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TESTO Dio ci benedica con la luce del suo volto

don Walter Magni   Chiesa di Milano

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Ottava del Natale del Signore - Circoncisione del Signore (01/01/2017)

Vangelo: Lc 2,18-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,18-21

18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Mentre cerchiamo di festeggiare il passaggio da ciò che finisce a ciò che inizia, fissando la nostra attenzione sul trapasso da un anno a un altro, non lasciamoci sfuggire la grazia che sta dentro il fluire del tempo. Da quando Dio Si è fatto presente nella nostra storia, la Sua bellezza ci avvolge e ci colpisce ancora, continuamente.

La grazia della Sua presenza
Così, la grazia della Sua presenza ci aiuta semplicemente a ringraziare. Ringraziare per l'anno passato, ringraziarLo per questo presente, ringraziarLo per quanto sarà e per quello che siamo. Semplicemente ringraziare. Riconoscere la grazia della Sua presenza significa che Lui S'è reso presente innestandoSi nel tempo, dentro questa nostra vita. Senza pretendere nulla, senza imporci nulla. La Sua è semplicemente la grazia della presenza. Che non giudica, ma piuttosto ti prende per mano. Che sorride se ti riesce di cambiare qualcosa e ti incoraggia e ti invita a ritentare, se mai per lo scoraggiamento, ti venisse voglia di tirare i remi in barca. Per questo la grazia della Sua presenza ci potrebbe aiutare anche ad osare qualche buon proposito all'inizio di un anno. Non propositi ritagliati sugli altri. Ma a partire da noi, sapendo alzare lo sguardo. Diceva don Tonino Bello all'inizio di qualche anno fa: "Medita sulla bellezza. Ama la gente e il Signore. Unisci alle parole la vita. Ringrazia il cielo perché ci sei. Organizza la speranza". Che bello tornare a cercare la bellezza, che grazia grande poter riorganizzare la speranza!

Permesso, grazie, scusa
Ma potremmo anche cercare di tradurre nelle nostre relazioni, quelle più quotidiane e abituali, qualche proposito di vita buona, come ama dire il nostro Arcivescovo. Ricordo ad esempio le tre parole chiave che papa Francesco suggeriva, alle famiglie alla fine del primo anno del suo pontificato: permesso, grazie, scusa: "Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede 'permesso', quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire 'grazie', e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere 'scusa', in quella famiglia c'è pace e c'è gioia". Di grazie e di grazia si tratta.
Ricordo con commozione un episodio di qualche anno fa. Mi trovavo al letto di una signora morente, che sentivo profondamente vicino per sensibilità e amicizia. Era una donna forte, intelligente e coraggiosa. È una grazia ricordare gli ultimi istanti della sua vita. Ci guardavamo e io non sapevo che dire. All'improvviso, forse volendo venire incontro alla nostra tristezza, tra la meraviglia di tutti i presenti, trovò il fiato per mettersi a cantare: "volare, oh oh, cantare, oh oh oh oh. Nel blu, dipinto di blu, felice di stare lassù.". Non è forse grazia anche questa? Una grazia che commuove e consola. Che grazia aver conosciuto Elena. Che grazia ricordarla ancora.

Augurio semplice
Vorrei chiudere con un augurio: auguro a tutti la grazia di lasciarsi guardare negli occhi da Gesù. Ricordo che un amico mi aveva donato all'inizio una cartolina che riproduceva un suo acquarello del mosaico del Cristo Pantocrator della Cattedrale di Cefalù. Il mio amico però l'aveva riprodotto accentuando lo sguardo di Gesù. Ed era come se quegli occhi mi fissassero con una tenerezza infinita. Come se quello sguardo mi cadesse dentro, regalandomi grande gioia. Portandosi appresso una carica di misericordia e di perdono. Come mi dicesse: in qualsiasi condizione ti trovi a vivere, in qualsiasi situazione tu ti senta giudicato, non amato, disprezzato o desiderato, cercato o rifiutato, io ti vedo, io ti sento, io ti amo. Intanto lascio che proprio questo accada e si depositi dolcemente dentro di me, senza opporre alcuna resistenza, lasciandoLo semplicemente entrare: "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20).
Perché, fratelli e sorelle, in questo anno che sta per cominciare non permettiamo ancora una volta al Signore Gesù di entrare nella nostra casa, nella nostra vita, lasciando che i suoi occhi ci fissino dentro, mentre con gesto silenzioso ci prende per mano?

 

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