TESTO La tua legge, Signore, è luce ai nostri occhi
don Walter Magni Chiesa di Milano
VII domenica dopo Pentecoste (Anno A) (23/07/2017)
Vangelo: Lc 13,22-30
22Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Il vangelo di questa domenica usa un'espressione inquietante: “sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Gesù è sempre stato inteso come uno che abbraccia, che accoglie, che perdona. Anzi, poco prima ci aveva regalato immagini di allargamento, di sconfinamento, paragonando il Suo regno a un granello di senape che cresce sino a diventare un albero grande, sempre pronto ad accogliere gli uccelli del cielo (Lc 13,18-19).
Non è questione di numeri
Gesù sta rispondendo a un tale che, forse turbato dallo stile aperto e innovativo del Vangelo di Gesù, si sentiva confuso ascoltando i Suoi discorsi. Alla luce di una lettura rabbinica restrittiva e rigida della salvezza ne fa, dunque, una questione quantitativa, di numeri: saranno molti? quanti saranno? Allora si salvano tutti? Domande che ritroviamo spesso nei ragionamenti di coloro che praticano la religione, dimenticando spesso di attingere e di alimentarsi alla radice della fede. Un amico scherzosamente mi diceva che se arrivando in paradiso si fosse trovato accanto a un noto criminale della malavita del quale mi faceva il nome, avrebbe preferito andarsene all'inferno! Se mai Gesù dovesse comparire al portale delle nostre chiese all'uscita e ci vedesse smarriti nei nostri ragionamenti alcolati a riguardo della salvezza, di certo ci ripeterebbe: smettila di fare certi ragionamenti, “ma sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Non è questione di numeri, ma di uno sforzo che ci è chiesto di fare, di un passaggio qualitativo che va compiuto. Senza perderci in ragionamenti inutili. Magari mettendoci involontariamente dalla parte di terroristi fondamentalisti, che, in nome di un Dio che non esiste, uccidono con violenza la povera gente, o assecondando l'interpretazione falsa dei Testimoni di Geova, che citando l'Apocalisse giungono a contare 144.000 segnati. (7,4). Cifra simbolica smentita da un versetto poco più avanti: “apparve una moltitudine immensa che nessuno poteva contare” (7,9).
Conta attraversare la porta.
Cos'è la porta stretta? La memoria va ad una pagina del Vangelo di Giovanni, dove Gesù dice: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo” (Gv 10,9). Porta e misura della salvezza è Gesù. Come non ricordare l'ampiezza dello sguardo di Gesù mentre ci canta le beatitudini? O le braccia di Lui crocifisso che vorrebbero abbracciare il mondo intero? Gesù usa un'espressione importante: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Cioè: “Lottate (agonízesthe) per entrare nella sala del banchetto attraverso la porta stretta”. Gesù è preoccupato di evidenziare la necessità, l'urgenza della lotta. Perché su questa nostra strada, stando dietro a Gesù, c'è una lotta da condurre. Una lotta dura, che è “il buon combattimento della fede” (1Tm 6,12) del quale parla anche Paolo. Nessuna illusione. Seguire Gesù ha un prezzo: costa fatica e impegno, richiede di combattere con le armi spirituali, a volte fino all'agonia, alla lotta davanti alla morte, come anche è stato per Gesù, che “imparò l'obbedienza dalle così che patì” (Eb 5,7). La porta stretta non vuole impedire l'entrata, ma rivela che solo chi sa lottare, solo chi sa che la meta è il regno di Dio, potrà oltrepassarla. Occorre perciò essere equipaggiati e vigilanti per arrivare in tempo, prima che quella piccola porta, ultima possibilità per i ritardatari, venga inesorabilmente chiusa, una volta calata la notte.
“Faccio voto di vastità”
A questo punto Gesù comincia a immaginare tutti coloro che potrebbero sostare davanti a quella porta sbarrata: “quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete abussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: ‘(...) voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!'”. Rievocando ancora l'immagine che lo indentifica con la porta del recinto, solo i ladri e i briganti non l'attraversano, cercando qualche altro passaggio per poter entrare a rubare e a distruggere (Gv 10,1). Anzi, Gesù diventa durissimo con gli ultraortodossi di ogni fede religiosa, abituati a sbandierare il trucco dell'appartenenza e del lasciapassare: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me...”. La porta invece si spalanca, s'allarga sino a sconfinare, con la moltitudine di coloro che si sono trovati al Suo seguito, anche senza saperlo. “Forse che Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche delle genti? Certo anche delle genti!”, ricorda l'Epistola ai Romani di questa liturgia. Alessandro Bergonzoni, un istrione del teatro, ha lanciato delle espressioni folgoranti: “L'ignoranza è bi-adesiva, attacca da tutte le parti”, e ancora: “Tra i credenti e i non credenti io scelgo gli incredibili. Io faccio voto di vastità” (A. Casati, la fede sottovoce, 2002). Che Dio ci aiuti ad essere fedeli al voto di vastità, sapendo guardare al mondo con gli occhi di Dio, come ci ha insegnato Gesù.