TESTO Commento su Lc 19, 5-6; 9-10
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XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/10/2016)
Vangelo: Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
«Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. [...] Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto"».
Lc 19, 5-6; 9-10
Come vivere questa Parola?
Prima di entrare nella meditazione del testo lucano, diamo uno sguardo veloce alla figura di Zaccheo. È un personaggio ‘minore' - se così possiamo dire - del Vangelo. Non è un apostolo e non fa parte nemmeno del gruppo dei discepoli del Signore. È un pubblicano e peccatore, che appare e scompare nel giro di pochi versetti. Eppure rimane di lui un'immagine viva ed inedita, che raccoglie le simpatie di tutti i lettori. Piace molto ai ragazzi per la sua aria sbarazzina di monello che s'arrampica sull'albero a sbirciare senza essere visto, piace anche per la sua determinatezza e per il suo coraggio eroico. Ha un fisico piccolo, eppure è di grande statura morale, perché dimostra all'uomo di tutti i tempi la possibilità di cambiare vita. Zaccheo, un piccolo grande uomo nuovo, che non si può dimenticare più e che diviene il nostro modello per andare all'incontro con Gesù di Nazaret. Esso avviene in due modi. Prima con lo sguardo e poi con la Parola.
- «Gesù alzò lo sguardo (a Zaccheo)». Lo sguardo divino di Gesù è il primo elemento di comunicazione usato per Zaccheo. Gesù ha guardato al pubblicano con occhi divini e penetranti, come solo Lui sapeva fare. Quello sguardo profondo, luminoso, dolce e forte alla stesso tempo, lo ha penetrato fino fondo dell'anima e lo ha scosso intimamente.
- «Gesù gli disse: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». La prima parola di Gesù è "Zaccheo", il nome proprio, quello che indica la persona e la contraddistingue da un'altra. Zaccheo si sente guardato e chiamato per nome, conosciuto personalmente nella sua identità più vera e profonda. Tutti gli altri lo avevano segnato a dito con un'etichetta: egli era per loro solo e sempre l'arcipubblicano, "quello là". Chiamato per nome, Zaccheo è posto nella condizione di rispondere, di entrare in dialogo con Gesù, da persona a persona.
Zaccheo ha aperto finalmente gli occhi e fa quell'esperienza, che, secondo il messaggio di Gesù, può unicamente salvare un ricco: vedere nei propri beni uno strumento di condivisione e di fraternità. Ora Zaccheo è "pieno di gioia" (v. 6) e testimonia l'avvenuta conversione presentandosi come uno che ama, perché pensa agli altri, rompendo così il circuito dell'egoismo, nel quale egli aveva vissuto fino ad allora. Non è semplice giustizia, restituzione dei beni rubati, ma è l'inizio d'una vita nuova. Questa è la "salvezza venuta nella sua casa" e dalla quale scaturisce la vera comunione. La conversione s'esprime, dunque, alla fine, per Zaccheo, nel dare, nel condividere, perché è stato troppo grande quello che ha ricevuto.
La voce del grande Vescovo di Milano
«Zaccheo sta sul sicomoro: è un nuovo frutto della stagione nuova».
Ambrogio di Milano (Expositio evangelii in Lucam VIII, 90).
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it