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TESTO Il Signore e' il mio pastore: non manco di nulla (184)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (06/03/2005)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Per comprendere la parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (1 Sam 16,1.4.6-7.10-13) racconta un'altra grande pagina della storia di Alleanza: la consacrazione regale di Davide. Samuele viene mandato a Betlemme perché Dio uno ha scelto dei figli di Iesse come nuovo re al posto di Saul. Samuele vede passare davanti tutti i figli di Iesse, cominciando dal più grande, e forte. Sarà invece il piccolo Davide, che era fuori al pascolo, a ricevere l'unzione. Lo Spirito di Dio lo rende capace di vivere questa missione: da pastore di greggi a pastore-guida del popolo eletto. Il vangelo (Gv 9,1-41) presenta Gesù che guarisce un uomo nato cieco, e mostra che lui è "la luce del mondo", e chi segue lui riceve "la luce della vita" (dal canto al Vangelo). Una luce non solo fisica, ma spirituale: dalla guarigione il cieco arriva alla fede, e dichiara davanti a Gesù: "Io credo, Signore!", senza preoccuparsi delle diverse, e contrapposte, idee su Gesù.

Salmo 22

Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca,
mi guida per il giusto cammino,

per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male,
perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.

Il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore

per lunghissimi anni.

Non solo Davide, ma tanta altra gente viveva con il lavoro del pastore. Conosceva bene l'impegno e l'attività instancabile del pastore per assicurare al gregge pascoli erbosi, acque tranquille, sentieri sicuri, difesa da animali feroci.

Per questo era facile usare l'immagine del pastore per presentare l'opera di Dio che si prende cura del suo popolo. Anche Gesù si presenterà come il pastore, quello buono, che dà la vita per il gregge e va in cerca della pecora che si era persa.

Altra immagine di sicurezza è ricordata nel banchetto di festa anche se attorno ci sono i nemici. La protezione di Dio rinfranca, rassicura tanto che si può preparare una mensa abbondante - il mio calice trabocca - davanti al nemico schierato per la battaglia.

Stare con Dio è il dono più atteso; capace di dare gioia per tutti i giorni della vita, giorni in questo modo accompagnati da felicità e grazia.

Un commento per ragazzi

Succede anche in famiglia quando ci sono tifosi di diverse squadre. Possiamo essere tutti felici se le nostre squadre vincono; quando invece c'è lo scontro diretto va a finire che qualcuno è soddisfatto e altri molto meno. Così le discussioni continuano per giorni: ognuno deciso a sottolineare e ribadire le sue idee; ognuno convinto che la squadra che meritava la vittoria era la sua. E il clima della famiglia rischia di diventare troppo teso.

Qui il problema non è un risultato sportivo, quanto piuttosto prima la malattia e poi guarigione del cieco, e soprattutto chi è l'uomo che lo "avrebbe" guarito. La malattia fin dalla nascita è colpa del cieco, dei genitori o cosa? Per Gesù la malattia, ma soprattutto la guarigione, è una buona occasione per manifestare l'amore di Dio, e soprattutto mostrasi a tutti come la luce del mondo.

Quando l'uomo viene guarito si accende un'altra discussione: è lui, o uno che gli assomiglia? Che vuol dire: lo ha guarito veramente, o si tratta di un sosia, e quindi non c'è alcuna guarigione?

Altro motivo di scontro, che accende una "tifoseria": il giorno in cui sarebbe avvenuto il miracolo, il sabato. Sabato, ovvero giorno di riposo, e quindi era proibito un lavoro come spalmare del fango sugli occhi del cieco. Non importa se adesso ci vede. "Non si doveva fare" dicono, i farisei. Di conseguenza Gesù è un peccatore, perché lavora di sabato. Ma se è un peccatore – controbattono gli altri – perché Dio lo avrebbe guarito, se veramente ora il cieco non è più tale? I genitori del cieco, costretti a prendere posizione, si dichiarano estranei al fatto, affermando che è loro figlio, è nato cieco, ma poi non sanno più nulla e si chiamano fuori. Il cieco invece dopo aver riacquistato la vista comincia un cammino progressivo che lo porta alla fede. Come uno che non aveva mai seguito lo sport, ma dopo quella partita comincia a interessarsi e diventa un vero tifoso.

Prima accetta che Gesù sia un profeta. Per lo meno gli ha fatto del bene: se poi sia un peccatore, questo non importa; ciò che conta è che adesso lui ci vede. Infine, dall'incontro diretto e dal dialogo con Gesù (ripensiamo all'invito "ascoltatelo") nasce la fede: "Io credo, Signore!". E qui "Signore" non è solo un termine educato per rivolgersi a una persona di cui si ignora il nome. Esprime la fede pasquale, anticipata dalla trasfigurazione: Gesù è il Signore!

Giochiamo una partita importante, facendo i conti con altri che non la pensano come noi, che provano gusto mettere in dubbio le nostre affermazioni. Ma qui non si tratta di risultati sportivi e di tifoseria. Si tratta della fede, e di aderire a Gesù, diventare la sua squadra, giocare con lui la grande partita della vita.

Fra qualche settimana nella veglia pasquale diremo anche noi la nostra fede, rinnovando l'adesione e le promesse del battesimo, dono che abbiamo da tanto tempo.

Il cammino della quaresima può assomigliare al cammino del cieco: progressivamente ci porta a dichiararci per Cristo, e vivere per lui, a vedere il volto di Dio Padre.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, a volte in chiesa siamo interrogati sulla nostra fede, rinnoviamo le promesse battesimali. Ed è facile dire "Credo".

Altre volte è la vita quotidiana che ci domanda delle risposte, certamente più impegnative. Si tratta di aiutare gli altri, perdonare chi ci ha offesi, collaborare senza fare distinzioni, ascoltare veramente i genitori. Ci è chiesto di scegliere ciò che tu ci proponi: vivere nella sincerità e lealtà, vivere con purezza di cuore, crescere "in sapienza e grazia", così come facevi tu, o Signore, che ci liberi dall'oscurità del peccato per darci la tua luce. Aiutaci a dare delle risposte vere, che arricchiscono la vita.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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