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TESTO Commento su Mc 7, 32-34

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Venerdì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (10/02/2017)

Vangelo: Mc 7,31-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà»
Mc 7, 32-34

Come vivere questa Parola?

Gesù liberamente ha sconfinato in terra pagana a Tiro e Sidone per dire che la "lieta notizia" (vangelo della salvezza) non era affatto un bene destinato solo agli Israeliti.
Ora si dirige verso il mare di Galilea: in quella terra chiamata Decapoli che, con il nome stesso, indicava gli antichi luoghi abitati in quella regione.
È qui che conducono a Gesù un sordomuto, pregandolo di stendere la mano su di Lui: un antico gesto d'intercessione religiosa oltre che terapeutica.
Interessanti le modalità scelte da Gesù. Anzitutto porta il sordomuto in disparte; le meraviglie compiute da Dio infatti non chiedono mai di essere "spettacolo".
Poi le pone gli pone negli orecchi le dita, con la saliva gli tocca la lingua, impegnando così i propri sensi esterni a far da strumento per la guarigione del sordomuto, la cui lingua viene bagnata dalla saliva di Gesù. Che cosa mai c'è, a livello fisico, di meno comunicabile ad altri della propria saliva...?
Ma Gesù rompe schemi, anche a questo riguardo.
Ecco l'ultimo elemento fisico, che però ha già qualcosa di spirituale quanto alla capacità espressiva dello sguardo: la vista. Gesù leva gli occhi al cielo, e mette un sospiro indicativo dell'improba fatica di aprire ciò che ha già rapporto con una realtà spirituale (la possibilità di parlare) e pronuncia quella misteriosa parola: ‘Effata' cioè ‘apriti'.
Ultimo atto di questa scena: la dirompente gioia di colui che, guarito corre ad annunciare l'evento, mettendo in non cale la raccomandazione di tacere che Gesù gli ha imposto.

Ecco, Signore, proprio così! A volte, nella mia vita spirituale, io sono sorda muta e cieca. Mi capita di essere sorda alla Parola di Dio da ascoltare pregare e vivere. Di conseguenza sono muta sul piano della comunicazione viva e urgente di questa parola e sono cieca perché non vedo con la fede le fattezze di fratelli e sorelle nel prossimo.
Ti prego, dammi buona volontà di ascolto, dammi gioia nell'impegno di annunciare e anche sguardo rivolto come il tuo in Alto.
So che solo così i miei stessi sentimenti saranno strumento di evangelizzazione.

La voce di un "padre della chiesa" del nostro tempo
"Chiediamo a Dio che, tenendo lo sguardo fisso a Gesù, possiamo correre per la via della fede, così da avere il cuore aperto e la possibilità di compiere, anche noi piccoli, cose grandi agli occhi di Dio".
Card. Carlo Maria Martini

Sr Maria Pia Giudici FMA - info@sanbiagio.org

 

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