo, senza paura. Non siamo timidi, siamo in missione per conto di Dio.
" Mi sarete testimoni». È la consegna che ci viene data non solo per la vita all'interno della comunità ecclesiale, ma anche e in particolare per la vita che tutti e ciascuno di noi conduciamo ogni giorno dentro la società in quel tessuto vivo che sono le nostre relazioni con gli altri, nei più diversi ambienti sociali. Ora è proprio nella nostra società che il “caso serio” dell'evangelizzazione e trasmissione della fede si presenta con tonalità ancora più gravi e più evidenti, perché qui l'essere cristiani e il vivere da cristiani sono messi a più dura prova.
Attenzione non ci è affatto lecito “fuggire il mondo”, come gravemente ci ammonisce il Concilio: «Il distacco, che si constata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo... Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna» (Gaudium et spes, 43).
Occorre coltivare uno sguardo sempre vigile per riconoscere, testimoniare e servire l'assoluto del Regno di Dio perché questo “assoluto” non è evasione o utopia, tutt'altro è illuminazione, spiegazione e compimento, nella loro verità più profonda, anche del mondo e della società. In tal senso i cristiani sono chiamati a essere “anima del mondo”.
Come afferma la Diocesi di Milano nel piano pastorale del 2003: «Il nostro essere dentro la società a servizio del Regno di Dio ci porta inevitabilmente a “confrontarci” - talvolta, addirittura, a “scontrarci” - con la “cultura dominante”. Inevitabilmente, perché la cultura stessa è l'imprescindibile habitat nel quale vive ogni persona... È proprio nella “cultura” dominante che noi siamo chiamati a far risuonare, come davvero propizi e decisivi per tutti, i valori e le esigenze del Regno di Dio» (n. 82).
Gesù ci offre una indicazione preziosa nel brano del Vangelo. Entriamoci con gradi diversi per trarre insegnamenti utili per la nostra vita. Gesù è assediato da nemici che vedono in Lui un soggetto pericoloso. I Farisei, osservanti meticolosi della Legge, erodiani, difensori di Roma, lo accerchiano con domande per trovare un fallo. La domanda di oggi ha un carattere politico. Sappiamo che i farisei si attaccheranno su una possibile disobbedienza a Roma di Gesù, che a loro dire si proclama Re, per farlo uccidere. Oggi gli chiedono i suoi avversari: "E' giusto pagare le tasse a Roma?".
A domanda diretta Gesù utilizza l'immagine di una moneta per mostrare che è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. Sulla moneta è rappresentato Cesare. Occorre dare a Dio quel che è di Dio. Cesare a sua volta creato anche Lui a immagine e somiglianza di Dio porta impresso il volto di Dio come ogni uomo. Quindi il potere politico risponde a Dio, principio e fine di ogni cosa.
Marco scrive il Vangelo nel 70 d.c. quando tra i cristiani serpeggiava l'idea che non era giusto pagare le tasse a Nerone. Ricordando questo evento Marco ci dice che il cristiano ha un dovere di osservare le leggi umane imposte dagli Stati per quanto riguarda il pagamento delle tasse. Un chiaro impegno per tutti anche per i cristiani di oggi. Ricordiamolo non pagare le tasse è colpa grave.
L'ammonimento di Gesù è al cristiano perché viva non in maniera disincarnata nel mondo, ma giocandosi nel contesto sociale in cui vive tenendo conto che agisce come cristiano e quindi discepolo di Gesù. Nell'impegno politico il cristiano ha responsabilità importanti affermare quei valori a cui non si può fare a meno, chiamati a vivere con una testimonianza che può andare anche controvento, ma ben radicata per non sbandare. Chiediamo ancora politici coraggiosi che sanno dimostrare agli uomini del nostro tempo scelte controcorrente sullo stile del Vangelo.
Concludo con frasi tratte da una lettera di La Pira:
"Questo non è il momento delle debolezze e delle incertezze, è il momento del coraggio affidato all'intelligenza vivificante e alla riflessione attenta e costruttiva. La polemica, ovunque, produce solo sterilità ed amarezza, sono d'accordo con te. Contro ogni furbizia e miopia, misuriamoci con i concreti problemi di ogni giorno senza mai perdere .di vista le mete spirituali e civili a cui ogni popolo ha diritto di tendere: recuperando al nostro tempo quell'ottimismo che la nostra concezione cristiana della vita ci consente, operando con piena lealtà e in spirito di servizio per il bene del nostro paese e del mondo intiero. «Spes contra spem» è tuttora il motto che deve guidare la nostra azione politica".