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TESTO Il binomio necessario

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/07/2017)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Si direbbe che gli alimenti e i prodotti della terra non siano tali e quali a quelli prodotti tanti anni or sono. Si consumano cibi congelati e scatolame intarsiato di conservanti, additivi e coloranti si aggiungono alle bevande e, sempre che non li consumiamo dopo averli raccolti da un terreno genuino, ortaggi, frutta e verdura vengono spesso trattati e sofisticati o comunque non sempre sono tali e quali li si raccoglie dalle piantagioni. Tante volte non sappiamo esattamente cosa stiamo ingerendo quando siamo a tavola e in tante città perfino l'acqua con cui si innaffiano le piante è densa di sostanze e minerali aggiunti. Per avere un saggio della vera natura incontaminata occorre recarsi nelle riserve naturali o nelle zone ancora intatte, dove l'opera dell'uomo non è ancora arrivata. Il mondo non è insomma lo stesso delle sue origini, ad accezione di piccole zone protette e salvaguardate e alcuni anni or sono leggevo in una rivista che anche l'organismo umano è ormai assuefatto, plasmato secondo un sistema al quale un ipotetico essere umano del 1800 non sarebbe in grado di sopravvivere. La natura in origine era pura e incontaminata, ma mentre l'uomo tende a manipolarla a proprio esclusivo vantaggio essa gli si ritorce a suo danno, inesorabilmente. Eppure al cospetto di Dio la creazione è sempre stata opera buona (Genesi) e al suo esordio il cosmo è stato anzi immagine della bontà e della misericordia di Dio.

Il libro della Sapienza parla della grandezza di Dio riscontrabile per via analogia attraverso l'armonia delle cose create, tutte predisposte in modo da trovarsi l'una in funzione dell'altra.

Nonostante la perversione umana tenda sempre a distruggere il mondo e per ciò stesso a rovinare anche la nostra stessa vita, Dio si mostra sempre Intelligenza ordinatrice, la Perfezione nelle piccole “imperfezioni”.

Gesù ci rassicura anch'egli di questo: la bontà e la misericordia di Dio superano le vanità dell'orgoglio umano e la sua tendenza a prevaricare su ogni cosa. Nella parabola del seme e della zizzania si esalta innanzitutto la potenzialità indiscussa di ciò che è piccolo e apparentemente irrilevante: ciò che noi consideriamo vano e secondario alla fine risulta essere di gran lunga più proficuo e più fruttuoso. Come nel caso del più piccolo fra tutti i semi che, affidato alla terra di un campo qualsiasi, dapprima minuscolo e insignificante, crescendo e sviluppandosi nel tempo diventa la pianta più consistente di tutte, al punto che gli uccelli cercano fra i suoi rami il proprio nido. Proprio in questo consiste il Regno di Dio: nella semplicità di uomini, situazioni, eventi in apparenza banali ma in realtà in grado di offrire il meglio di se stessi. Nell'umiltà di chi lavora nel silenzio accettando l'isolamento e il nascondimento, senza pretendere plausi e approvazioni, per apportare risultati proporzionati ai suoi talenti e alle sue capacità. Il Regno di Dio è infatti questione di opere (Paolo) e non di pochezza e vacuità nelle parole e proprio l'umiltà e la piccolezza garantiscono la concretezza e la qualità.

E tuttavia nella vigna del Signore vi è un ostacolo difficile da superare affinché il Regno di Dio possa prendere forma e instaurarsi e questo è dato dalla misticanza fra il “grano” e la “zizzania”, fra il bene e il male che imperversano nel mondo. La zizzania ci pervade e si insinua perfino in tutti gli anfratti e negli spigoli del nostro vissuto. Essa è entrata perfino nel nostro intimo al punto che inabita anche in me soggetto umano, che in me stesso reco il buon seme e la perfida semente sparsa. Ciascuno di noi porta in se stesso grano e zizzania e la lotta affinché il primo prevalga sulla seconda è notevole e continua. Grano e zizzania convivono nel mondo attorno a noi, nella società e nel sistema vigente e ci costringono a operare un serio discernimento prudente nelle nostre scelte, perché siamo in grado di riconoscere ciò che è buono e di rigettare ciò che è perfido e malvagio. Chi è il responsabile di questo perenne coacervo rovinoso?

"Un nemico ha fatto questo". Si tratta ovviamente del famoso "serpente antico", che l'Apocalisse identifica nel diavolo, detto anche Satana (Ap 12, 12 - 17). Il termine "diavolo" già dice tutto: etimologicamente significa "dividere" (dia - ballein) e appunto la divisione e le fazioni sono l'elemento portante della sua perfida azione nella nostra vita associata anche nelle comunissime circostanze del vissuto nelle quali il grano e la zizzania si confondono. Come pure nello spirito umano del soggetto combattuto in se stesso fra la volontà del bene e l'inclinazione verso il male.

E' opera del diavolo questa assurda divergenza latente che pervade la vita degli uomini, ma che non impedisce a Dio di rinnovare la sua misericordia nei nostri confronti sotto forma di pazienza e di attesa ad oltranza. Se infatti il male deve necessariamente convivere con il bene, Dio attende con pazienza indefinita che l'uomo si decida per il “grano” e con la sua scelta getti al fuoco la sua zizzania. L'epilogo finale della nostra storia verso il quale siamo tutti diretti esalterà alla fine la vittoria del bene sul male, ma in questo frattempo Dio ci sostiene nella lotta di bonifica del nostro terreno. Ci esorta e ci incoraggia al discernimento, al coraggio e alla vigilanza contro le tentazioni; ci incute fiducia che l'opera del maligno, seppure costituisce la nostra sfida quotidiana non prevarrà sulla indiscussa onnipotenza di Dio.

 

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