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TESTO La fede è per i più forti, per quelli che sanno confidare nell'impossibile

don Simone Salvadore

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/10/2016)

Vangelo: Lc 18,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,1-8

In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Siamo così abituati a dubitare di tutto e di tutti, fino al punto di non prendere sul serio niente, neanche la nostra stessa vita, nella sua sostanza più vera.

Siamo così abituati a dire talvolta quello che pensiamo degli altri nella maniera più superficiale e irrispettosa, usando lo stile della battuta pseudo scherzosa, per salvarci in corner da eventuali reazioni imprevedibili degli altri, che, ad hoc in tali evenienze, qualifichiamo poi permalosi.
Eppure dentro di noi, c'è la Verità.

Dentro di noi c'è un profondo senso di giustizia che è stato ferito oppure che abbiamo ferito di nostra mano con la nostra ingenuità o con la nostra cattiveria, nascondendo poi la giustizia che abita dentro di noi, nelle segrete della nostra coscienza.

Facciamo fatica a riconoscere il nostro peccato: è più facile guardare a quello degli altri e ad assolverci con commiserazione, perpetuando la nostra tristezza e desolazione.

E così corriamo il rischio di smettere di fidarci degli altri, di accoglierli con benevolenza, perché noi stessi siamo incapaci di ritrovare fiducia nella nostra vita ferita, che reputiamo perduta, irrecuperabile nella sua verginità umana originale.

Abbiamo imparato a vedere la vita con il filtro del bianco e nero, pensando che il nostro destino sia quello di vivere e vedere per sempre le cose, secondo la scala delle "cinquanta sfumature di grigio".

Eppure nella vita può succedere qualcosa capace di scombinare e scardinare il nostro apparente equilibrio corazzato.

Talvolta lo riconosciamo di primo acchito come un pericolo, come un qualcosa di fastidioso, capace solamente di sovvertire un ordine che reputiamo, per partito preso, giusto.

Ma se concediamo tempo alla novità, se abbiamo pazienza che si possa rivelare, lasciando in standby i nostri lapidari e immediati pregiudizi, qualcosa può succedere e può dare inizio ad un radicale e al tempo stesso faticoso cambiamento.

Tante volte può essere un incontro con una persona, altre volte un innamoramento o essere corteggiati o inaspettatamente valorizzati; altre volte ancora ci possiamo trovare coinvolti e prenderci a cuore di una qualsiasi situazione che ci ha toccato nel profondo e che ci ha fatto scoprire di essere vivi e di essere fatti di carne palpitante e non più di sola gelida pietra.

E così ci troviamo di fronte ad un bivio che ci invita nuovamente e primariamente a scommettere su noi stessi, prima che nell'altro.

Ci troviamo nella condizione di sperimentare l'ebbrezza e la vertigine di uscire da noi stessi per confidare e sperare nuovamente.

L'esperienza della fede è proprio questa: decentrarsi da sé stessi e non dipendere più dalla schiavitù dei retaggi del nostro passato, delle nostre abitudini consolidate, per vivere una vita nuova.

Agire con fede ci aiuta a ritornare a farne esperienza, a viverla e a riceverla in dono per una vita rinnovata.

Col tempo poi ci si accorge che quello che abbiamo ricevuto e che siamo stati non era proprio così tutto sbagliato (Mt 13,52 "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche"), che talvolta anche la nostra colpa, è qualificabile come "felice colpa che meritò un così grande Salvatore" (Exultet o Preconio Pasquale).

E quando non ci si rinchiude più in sé stessi, iniziando a respirare l'aria della vita che sta fuori di noi, si ricomincia a sperare e a comprendere quanto tempo e quante opportunità abbiamo perduto.

Inizia così un percorso di valorizzazione di noi stessi, del tempo che viviamo, della bellezza che perennemente ci circonda e che non vogliamo più perderci.
Impariamo ad avere coraggio.

Impariamo ad avere coraggio di rischiare, perseverare, aspettare gli altri.

Impariamo ad avere fiducia nel Signore Gesù che diventa il nostro confidente, il nostro aiuto ("Il mio aiuto viene dal Signore" Sal 120, 2).

Riscopriamo quel tesoro "nascosto" dentro quelle scritture che ci apparivano ermetiche e insignificanti come la nostra vita di prima ("conosci le sacre Scritture fin dall'infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù" 2Tm 3,15).

E impariamo ad amare con una forza che va' oltre le nostre stesse forze, perché viene da Dio.

È così che si riscopre cosa sia davvero la preghiera: stare alla presenza del Signore, con la sua stessa Parola, lasciando che diventi la nostra. È così che la nostra preghiera diventa attenzione, riconoscimento e contemplazione: amore con il suo stesso Amore che abbraccia tutto il nostro vissuto.

Con la stessa insistenza della vedova del Vangelo di oggi, non smettiamo di chiedere quello che è giusto per noi: quello che il Signore Gesù ci fa scoprire e amare come veramente necessario per la nostra salute vera, per la nostra anima.

La giustizia anche se non totalmente compiuta in noi è in atto; è in atto, è in divenire, e il Signore la porterà al suo compimento per mezzo della nostra fede, della nostra collaborazione alla sua opera nel mondo e in noi ("Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?").

 

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