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TESTO Splende sul suo volto la gloria del Padre

don Walter Magni   Chiesa di Milano

Trasfigurazione del Signore (06/08/2017)

Vangelo: Mt 17, 1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

La liturgia di questa domenica dischiude ai nostri occhi il mistero della Trasfigurazione del Signore. Rivelazione luminosa e sfolgorante del mistero della Pasqua del Signore che viene anticipato su un alto monte a tre discepoli del Signore, alla presenza di Mosè e di Elia che “conversavano con Lui”.

“In disparte su un alto monte”
Sul monte ci porta anzitutto la testimonianza di coloro che hanno poi visto con i loro occhi e udito direttamente la voce di Dio: Pietro scriverà parole precise: “siamo stati testimoni oculari della Sua grandezza” e non solo: “noi l'abbiamo udita questa voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo. (2Pt 1,16-18). Com'era andata di fatto quella vicenda? Matteo ci ricorda oggi che Gesù “prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte su un alto monte”. Un alto monte, come già per tanti episodi della Scrittura. Come se la Bibbia fosse affascinata per le montagne, per le alture. Come luoghi privilegiati, particolarmente adatti per le grandi rivelazioni del mistero di Dio e della bellezza del Suo volto. Forse perché il monte più di ogni altro luogo sembra riuscire a toccare il cielo. Del resto è Dio che privilegia le alture e sempre più in alto ama condurre i Suoi. Gli stessi Aramei - si dice - progettavano di riuscire ad affrontare gli ebrei per vincerli attirandoli in pianura, perché erano convinti che “il loro Dio è un Dio dei monti” (1 Re 20,23). E anche Mosè ed Elia, che - come dice il Vangelo odierno - “conversavano con Lui”, sono dei montanari. Mosè sale sul Sinai per accogliere la Legge del Signore; mentre a Elia che si affretta verso l' Horeb “gli fu detto: ‘Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore'” (1 Re 19.11).

Trasfigurazione
E stando sul monte, a tutti si dischiude la possibilità di un'esperienza radicale e profonda: “una nube luminosa li avvolse con la sua ombra". Capita, infatti, che, camminando per qualche sentiero in alta montagna, di colpo una nube ti avvolga e continuando per il cammino d'improvviso la luce del sole rispunti più forte e abbagliate che mai. Non stai comandando al tempo, ma è il tempo che cambia attorno a te. È il mistero che mentre avanzi mette in atto una trasfigurazione. Noi, troppo spesso ossessionati dalla smania di voler cambiare, siamo introdotti al mistero di Colui che rimanendo sempre Se stesso per noi Si trasfigura. Più che cambiare conta anzitutto lasciar che si sprigioni da dentro di noi la verità più profonda che da sempre ci abita dentro. Quel giorno anche Gesù fu preso dal desiderio di lasciare che liberamente il mistero che Si portava dentro si sprigionasse. Ci sono, infatti, esperienze che ci trasfigurano, come l'incontro con Dio o la scoperta stessa dell'amore. Resti sempre te stesso, ma il tuo volto trasmette una luce nuova. Come la pelle del volto di Mosè che emetteva luce mentre scendeva dal Sinai (Es 34,29). Come anche il passo parallelo di Marco afferma delle vesti del Signore: “si trasfiguro davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime; nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle cosi bianche” (Mc 9,2-3). Una trasfigurazione che svela l'identità di Gesù: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). Trasfigurazione che potrebbe rivelare anche i nostri tratti più veri. Quasi Dio ci invitasse, trasfigurandoSi davanti a Suoi, ad avere il coraggio di sprigionare la verità che ci abita, l'identità più profonda che ci caratterizza.

Lo stupore di Pietro
E Pietro rimane affascinato, stupito: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. La cosa più bella che un amico può dirmi è proprio questa: sto bene con te. Perché tu mi comprendi, perché tu mi ascolti e così permetti che il miracolo anche in me avvenga e si dischiuda. Perché tu mi fai uscire. Hai permesso che venisse alla luce la mia parte più vera, il meglio di me, la mia parte più bella. Quella che stava rinserrata dentro ciascuno di noi, come in letargo, come addormentata. Perché il Vangelo viene per questo, viene come una primavera: porta il disgelo nei cuori, risveglia quella parte luminosa, sorridente, generosa e gioiosa che ci portiamo dentro. Lo stupore di Pietro: che bello qui! Non andiamo via... ci dice quella che è la nostra vocazione più profonda. Siamo chiamati tutti, infatti, a fare questa esperienza di trasfigurazione. Perché contemplando il Signore, veniamo trasformati in quella stessa immagine (2Cor 3, 17-18). Staniamo, snidiamo in noi e in ognuno la bellezza della luce, invece di fustigare le ombre! “Lascia che il meglio di te fuoriesca a servizio degli altri e per la gioia tua. Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici non importa, fa' il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici: non importa, realizzali. Il bene che fai verrà domani dimenticato. Non importa fa' il bene. L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii franco e onesto. Da' al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci. Non importa, da' il meglio di te” (M. Teresa di Calcutta).

 

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