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don Luciano Cantini   Home Page

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/07/2017)

Vangelo: Mt 10,37-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Chi ama padre o madre
Il primo dei comandamenti che riguardano l'uomo, prima di una lunga lista di proibizioni, chiede di onorare il padre e la madre; la famiglia è nucleo portante del popolo d'Israele, centro di ogni attività anche quella religiosa, almeno finché non è il tempio di Gerusalemme a imporsi su una più modesta liturgia di tipo familiare. Il Vangelo non è una sommatoria di regole o norme da seguire, c'è un solo comando non troppo perentorio che ha le sue conseguenze: seguimi (Mt 8,22; 9,9; 19,21).
Nella sequela proposta dal Signore echeggia l'assoluto di Dio tanto da creare un nuovo tipo di parentela: stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»(Mt 12,49-50).
La sapienza degli affetti che non si comprano e non si vendono è la dote migliore del genio famigliare. Proprio in famiglia impariamo a crescere in quell'atmosfera di sapienza degli affetti. La loro "grammatica" si impara lì, altrimenti è ben difficile impararla. Ed è proprio questo il linguaggio attraverso il quale Dio si fa comprendere da tutti (Papa Francesco, 02.09.15).
La famiglia è talmente essenziale che ci permette, nell'esperienza di relazioni intense, di comprendere il senso della relazione trinitaria e ci fa scoprire la dimensione della paternità di Dio.
Gesù non squalifica o deprezza la relazione umana all'interno della famiglia per privilegiare la relazione con Dio, tutt'altro; ci dice, invece, che la relazione dei suoi discepoli tra loro e con lui dev'essere più intensa di quella che sperimentiamo in famiglia.
La forte affettività che lega tra di loro i membri di una famiglia diventa il termine di paragone, per quanto sia elevato è il punto più basso da cui salire per scoprire il senso profondo dell'essere Chiesa e diventare quello che siamo: siamo un solo corpo in Cristo (Rm 12,5)

Chi avrà tenuto per sé la propria vita
Gesù è vissuto per gli altri, tutta la sua esistenza è stato un dono, ha donato parole, gesti, dignità, futuro, ha vissuto per coloro che ha incontrato, per coloro che ha scelto, per coloro che lo hanno conosciuto e per quelli che non lo conosceranno mai. Gesù ha lasciato che la sua vita andasse allo sbaraglio, rimanesse esposta, offerta, messa a repentaglio, fino a dono totale della vita sulla croce. Seguire Gesù coincide col prendere la croce su di sé. Non si tratta di sopportare le vicissitudini avverse della vita ma condividere il Suo progetto affinché penetri la storia dell'umanità attraverso la nostra esperienza e il nostro dono. La croce più che essere il luogo del patimento e della sofferenza è simbolo di amore incondizionato. Prendere la propria croce ha il significato di amare incondizionatamente .
La vita cristiana non è una vita autoreferenziale; è una vita che esce da se stessa per darsi agli altri. È un dono, è amore, e l'amore non torna su se stesso, non è egoista: si dà (Papa Francesco 11.09.14)

un solo bicchiere d'acqua fresca
Chiedere di prendere su di sé, di scegliere la croce e poi portare ad esempio l'offerta di un solo bicchiere di acqua fresca sembra un ossimoro, prima si chiede il tutto e poi si fa l'esempio del nulla o quasi. Eppure ambedue i gesti appartengono allo stesso movimento nella medesima direzione. Il dono totale della vita non è un gesto eroico, estremo, straordinario ma la sommatoria di tanti bicchieri di acqua fresca offerti con amore. L'acqua fresca non è quella del supermercato tenuta in frigo, è quella attinta al pozzo di buon mattino e conservata in otri di terracotta che trasudando mantiene una temperatura fresca, è un'acqua impreziosita dalla fatica, dalla cura, dalla attenzione. È un'acqua col cuore.
Gesù ci offre la pedagogia dei piccoli gesti, quelli che sembrano insignificanti che invece sono pieni di significati; quelli che non chiedono l'eroismo del tutto e subito, ma la fatica della quotidianità che mi educa e mi fa crescere nelle relazioni, che sposta il baricentro delle mie attenzioni da me verso l'altro, proprio come l'offerta di un bicchiere di acqua fresca o lo spezzare il pane.

 

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