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TESTO Misericordia e salvezza sono universali

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/08/2017)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Assieme a Corazin e a Betzaida, Tiro e Sidone erano state citate fa Gesù come città modello di peccato e ostinata infedeltà a Dio, perché avevano rifiutato la salvezza. A loro Gesù aveva promesso una severa condanna (Mt 11, 21 - 22) e probabilmente per questo motivo adesso egli si mostra refrattario e reticente alle richieste di questa povera donna che inizia ad impetrare la grazia della liberazione della figlioletta. Si tratta di una donna pagana, di nazionalità Cananea, del tutto avulsa dal comune sentire della fede nell'unico Dio d'Israele. Avendo notato come i suoi connazionali avessero opposto rifiuto al dono di universale salvezza offerto da Dio adesso, mentre interagisce con questa donna supplichevole e implorante, prende atto di tale ostentata ripulsa, concepisce come impossibile che i Cananei possano meritare un favore divino dopo aver ostentato personale sufficienza e sicumera di fronte alla rivelazione di Dio. E di conseguenza mostra riluttanza verso questa povera donna, la cui figlia è tormentata dal demonio.

Quando finalmente la sventurata Cananea ha occasione di prostrarglisi ai piedi, Gesù come tutta risposta esclama: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini.” Un'espressione di deprezzamento e di distacco affermato verso coloro che si erano mostrati riluttati a qualsiasi riferimento di fede, simile ad un'altra parimenti perentoria: “Non date cose sante ai cani e non gettate le perle ai porci.”( Mt 7, 6). Non vale la pena cioè perdere il proprio tempo e sprecare le proprie risorse spirituali con coloro che si negano ad ascoltare o che mostrano indifferenza e affermata ostinazione contraria. I “cani” sono espressamente identificati con i pagani e i presunti sapienti, che rifiutano qualsiasi discorso sacrale e trascedente, in parole povere che si oppongono alla religione e al mistero del Dio rivelato. Poiché essi si autoescludono dalla salvezza, non resta che abbandonarli al loro stesso destino di impenitenti miscredenti, evitando di disperdere le cose sante con loro.

Questa donna però ha qualcosa di singolare che non è paragonabile alla comune mentalità del suo tempo. Nella sua risposta “anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni” dimostra una fede unica e incondizionata in un Salvatore universale, la cui Parola di salvezza, purché accolta e recepita, è capace comunque di incidere anche nella vita di ostinati non credenti. Gesù comprende che questa donna, sebbene pagana, crede e ripone la sua speranza in Colui che provvede anche ai “cani” loro malgrado, perché la sua misericordia non conosce limiti o confini etnici. Diceva San Francesco di Paola: “Chi non ha fede non può aver grazia” e a meritare a questa donna di essere ascoltata ed esaudita è appunto la fede che in lei alberga senza riserve.

Ai pagani basta infatti anche un decimo di quello che il Messia fa solitamente ai padroni Giudei per essere salvati. Certo, l'annuncio di salvezza è rivolto prima di tutto ai Giudei e all'Israele popolo prediletto di Dio con il quale abbiamo in comune una radice santa, ma ciò non esclude che anche i pagani e gli esponenti di ogni altra razza e cultura possano essere salvati e che Dio voglia estendere anche a loro il disegno di redenzione e di figliolanza. Sarà anzi una delle lezioni di Paolo a dimostrare che Dio non fa affatto discriminazioni fra popolo e popolo anche se chiamerà in causa in primo luogo gli Israeliti: l'apostolo paragonerà (Rm 11) infatti Israele ad un albero di ulivo a cui sono stati recisi alcuni rami per esserne innestati altri: sono stati cioè estromessi dalla salvezza i Giudei non convertiti, che hanno rifiutato l'annuncio, non vi hanno aderito. Tale rifiuto è stato tuttavia occasione per rivolgere l'azione missionaria di salvezza ai pagani e alle genti non Israelite, che non di rado hanno accolto la salvezza più degli stessi Israeliti. Alla fine si tornerà a parlare nuovamente ai Giudei e quando questi avranno ottenuto la vera fede ci prepareremo all'epilogo finale della nostra storia. La salvezza è destinata a tutti gli uomini di ogni provenienza e cultura etnica e Dio aspira da sempre che tutti gli uomini siano raggiunti dalla redenzione. Unica condizione è aderire consapevolmente e con fiducia e non è raro il caso che ad orientarci con l'esempio in tutto questo siano proprio le persone che definiamo “avulse”, “distaccate” e “non credenti”. Alla pari di questa donna pagana e Cananea, parecchie volte mostrano di vivere la vera fede coloro che non professano la nostra religione o che addirittura siano atei e non credenti. Il che non può che invitarci ad un serio esame di coscienza, a una revisione della nostra vita che si orienti secondo io monito di Isaia (I Lettura) a non deviare dalla retta condotta e a praticare la giustizia nel Signore,

. L'annuncio evangelico è rivolto a tutti anche se interpella per primi i pagani e approdano alla salvezza solamente coloro che vi aderiscono a cuore aperto, riponendo ogni speranza nelle parole del Signore e perseverando in esse per mezzo della fede, cioè dell'accoglienza libera e incondizionata. Che crede e agisce da credente, sarà salvato. Chi rifiuta deliberatamente la salvezza ha scavato da se stesso la propria fossa. Di queste e altre argomentazioni è stata capace una povera donna avente la figlia tormentata da un demonio, la cui saggezza e semplicità di cuore hanno dischiuso la mente di tanta gente alla verità sulla grazia di Dio. L'accoglienza della rivelazione del vero Dio e la fede nell'annuncio del Salvatore Gesù Cristo trasformano i "cani" in prediletti del Signore come nel caso di questa donna che è solamente un esempio di come Dio mostri misericordia verso tutti coloro che a lui si affidano. Lo stesso profeta Isaia ci ragguaglia del fatto che anche gli "stranieri" sono destinatari della salvezza mostrando l'universalità dell'amore di Dio nei confronti di chiunque sia disposto a credere e ad amare.

 

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