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TESTO Profughi e carichi del peccato del mondo

don Alberto Brignoli  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/01/2017)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Nel giorno dello Yom Kippur, cioè il "giorno dell'espiazione", il popolo ebraico offriva a Dio due capri, da sacrificare nel Tempio di Gerusalemme in espiazione dei propri peccati. Il sommo sacerdote estraeva a sorte tra i due capri. Il primo era immolato in sacrificio: il suo sangue era utilizzato per purificare il tempio e l'altare "profanati" dai peccati degli Israeliti. Il sommo sacerdote, poi, poneva le sue mani sulla testa del secondo capro e confessava i peccati del popolo di Israele; il capro veniva quindi condotto nel deserto, dove veniva precipitato da una rupe o dove sarebbe morto di stenti. I due capri erano detti "espiatori" perché contribuivano al rito di espiazione, portando via con sé, nel sacrificio o nel deserto, i peccati del popolo. Il termine "capro espiatorio" è entrato poi a far parte del lessico comune, per indicare qualcuno che (volontariamente o meno) paga per le colpe di tutti o di molti. Il primo dei due capri era quindi "espiatorio" attraverso il sacrificio del proprio sangue; il secondo era "espiatorio" perché caricava simbolicamente i peccati di tutti e li portava lontano, nel deserto.

In quell' "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo" con cui Giovanni Battista rimarrà famoso per i secoli (perché sarà la sua frase più caratteristica, quella con cui darà senso e compimento alla sua missione) i due capri espiatori diventano una sola realtà, una realtà "fatta persona" in Gesù Cristo; il quale, toglierà il peccato del mondo con due azioni, ovvero versando il suo sangue in sacrificio sull'altare della croce (e il motivo per cui Giovanni non lo definisce "capro" ma "agnello" non è solo per questione di nobiltà e dignità, ma perché indica in lui l'Agnello Pasquale, sacrificato per la nostra liberazione), e prendendo su di sé le colpe dell'umanità, portandole via, portandole "fuori dalla città", sul Golgota, perché siano crocifisse con lui.

E come avveniva nei capri espiatori, chiaramente non colpevoli del male del popolo, anche per Cristo l'aspetto della non colpevolezza, dell'innocenza, della morte subita ingiustamente come conseguenza del peccato del mondo, diviene "figura" di tante morti innocenti che, se non hanno la medesima efficacia salvifica della morte di Cristo, di certo hanno la stessa innocenza, di certo sono connotate dalla medesima "non-colpevolezza", e avvengono ingiustamente per le colpe che altri commettono senza ammetterlo, preferendo che qualcuno al posto loro se le addossi e se le porti via.

Oggi, in tutto il mondo, la Chiesa celebra la Giornata del Migrante e del Rifugiato. Nessuno di noi è così ingenuo da pensare che i 65 milioni di persone di tutto il mondo (di cui più della metà bambini) costrette ad abbandonare le loro terre e le loro abitazioni siano paragonabili al Cristo Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo; anzi, in molti casi loro stessi, volontariamente o involontariamente, diventano l'espressione del male che c'è nel mondo. Ma di certo possiamo dire che su di essi, sulle loro spalle, sulle loro vite, ricade buona parte del peccato del mondo, anche di quella parte del mondo dove viviamo noi, di quel mondo che tutto vuole fare meno che prendere sul serio, con intelligenza e cuore, i problemi della migrazione forzata. Certamente, c'è anche qualcuno che migra per scopi illeciti, per lasciarsi attrarre nelle maglie della criminalità e della violenza che offrono guadagni facili; qualcuno rimane anche vittima dell'ideologia fanatico-religiosa; di certo, nessuno migra per piacere, nessuno fugge dalla propria casa in fiamme per scelta personale, nessuno scappa da un paese dove ci si aspetta che piova acqua per irrigare e invece piovono bombe su case, chiese, scuole, ospedali, solo per il gusto di provare un'avventura nuova. Cercano una vita migliore, diversa, più stabile: non che non ci sia questa opportunità nei loro paesi, ma è proprio qui che ci accorgiamo di come essi portino sulle loro spalle il peccato del mondo e le sue conseguenze.

Tutti i paesi da cui provengono i migranti, chissà perché, sono tra i principali paesi produttori di petrolio del mondo; chissà perché, il loro petrolio lo vorrebbero vendere loro, ma siccome fa gola a molti altri, allora se lo accaparra chi ha più armi per sparare; chissà perché, tra i paesi che vogliono maggiormente il loro "oro nero" ci sono le due più grandi potenze mondiali; e chissà come mai queste non hanno mai smesso di farsi tra di loro la "guerra fredda" (anzi, addirittura ora cercano di farsi la corte), mentre in altri paesi la fanno "bollente" e bruciante.

E come se non bastasse, in cima a questo fardello di peccato del mondo che le popolazioni migranti sono obbligate a portare, carichiamo loro addosso pure il peso della nostra indifferenza, della nostra rabbia (spesso immotivata), del nostro pregiudizio verso chi ha il colore della pelle diverso dal nostro, dei nostri dotti sputasentenze che hanno già trovato la soluzione a tuti i problemi solo quando si trovano davanti alle telecamere, e poi spariscono. Il cristiano non ha soluzioni di fronte al peccato del mondo: per quello, ci pensa il suo Maestro, caricandolo su di sé ed eliminandolo sulla croce. Il cristiano ha solo il dovere di annunciare, con i fatti concreti, di aver compreso e conosciuto (come dice il Battista) che Gesù è veramente il Figlio di Dio: il suo messaggio di solidarietà, di accoglienza e di amore universale va dunque seguito e applicato, senza scuse e senza sconti.

 

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