TESTO Commento su Atti 13,16-17.22-25
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Natale del Signore - Messa della Vigilia (25/12/2016)
Brano biblico: At 13,16-17.22-25
1Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
17In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; 25senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Collocazione del brano
Nel capitolo 13 degli Atti degli Apostoli Paolo comincia ufficialmente la sua attività di missionario. La comunità di Antiochia mentre stava celebrando il culto del Signore e digiunando, ebbe un messaggio da parte dello Spirito Santo che chiese che Barnaba e Saulo gli fossero riservati per l'opera a cui li aveva chiamati. Così i due partirono per Cipro. Dopo aver percorso tutta l'isola annunciando il Vangelo, si diressero a Perge, in Panfilia e poi ad Antiochia di Pisidia (che si trova sulla costa meridionale dell'attuale Turchia, prospicente a Cipro). Qui Paolo predicò nella sinagoga. E' la prima e l'ultima predicazione di Paolo davanti a un uditorio ebreo. Questa predicazione punta sulla croce e sul suo significato salvifico. La nostra lettura però si ferma alle prime battute, quando cioè Paolo ricapitola la storia di Israele, ricordando che Gesù è giunto al culmine di questa storia. Un testo che ben si adatta al Vangelo della genealogia e al clima della vigilia di Natale.
Lectio
Paolo, [giunto ad Antiòchia di Pisìdia, nella sinagoga]
Paolo e Barnaba una volta giunti ad Antiochia, si recarono in giorno di sabato nella sinagoga, come semplici uditori. La liturgia sinagogale prevedeva: la professione di fede, le intercessioni, le due letture dalla Legge e dai Profeti, un intervento libero da parte di uno dei presenti sul modello di un'omelia. I capi della sinagoga dopo le letture chiesero a Paolo e Barnaba se volessero dire qualcosa. Allora Paolo si alzò e cominciò a parlare.
16si alzò e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d'Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.
Nelle sinagoghe si poteva parlare stando seduti o anche in piedi, secondo l'uso degli oratori greci o romani. Il cenno con la mano è il gesto dell'oratore antico per chiedere silenzio. Egli si rivolge agli uomini di Israele e ai timorati di Dio, quindi nella sinagoga vi erano anche uomini pagani, ma simpatizzanti della religione israelitica.
17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via di là.
Il discorso di Paolo non parte da un brano biblico preciso, bensì premette al discorso su Gesù uno sguardo generale alla storia della salvezza nell'Antico Testamento. Per quanto riguarda la prima parte è del tutto simile al discorso di Stefano (At 7,2-53) poiché inizia con una rievocazione della storia sacra. Vediamo l'elezione di Israele, la sua crescita in Egitto, la sua liberazione. Paolo riassume tutto in poche battute (che troviamo nei versetti 18-22a e che la liturgia di oggi omette), poiché gli preme di arrivare a Davide e alla promessa messianica.
22b Poi suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri".
Dopo il fallimento di Saul, il Signore trova soddisfazione in Davide.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù.
Da Davide Paolo passa direttamente all'annuncio di Gesù. L'appartenenza di Gesù alla discendenza di Davide era uno dei punti ricorrenti della predicazione cristiana dei primi tempi. Gesù è già nel suo nome (Gesù= Dio salva) un salvatore per Israele.
24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele.
Paolo non dimentica la funzione introduttiva di Giovanni Battista, il battesimo di conversione per preparare Israele alla venuta del Cristo.
25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali"».
Anche Paolo mette dei limiti precisi alla funzione di Giovanni. Sul finire della sua missione, letteralmente la sua corsa, dice che dopo di lui sarebbe venuto uno più grande.
La nostra lettura si ferma qui, al ricordo delle promesse di Dio, all'ultimo profeta, Giovanni Battista. L'attesa di compirà con la messa di Mezzanotte in cui ancora per bocca di Paolo (nella lettera a Tito) sentiremo dire "E' apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini".
Meditiamo
- Puoi tracciare la storia della tua amicizia con Dio, il momento in cui ti sei sentito scelto, sei cresciuto in Lui, sei stato liberato dall'Egitto?
- Quali promesse compie la venuta di Gesù nella tua vita?