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TESTO Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi

mons. Antonio Riboldi

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/11/2016)

Vangelo: Lc 20,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 20,27-38

In quel tempo, 27si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: 28«Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 29C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32Da ultimo morì anche la donna. 33La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 34Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Forma breve (Lc 20, 27.34-38):

In quel tempo, disse Gesù ad alcuni8 sadducèi, 27i quali dicono che non c’è risurrezione: 34«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Che senso avrebbe, nascendo, sperimentare la vita, se tutto, ma proprio tutto, finisse con la nostra morte? Che senso la bontà, la gioia, le fatiche e le ansie, il nostro ‘affannarci', se poi tutto si rivelasse solo una breve, molto breve, e tante volte infelice esperienza su questa terra?

A queste domande solo Gesù, il Figlio di Dio, ha dato una risposta: è la resurrezione, ossia la certezza che, in virtù della Sua Resurrezione, tutti a suo tempo, risorgeremo.

È una risposta davvero ‘dell'altro mondo', come qualcuno afferma, purtroppo con scetticismo o, come può accadere anche tra di noi, suoi discepoli, avendo una certa resistenza interiore a crederci fino in fondo o una verità a cui forse anche noi pensiamo poco, ma che è il grande valore e senso della vita.

Infatti, se affrontiamo la vita, sicuri che un giorno, con la morte, non solo non finirà, ma finalmente ne conosceremo in pienezza la ragione, entrando nella vita eterna, che sarà veramente la verità del nostro ‘essere venuti al mondo', non possiamo non viverla già ‘qui' con consapevolezza, responsabilità e serietà. Ma chi ci pensa?

Si ha come la sensazione che si viva spesso alla giornata, come se un ‘domani' non esistesse.

Almeno una volta, sinceramente, ce lo siamo chiesto che sarà di noi dopo la morte?

Soprattutto noi cristiani dovremmo possedere la certezza che in virtù della resurrezione di Gesù risorgeremo. Lo professiamo nel ‘Credo nella resurrezione della carne e nella vita eterna'.

È una verità che ha anche un riscontro ‘umano' e possiamo quasi ‘toccare con mano' nelle visite ai nostri morti, al Cimitero: si ha come l'impressione che i nostri defunti possano sentirci e noi dialoghiamo con loro, con sicurezza, così come ogni giorno li pensiamo, continuiamo ad amarli, come facessero ancora parte della nostra vita.

Ma se non ci fosse la certezza e la verità della resurrezione, che senso avrebbe dialogare con loro? Non sono ‘impressioni', ‘sensazioni', ‘fantasie': è la verità! I nostri cari sono vivi.

Questo ci conferma oggi Gesù rispondendo alle stesse nostre domande, che alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la resurrezione, gli posero: ‘Maestro, Mosè ci ha prescritto: se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo dopo avere preso moglie morì, senza figli. Allora la prese il secondo, poi il terzo e così tutti e sette, e morirono senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna, nella resurrezione di chi sarà moglie, poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie?'. Gesù rispose: ‘I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo, non prendono moglie o marito e nemmeno possono più morire, poiché sono simili agli angeli e, essendo figli della resurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato Mosè a proposito del roveto quando chiama il Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono in Lui". (Lc. 20, 27-38)

Il quesito posto a Gesù fila se si ragiona con il metro di questo mondo, ossia quando si inquadra la vita di un uomo come qualcosa che viene solo da questa terra e, quindi, non può avere più senso al di fuori di essa. Questo ragionare mostra tutta la ‘piccolezza' del nostro pensiero, che giunge a porre dei limiti terribili alla nostra stessa vita, privandola del futuro. Ma se così fosse che senso ha il lavoro che facciamo, la politica, la ricerca scientifica, lo sport e tutto ciò che, in sé, non può condurre alla resurrezione, ma dovrebbero essere - per chi ha fede - ‘dei passi' verso il vero senso di un dono grande, immenso, che è la vita? Se riflettiamo in profondità e se viviamo bene, la vita è un forziere di doni e anche di difficoltà, ma non può certamente concludersi con la morte.

La morte, per noi cristiani, è ‘un transito',... e, perché questo ‘passaggio' di chi ci lascia sia un ingresso nella felicità del Paradiso, offriamo tanta, ma tanta preghiera. Quale grande dono è la fede nella resurrezione! Abbiamo mai ringraziato il Padre per questo dono?

Penso che sia davvero necessario che tutti abbiamo consapevolezza, non solo del valore della vita, ma della sua ragione, del modo di ‘usarla', come ‘strumento' per la resurrezione.

Papa Francesco in un'Udienza ci ha ricordato che credere nella resurrezione della carne non cambia solo il momento della nostra morte, ma ci cambia tutta la vita: «Se riuscissimo ad avere più presente questa realtà, saremmo meno affaticati dal quotidiano, meno prigionieri dell'effimero e più disposti a camminare con cuore misericordioso sulla via della salvezza». E alla domanda, che tutti ci poniamo, su cosa significhi resuscitare, ha insistito sul fatto che veramente Dio «restituirà la vita al nostro corpo riunendolo all'anima... I nostri corpi saranno trasfigurati in corpi gloriosi. Questa non è una bugia! Noi crediamo che Gesù è risorto, che Gesù è vivo in questo momento. E se Gesù è vivo, voi pensate che ci lascerà morire e non ci risusciterà? No! Lui ci aspetta, e perché Lui è risorto, la forza della sua risurrezione risusciterà tutti noi». E ha aggiunto: «La trasfigurazione del nostro corpo viene preparata in questa vita dal rapporto con Gesù, nei Sacramenti, specialmente l'Eucaristia. Noi che in questa vita ci siamo nutriti del suo Corpo e del suo Sangue risusciteremo come Lui, con Lui e per mezzo di Lui». E bellezza ultima: «mediante il Battesimo... già partecipiamo alla vita nuova, che è la sua vita.... Abbiamo in noi stessi un seme di risurrezione, quale anticipo della risurrezione piena che riceveremo in eredità... Il corpo di ciascuno di noi è risonanza di eternità, quindi va sempre rispettato». Queste considerazioni ci richiamano alla responsabilità, ma insieme ci danno speranza: «Siamo in cammino verso la risurrezione. Vedere Gesù, incontrare Gesù: questa è la nostra gioia! Saremo tutti insieme - non qui in piazza, da un'altra parte - ma gioiosi con Gesù. Questo è il nostro destino!».

Sia questa la fede viva e vissuta che dà sapore alla nostra vita.

 

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