TESTO Tutto è vostro
VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/02/2017)
Vangelo: Mt 5,38-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Che siete voi
La povera comunità di Corinto deve ancora crescere - ma domandiamoci se quella lontana esperienza non trova radici anche tra noi - perché la dimensione umana "carnale" ha il sopravvento nelle relazioni tra cristiani: Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana? (1Cor 3,3). Paolo propone una idea semplice, quella di una costruzione fatta di materiali diversissimi tra loro - si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia (1 Cor 3,12) - realizzata da persone diverse ma con un unico fondamento che è Gesù Cristo (1 Cor 3,11). Cristo Crocifisso non è un personaggio da venerare, una idea da custodire o una figura mitologica da difendere, ma il dono di un Dio che si è fatto prossimo all'uomo il cui insegnamento sta nel fallimento umano; su quel fallimento Dio ha costruito la sua Chiesa: la parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio (1 Cor 1,18).
Paolo però non immagina un edificio di qualsiasi genere ma il Tempio di Dio. Così come il Tempio di Gerusalemme è il luogo scelto da Dio per essere segno della Sua presenza (Shekhinàh) così la Comunità dei credenti è l'abitazione dello Spirito di Dio. Quello che Paolo vuole sottolineare è che la presenza di Dio non è determinata da quello o l'altro costruttore, né da quel materiale piuttosto che l'altro ma dalla Comunità in quanto tale che si mantiene ancorata saldamente al mistero della Croce: Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1Cor 1,25).
Nessuno si illuda
Non c'è da farsi illusioni il Vangelo non ha bisogno della sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo (1 Cor 1,17); Dio non lo troviamo alla fine di bel ragionamento teologico, neppure dopo una accurata esegesi biblica, neanche al termine di una conferenza sulla filosofia, nemmeno dopo una argomentata disquisizione sulla morale. Se vogliamo incontrare Dio dobbiamo avvicinarsi al mistero della croce, là dove l'uomo fallisce, nel fallimento della vita sociale, nel fallimento della economia, della medicina, della giustizia, della politica. Dio dal cielo si china sui figli dell'uomo (Sal 53,3), ascolta il grido del povero e si fa talmente vicino dal confondersi con lui «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me»(Mt 25,40)
Voi siete di Cristo
Nel parlare di Dio nessuno può appropriarsene, nessuno possiede la verità tutti siamo in cammino, mossi dallo Spirito verso la verità tutta intera (Gv 15,12).
Quante volte oggi sentiamo dire: "...la nostra parrocchia, il nostro gruppo..., spesso per contrapporsi alla parrocchia o al gruppo degli altri, ma anche l'altra chiesa o l'altra religione, come se noi possedessimo un qualche certificato di garanzia. Noi non possediamo nessuna garanzia, possiamo solo affermare di essere forti della Fede; lasciamo le certezze agli integralismi religiosi le cui conseguenze purtroppo conosciamo troppo bene e preghiamo per non cadere in quella tentazione.
Paolo ci regala un pensiero che descrive in modo mirabile le nostre ricchezze: tutto è vostro! Perché allora fissarci e lasciarci vincolare da questa o quella proprietà, da quella idea o da quel predicatore. Affermando che Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto ci appartiene, l'Apostolo ci dice che non possiamo lasciarci condizionare da nulla neppure da lui o dagli altri ministri, a noi appartiene il mondo e la storia. Non è il parroco, o il vescovo, quel teologo o quel movimento, neppure quel santo a cui sono particolarmente devoto che possono condizionare la nostra fede piuttosto è la comunità cristiana che dà senso ai suoi ministri e alle realtà che la circondano.
Non siamo seguaci di un bravo prete o di un biblista o di quel capo spirituale, anzi, sono nostri servi, appartengono a noi, come del resto tutto ciò che costituisce la nostra esistenza, il nostro mondo, compreso il futuro. Ma la condizione esaltante e liberate di tutto questo è che noi apparteniamo a Cristo - Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini! (1Cor 7,23) - e con Lui apparteniamo a Dio. Apparteniamo a Dio non come schiavi, soggiogati, sudditi, noi siamo di Dio per essere pienamente noi stessi: Cristo ci ha liberati per la libertà! (Gal 5,1)