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TESTO O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra

don Walter Magni   Chiesa di Milano

VI domenica dopo Pentecoste (Anno A) (16/07/2017)

Vangelo: Lc 6,20-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,20-31

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

21Beati voi, che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete,

perché riderete.

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

25Guai a voi, che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,

perché sarete nel dolore e piangerete.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.

La Parola di Dio oggi ci ricorda che siamo tutti degli inguaribili cercatori del volto di Dio. Qualcuno ricorderà le parole dell'Innominato, il feroce e potente assassino descritto da A. Manzoni ne I promessi sposi. Incontrando il cardinale Federigo Borromeo, questi gli dice: "Dio v'ha toccato il cuore, e vuol farvi suo". E l'Innominato risponde: "Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov'è questo Dio?". Certo: dov'è questo Dio? Se lo potessi vedere!

Intravvedere Dio
Nella prima lettura della liturgia odierna Mosè chiede a Dio di poter vedere la Sua Gloria. Di contemplare la bellezza e la luminosità del Suo volto. Un desiderio antico, interpretato in maniere diverse da tutte le religioni di questo mondo. Come dice, ad esempio, il salmo 27: "Il mio cuore ripete il tuo invito: ‘Cercate il mio volto!'. Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto" (vv 7-8). E Dio risponde a Mosè dicendo: faccio passare davanti a te tutto il mio splendore, "ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo (...). Vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere". Dunque, il libro dell'Esodo ci aiuta a raggiungere una prima convinzione: possiamo sentire Dio che ci parla, possiamo anche intuire qualcosa di Dio, intravederLo di spalle, ma vederLo in faccia, nella Sua pienezza, nella Sua verità più profonda, questo non è possibile. Una convinzione biblica che il Vangelo di Giovanni ribadisce, con una aggiunta importante: "Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere" (Gv 1,18). I grandi spiriti religiosi, i mistici, col desiderio ardente di vedere Dio ci hanno anche insegnato a coltivare, con umiltà e discrezione, un senso profondo del timore di Dio. "Quanti fraintendimenti - pensate - quante presunzioni, quante ingenuità, quante condanne, quante crociate avremmo evitato, se ci avesse accompagnato questa convinzione profonda che di Dio vediamo solo le spalle. Che Dio nessuno mai l'ha visto" (A. Casati, Che cos'è Dio? 2/5/2017).

Vedere in Dio
Scriveva una mistica ebrea, morta in campo di concentramento: "Un pozzo molto profondo è dentro di me, e Dio c'è, in quel pozzo. A volte il pozzo è coperto da sabbia e sassi, e allora bisogna che di nuovo lo dissotterri" (H. Hillesum). Dio Si rispecchia nelle profondità della mia esistenza. Non siamo stati forse creati a Sua immagine e somiglianza (Gn 1,27)? Tuttavia, nel racconto delle beatitudini Gesù ci ricorda che i puri di cuore vedranno Dio (Mt 5,8). E Giovanni, nella sua prima lettera, continua dicendo: "Chiunque ha questa speranza in sé, purifica se stesso, come egli è puro" (1 Gv 3, 3). Chi ha fortemente in sé il desiderio di vedere Dio, se solo purifica il proprio cuore e pulisce l'occhio del suo cuore, avrà la grazia di vedere Dio perché da Gesù in avanti Dio stesso si è fatto vedere. Se noi non vediamo ancora Dio, è perché impuro, possessivo e improprio è il nostro sguardo sulle cose, sulla storia e sulla vita degli uomini che ci stanno intorno. Appartenendo a un'epoca che tende a dimenticare cos'è uno sguardo gratuito e contemplativo, ci siamo abituati a stare alla superficie delle cose, all'immagine, alla prima impressione. L'altro non appartiene anzitutto a una dimensione che ci precede e ci trascende. È piuttosto il risultato dei nostri pregiudizi e delle nostre più immediate precomprensioni. Il cardinale Martini, quando ci parlava della lectio divina all'inizio di un corso di esercizi spirituali, identificava l'orazione (oratio) come il momento nel quale ci si esercita a entrare nel mondo di Dio, collocando la storia degli uomini nella luce di Dio, nello sguardo di Dio. Come canta il salmo 35: "È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce" (v. 10).

Vedere come Dio
La pagina di Vangelo della liturgia odierna ci indica una strada infallibile per vedere Dio: metterci anzitutto dalla parte di Gesù e imparare a guardare il mondo come lo vede Lui. Inizia così la pagina delle beatitudini di Luca: Il Signore Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli...". Gesù vede anzitutto i Suoi discepoli. E li vede così come sono: poveri, affamati, capaci di pianto e disponibili alla persecuzione per causa Sua: "Beati voi, che siete poveri, (...), che ora avete fame, (...), che ora piangete (...) quando vi perseguiteranno". E così Gesù vede anche noi, ben oltre i titoli dei quali ci fregiamo e i paludamenti che ci coprono. "Dio passa attraverso le ferite" (E. Mounier). Dio ci raggiunge nelle nostre ferite e non sa cosa fare dei nostri lifting. Dobbiamo cominciare a deporre la maschera stando davanti allo sguardo di Dio. Accettando che Dio ci voglia bene così come siamo, senza se e senza ma. Accettando che da dentro le nostre povertà, certe nostre miserie, ci venga regalata una reale possibilità di riscatto. Un sussulto di speranza che nasce dal lasciarci prendere per mano da Lui, che vede la beatitudine là dove il mondo vedrebbe inesorabilmente la fine e la disgrazia. È giunto il momento per "denunciare ai nostri contemporanei la miopia del contentarsi di tutto ciò che è meno di Dio, di tutto quanto può divenire idolo. Dio è più grande del nostro cuore, Dio sta oltre la notte. Egli è nel silenzio che ci turba davanti alla morte e alla fine di ogni grandezza umana; è nel bisogno di giustizia e di amore che ci portiamo dentro; è il Mistero santo del Totalmente Altro, nostalgia di perfetta e consumata giustizia, di riconciliazione, di pace" (C. M. Martini, Ritrovare sé stessi).

 

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