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TESTO Commento su Fil 3, 7-8

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Giovedì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (03/11/2016)

Brano biblico: Fil 3,3-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Circonciso all'età di otto giorni, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dalla Legge, irreprensibile. Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore».
Fil 3, 7-8.

Come vivere questa Parola?
Mi soffermo a commentare brevemente la bellissima testimonianza autobiografica di S. Paolo su Cristo contenuta nella prima lettura di oggi tratta dalla lettera ai Filippesi. Essa proviene da uno che poteva esibire un curricolo di tutto rispetto ai suoi denigratori: della stirpe d'Israele, ebreo figlio di ebrei, convinto osservante della Legge ebraica e zelante persecutore della Chiesa! Paolo avrebbe potuto trarre grandi vantaggi per la sua posizione nell'ebraismo. Egli invece ha reputato questi vantaggi come una «perdita» a confronto della ‘novità' apportata da Cristo. Non solo. In confronto di Gesù di Nazaret, non soltanto i privilegi razziali e religiosi, ma anche qualsiasi altro vantaggio umano Paolo ha reputato un nulla. Anzi, dirà alla fine del v. 8 (non riportato), lo ha ritenuto una «spazzatura» (sky̔bala) roba da buttare tra i rifiuti! L'unico valore che conta veramente per Paolo è Cristo: tutto ciò che non è Lui è da gettare via.
Cristo però non è mai per lui una mera astrazione teologica, ma una persona viva, che si comunica a lui per trasformarlo interiormente e partecipargli la sua stessa vita. Si tratta di una vera fusione e simbiosi: «e non vivo più io, ma vive Cristo in me» (Gal 2,20). Da notare anche la commozione con cui l'Apostolo chiama Cristo: "mio Signore": egli ha ora con Lui un rapporto intimo e personale, amorevolmente espresso dall'aggettivo possessivo. Egli è ormai perduto in Cristo, in "un immenso mare di amore, di vita, di luce" (S. Cipriani). Tutto il resto non conta più nulla!

La voce di un grande innamorato di Cristo e Vescovo di Milano
«Cristo è tutto per noi.
Se vuoi curare una ferita, egli è medico.
Se sei riarso dalla febbre, è fontana.
Se sei oppresso dall'iniquità, è giustizia.
Se hai bisogno di aiuto, è forza.
Se temi la morte, è vita.
Se desideri il cielo, è via.
Se fuggi le tenebre, è luce.
Se cerchi cibo, è alimento».
S. Ambrogio, La verginità 16, 99

Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it

 

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