TESTO Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto
don Walter Magni Chiesa di Milano
VI domenica T. Pasqua (Anno A) (21/05/2017)
Vangelo: Gv 14,25-29
«25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Il Vangelo di oggi ci assicura che non riusciremmo a comprendere da credenti la resurrezione di Gesù se non entrasse in azione lo Spirito santo. Gesù lo dice chiaramente ai Suoi discepoli, nel contesto dell'Ultima cena, in un momento di grande intimità con ciascuno di loro: lo Spirito santo "vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto".
Gesù e lo Spirito santo
San Paolo pochi anni dopo dirà la stessa cosa: "Nessuno può dire: ‘Gesù è il Signore', se non sotto l'azione dello Spirito" (I Cor 12,3). Nessuno può dire che Gesù è il Signore della vita, è il Risorto se non è lo Spirito santo a suggerglielo. E la stessa cosa vale anche in rapporto al Padre: è Dio, infatti, che "ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre" (Gal 4,6). Ed è sempre l'azione dello Spirito che sta all'inizio di Gesù in Maria Sua madre, come anche recitiamo nel credo: "e fu concepito per opera di Spirito santo". E nessuno potrebbe afferrare il senso delle Beatitudini di Gesù e tutti i Suoi discorsi, i segni e i miracoli da Lui compiuti, se l'aiuto dello Spirito santo. Sullo sfondo di un amore trinitario dove uno dice l'altro, Gesù parla dello Spirito, mentre lo Spirito te Lo spiega. Di Lui, dice il Vangelo di oggi, ci insegna "ogni cosa", riportando alla nostra memoria "tutto ciò" che ci aveva detto. La stessa Eucaristia che celebriamo è memoria spirituale di Gesù. E' memoriale appunto. La Chiesa l'avrà pure adornata e magari anche affaticata con le sue liturgie, ma al momento centrale della consacrazione, il celebrante riconosce ancora una volta che è sempre lo Spirito santo in azione: "manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore" (Preghiera eucaristica III).
"Vi lascio la pace"
Così diventa chiaramente pasquale anche il richiamo alla pace da parte di Gesù: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi". Il dono della Sua pace ritorna spesso nelle apparizioni del Risorto. La sera di Pasqua si dice che "venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!'" (Gv 20,19). Lo stesso si ripete otto giorni dopo, presente anche Tommaso: "Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!'" (Gv 20,26).
Viviamo in un mondo che non conosce pace. E se mai fossimo in pace noi, di certo in qualche altra parte del mondo c'è sempre una guerra in atto. Magari una terza guerra mondiale "a pezzi", come dice papa Francesco; o comunque una qualche forma di guerra sempre più tecnologicamente sofisticata e subdola. Come dovesse scoppiare da un momento all'altro, in modo irreparabile. E mentre Gesù ci ripete "vi lascio la pace, vi do la mia pace", sentiamo tutta la nostra incapacità e fronteggiare lo spirito malvagio e guerriero di questo mondo. Come superare il contrasto tra la pace di Gesù e quella effimera di questo mondo? Gesù ce lo dimostra dall'alto della croce. Dopo che aveva dato un alto grido, si dice che "emise lo Spirito" (Gv 19,30). Per regalare ancora pace al mondo non ci resta che guardare a Gesù crocifisso. Guardando a Lui intuiamo cosa significa fare pace, pregare per la pace, offrire la vita per la pace. Perché "una pace senza croce non è la pace di Gesù; è una pace che si può comprare. Possiamo fabbricarla noi. Ma non dura. Finisce subito" (S. Marta, 16/5/2017).
"Vi do la mia pace"
Tonino Bello afferma che non siamo più abituati a interpretare la pace in modo dinamico. Raramente sentiamo dire: "Quell'uomo si affatica in pace" o "lotta in pace". Più consuete sono invece espressioni come: "siediti in pace", "sta in pace". Una pace che "ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante. Più il comfort del salotto che i pericoli della strada". Eppure la pace che Gesù ci ha insegnato è frutto di impegno. Chiede lotta e tenacia. Comporta incomprensioni e sacrifici. Passa inevitabilmente attraverso la croce. Il filosofo E. Lévinas, definiva l'agàpe, l'amore che Gesù ci ha insegnato: "l'esodo da sé senza più ritorno". E' nel dono continuo di sé che nasce la pace vera, quella che Gesù chiama "la mia pace". Per questo è urgente rinnovare la nostra familiarità con lo Spirito santo perché ci riporti alla verità di Gesù. Affidandoci a lui, senza riserve: "Affidarsi allo Spirito significa riconoscere che in tutti i settori arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca né seminarlo, né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, seguirlo. Anche nel buio del nostro tempo, lo Spirito c'è e non si è mai perso d'animo: al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge, arriva là dove mai avremmo immaginato" (C.M. Martini). Di problemi ne avremo sempre, consapevoli che spesso molti non avranno mai una risoluzione immediata. Perché non possiamo perdere la speranza? Perché lo Spirito santo è sempre in azione, suggerendo ancora al nostro cuore le parole di infinita tenerezza di Gesù: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore".