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TESTO La tua verità, Signore, sia luce al mio cammino

don Walter Magni   Chiesa di Milano

VI domenica dopo Epifania (anno A) (12/02/2017)

Vangelo: Mt 12,9b-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 12,9b-21

9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga; 10ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». 11Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? 12Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». 13E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. 14Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

15Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16e impose loro di non divulgarlo, 17perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

18Ecco il mio servo, che io ho scelto;

il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.

Porrò il mio spirito sopra di lui

e annuncerà alle nazioni la giustizia.

19Non contesterà né griderà

né si udrà nelle piazze la sua voce.

20Non spezzerà una canna già incrinata,

non spegnerà una fiamma smorta,

finché non abbia fatto trionfare la giustizia;

21nel suo nome spereranno le nazioni.

Se ascolti con attenzione l'episodio di Gesù che guarisce l'uomo dalla mano inaridita comprendi che è più facile guarire una mano irrigidita che il cuore arido di certa gente. La sklerocardia, che rende il cuore duro e refrattario ad ogni rimedio, non sopporta lo sguardo sanante di Gesù. Fa pensare il fatto che dopo che i farisei avevano assistito a quella guarigione decidono di uccidere Gesù, e Lui, "avendolo saputo, si allontanò di là".

"È lecito guarire in giorno di sabato?"
Dunque, Gesù di sabato va alla sinagoga e Si trova davanti un uomo che ha una mano inaridita, paralizzata. Tra lo sguardo misericordioso e sanante di Gesù e quell'uomo subito s'intromettono alcuni farisei, che "per accusarlo, domandarono a Gesù: ‘È lecito guarire in giorno di sabato?'".
Decisivo a questo punto è chiarire chi vuoi guardare e cosa vuoi vedere. O, come Gesù, tieni fisso lo sguardo su quest'uomo, oppure guardi anche a Gesù, trascurando quest'uomo come i farisei, per i quali quest'uomo è solo un pretesto per andare contro Gesù. Per disquisire, invocando in modo malizioso leggi e principi, norme e casistiche cultuali e religiose. Gesù guarda in faccia con realismo un uomo. Di quest'uomo a quei farisei non interessa proprio nulla.
La risposta di Gesù è diretta e completa. Soprattutto non ammette repliche. In gioco c'è la vita di un uomo: "Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l'afferra e la tira fuori? Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene". La domanda pretestuosamente legale fatta dai farisei viene completamente ribaltata. La questione non è cosa è lecito fare o non fare, ma cosa comunque devi fare in giorno di sabato. Guardare all'uomo, metterlo al centro delle tue attenzioni e dei tuoi interessi più profondi: la sua salute, il suo benessere. Perché possa pure lui lavorare con le mani, accarezzare qualcuno, porgere qualcosa. Perché "il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato" (Mc 2,27)

"Molti lo seguirono"
Così si fronteggiano due gruppi: quello dei legalisti che si nascondono dietro la legge del riposo del sabato per correre poi a decretare la morte di Gesù - "uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire" - e il gruppo di coloro che scelgono di seguire Gesù. Infatti, "molti lo seguirono".
Sarà possibile anche a noi seguire Gesù su questa strada? Certamente. Imparando, ad esempio, lo stile di Gesù che anzitutto S'accorge e poi vede e infine agisce con determinazione. Saper guardare in faccia la gente con distensione e amorevolezza; mettersi in ascolto, sapendone intuire i bisogni più profondi. Prendendo le distanze dal sospetto, dalla paura del contatto e dell'incontro che ti compromette. Lasciando soprattutto che gli occhi s'incontrino, mentre i battiti del cuore s'accordano sullo stesso ritmo senza fine. Senza che la legge o la norma la faccia da padrona. Ho ascoltato con piacere un passaggio del discorso del Presidente Mattarella ad alcuni giovani magistrati: "Non bisogna smarrire mai il senso dei propri limiti, soprattutto istituzionali (...), rifuggite dal sottile condizionamento della percezione dell'importanza del proprio ruolo (...). Lo spirito critico verso sé stessi e l'arte del dubbio sorreggono sempre una decisione giusta" (Roma, 7/02/2017). Gesù non intendeva certo negare valore alla legge, con le sue norme e le sue attenzioni, ma rimettere al centro l'uomo, indirizzando la legge del sabato a servizio dell'uomo. "La gloria di Dio è che l'uomo viva" (Gloria dei vivens homo).

Il vero culto spirituale
San Paolo parlando del culto lo intende non come un dovere, ma come qualcosa di profondamente spirituale (culto spirituale): "questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio" (Rm 1,12). Quale culto spirituale andrebbe riaffermato in occasione del giorno del Signore? Imparare anzitutto da Gesù, che di sabato, cioè nel giorno del culto a Dio, guarisce un uomo. Domandandoci ad esempio quali guarigioni scaturiscono dai nostri riti, dalle nostre celebrazioni domenicali. Trovandoci tra preti spesso ritorna la lamentela circa il calo significativo di partecipazione alla messa domenicale. E mentre l'aver saltato la Messa è uno dei peccati più frequentemente accusati, in gioco c'è una questione più profonda: quando usciamo di chiesa la domenica ci siamo incontrati con Lui, ci siamo lasciati guarire da Lui qualche ferita, certe durezze del nostro cuore? Se tanta gente non frequenta più le nostre chiese non sarà forse per l'indurimento del nostro cuore? La contraddizione più tagliente del nostro celebrare la cena del Signore l'ha ben descritta con tragica ironia uno scrittore russo: "Si decise di festeggiare un uomo molto modesto. Soltanto alla fine del pranzo ci si accorse che ci si era dimenticati di invitare proprio lui, il festeggiato!" (A. Cekov)

 

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