TESTO Entrare per la porta
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
IV Domenica di Pasqua (Anno A) (17/04/2005)
Vangelo: Gv 10,1-10
1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Nel Vangelo di oggi si intrecciano varie immagini, di cui le principali sono due: la porta e il pastore.
Fermiamo la nostra attenzione sulla prima. Gesù dice: "Io sono la porta". Che significa?
La metafora è impiegata con un duplice significato:
1. la porta attraverso la quale passa il pastore;
2. la porta attraverso la quale passano le pecore.
Il senso è evidentemente diverso. Nel primo caso Gesù afferma che chiunque voglia essere pastore delle pecore, deve essere in comunione con lui, altrimenti è un brigante. Nel secondo si dice che l'unico vero accesso alla salvezza, alla vita abbondante, è Gesù stesso.
Non dimentichiamo che il brano è il seguito dell'episodio del cieco nato, col conseguente scontro con le guide di Israele, che hanno deciso di espellere dalla comunità chi riconosce Gesù come Messia. Questi sacerdoti e farisei pretendono di essere pastori di Israele e scacciano il cieco guarito. Si vede chiaro che a loro delle pecore non interessa. Di fronte a un cieco nato che viene guarito non provano nessuna gioia, il loro interesse è il sabato. Hanno perso l'amore per le pecore e per la loro vita. Essi, dice il Signore, sono ciechi e guide cieche, che per di più pensano di vederci.
Di fronte a questo, Gesù rivendica di essere la vera e unica porta di accesso alla vita, alla salvezza. Entriamo per la porta, e lasciamoci guidare solo da chi entra per la porta, cioè da chi è in comunione con lui. Ecco il messaggio.
Siamo così all'immagine del pastore: è lui il vero e proprio pastore, l'unico. Di fronte a chi si presenta come pastore, punto di riferimento, guida, dobbiamo domandarci se "entra per la porta", se è uno attraverso il quale arriva la cura e l'amore del pastore unico, attraverso il quale egli si rende, sia pure imperfettamente, presente. Altrimenti non fidiamoci, non seguiamolo, si tratta di un brigante, che in vario modo mette le pecore a servizio di se stesso e dei propri interessi.
Signore, nostro unico pastore, mantienici in comunione con te e con chi ti rende presente oggi, per avere la vita abbondante che tu hai acquistato per noi con la tua pasqua di morte e risurrezione.
All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia ingresso nella vita, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:
Accogliendo l'insegnamento e la guida di Gesù, preghiamo come lui ci ha insegnato: