TESTO Commento su Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11
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II Domenica di Quaresima (Anno A) (12/03/2017)
Vangelo: Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11
In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
La liturgia della seconda domenica di quaresima ci presenta la figura di Gesù trasfigurato che ha lo scopo di rafforzare la fede dei discepoli, mostrando loro ciò che Egli dovrà diventare con la resurrezione. Sul suo volto umano, per brevi istanti istanti risplende la luce abbagliante della Pasqua, oggetto di speranza ma prima c'è il Golgota (il monte del cranio) che gli si contrappone e che sconvolgerà i discepoli. Mosè ed Elia stanno accanto a Gesù: con la loro presenza, i due testimoni più significativi della Torà, dicono che, essendo apparso il Messia, atteso dalle genti, gli ultimi tempi si sono avvicinati. La voce del Padre che esce dalla nube, che tutti avvolge svela, come al battesimo, il segreto del figlio del falegname di Nazaret e al medesimo tempo invita ad ascoltarlo, non solo, ma anche ad accettare l'intrecciarsi della morte e della resurrezione, della gloria e della sofferenza.
Abramo è chiamato da Dio a compiere un atto di fede, per il quale sarà chiamato padre dei credenti. Dio gli chiede di abbandonare la città in cui abita, di rompere i legami più forti per andare incontro all'ignoto, come tutti gli emigranti di ieri e di oggi.
Abramo non fa domande, si adegua alla chiamata e ha fede nella benedizione promessa da Dio, parte verso un paese che gli sarà dato in eredità, va verso l'ignoto in tutti i sensi.
Noi, come Abramo saremo soggetto di benedizione se diventeremo fonte di speranza e di carità per i nostri fratelli. Per la nostra odierna società di increduli che crede solo ai propri sensi Abramo non sarebbe più chiamato il " cavaliere delle fede", ma nella migliore delle ipotesi il " sognatore dell'assurdo". Oggi ci si chiederebbe: "come è possibile che una persona ragionevole vada via dalla sua terra senza sapere dove va e a che cosa vada incontro solo per soddisfare un capriccio?". Noi, in quanto logici ben pensanti odierni, non riteniamo razionale abbandonare la certezza per affidarci a una voce che ci impone chi andare verso un ignoto dove.
Il Salmista alza la sua voce per glorificare la provvidenza di divina e contemplare il mistero di Dio: rettitudine, fedeltà, diritto e giustizia; la terra è percorsa dalla sua grazia. Per i cieli e gli abissi è sufficiente che egli parli e tutto esiste. Così la sua grandezza che noi ammiriamo si manifesta nella creazione e rimaniamo, con tutta la creazione in attesa del sicuro Tuo intervento perché " in te speriamo".
S. Paolo, esorta Timoteo, suo fedele collaboratore, a resistere nella lotta per l'annuncio del Vangelo, dono di Cristo per la salvezza e a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà. un altro motivo che deve incoraggiare Timoteo e noi è il dovere di riconoscenza che abbiamo nei riguardi di Dio per il beneficio della vocazione cristiana e dei vantaggi che ne derivano.
Lo spirito che Dio ci ha donato ci darà, al momento opportuno, la forza per annunciare la Buona Novella da proclamare a tutti, che Gesù di Nazaret ha distrutto la morte perché è risuscitato, come aveva promesso, il terzo giorno.
Crediamo fermamente a questo annuncio e anche noi trascorreremo una quaresima ricca di frutti.
Con la proclamazione del Vangelo odierno la liturgia della Chiesa Cattolica ci invita ad entrare nel dinamismo pasquale di Cristo, riassunto nel comando dato ai tre discepoli nello scendere dal monte Tabor: " Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti. Perché questi tre testimoni per eccellenza, che saranno ancora con lui nel Getsemani, devono stare zitti? La ragione, forse, va cercata nell'annuncio che del Figlio fa il Padre: il Regno di Dio è Gesù.
Sull'alto monte i discepoli contemplano un assaggio della gloria di Dio attraverso il trasfigurato e contemporaneamente percepiscono, anche senza esserne completamente consci, che in Gesù, grazie alla presenza di Mosè e di Elia, si compiono le Scritture. A noi, cittadini del XXI secolo se desideriamo essere partecipi del Regno dobbiamo ascoltare la Parola del Padre perché è il verbo di Dio la Shemà‘ Yisra‘ èl.
REVISIONE DI VITA
- Manifestiamo l'uno all'altro l'amore reciproco con sincerità?
- Parliamo con serenità delle difficoltà che incontriamo nella nostra relazione?
- Siamo capaci di ascolto senza adombrarci
Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari