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TESTO Smog a Gerusalemme

don Giovanni Berti

Epifania del Signore (06/01/2017)

Vangelo: Mt 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

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E' sempre più difficile oggi vedere bene le stelle, e per diversi motivi.

L'inquinamento luminoso delle nostre città unito al crescente inquinamento atmosferico rendono il cielo più spento ai nostri occhi. Ricordo bene le volte che mi sono ritrovato di notte in qualche rifugio in alta montagna in una notte limpida, fredda e senza luna, e rimanere incantato per la luminosità della volta celeste con le sue stelle, riuscendo a volte anche a vedere la Via Lattea.

Ma è anche la poca abitudine ad alzare gli occhi al cielo per la fretta a non farci trovare più il tempo per rimanere con calma a guardare il cielo, abituando pian piano gli occhi al buio della notte.

L'inquinamento luminoso, atmosferico e del nostro stile di vita, ci fa pian piano dimenticare la bellezza del cielo fisico che sta sopra di noi ma che richiama lo spazio infinito dentro di noi.

Questi magi, misteriosi personaggi fuori da ogni cornice della storia biblica, entrano nella scena con lo sguardo rivolto in alto, capaci di vedere le stelle e in particolare una, quella di Gesù. Secondo le tradizioni del tempo, ogni uomo quando veniva al mondo aveva la sua stella in cielo. Ed è questa stella, tra le migliaia che ricoprono la volta celeste, che i magi vedono e seguono. I magi rappresentano l'umanità tutta, senza alcuna distinzione di appartenenza culturale, religiosa, etnica. Rappresentano la capacità che c'è in ogni uomo di guardare in alto, verso Dio e verso l'immensità della vita umana.

Sembra davvero che sopra la loro città non ci sia quel velo di smog che impedisce di vedere le stelle, e riescono così a seguire quella giusta. Una cappa scura di smog aleggia invece pesantemente proprio sulla città santa, Gerusalemme, dove nonostante il Tempio e i suoi esperti religiosi, la stella di Gesù non viene vista. Non si vede ma sembra che nemmeno ci sia la preoccupazione di vederla. Il potere politico e quello religioso (Erode, i capi dei sacerdoti e gli scribi) non vogliono alzare lo guardo per riconoscere la venuta del Messia. E quando viene loro offerta la possibilità di farlo, con i magi che vengono proprio da loro, essi si chiudono in discussioni e finzioni. La stella di Gesù infatti non è sorta sopra Gerusalemme ma sopra un piccola città fuori dalle sacre mura.

Solo i magi proveranno la gioia di guardare il cielo riflesso negli occhi del bambino Gesù, e sperimentare la gioia di essere chiamati a una relazione speciale con Dio, offerta a tutti gli uomini e non solo a pochi eletti. L'unica cosa che viene chiesta, e non è cosa da poco, è saper guardare il alto e lasciarsi guidare dalle stelle, eliminando il più possibile l'inquinamento spirituale che ci impedisce di vedere e gioire del cielo che abbiamo dentro.

In questo nuovo anno che si è aperto con la violenza di una strage in una discoteca in Turchia, con l'infinita guerra in Siria, con la paura del terrorismo e la crisi economica che non vuole finire, lo sguardo fiducioso dei magi verso il cielo mi riempie di speranza e mi invita a fare altrettanto.

San Paolo nella lettera ai Colossesi al capitolo terzo scrive: "Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra...".

Pensare al cielo non significa estraniarsi dalla vita che viviamo, ma non farsi schiacciare da essa, perdendo slancio e speranza, cadendo poi nella paura.

Alzare lo sguardo significa non perdere di vista la grandezza della vita di Dio che si manifesta ("Epifania" significa proprio "manifestazione") realmente nel mondo e nella nostra vita. Anche noi come questi uomini venuti da chissà dove possiamo sentire Dio vicino (incenso della preghiera), possiamo far parte del suo Regno di amore (oro dei re) e coltivare una relazione da amanti e non da schiavi (mirra, il profumo della sposa).

Tutto questo è possibile per ogni uomo non solo per me. Quindi con ogni uomo, da qualsiasi luogo provenga, di qualsiasi razza e religione sia, posso entrare in relazione e condividere con lui l'incontro con Dio.

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